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La teoria del Sofista. 69

desiderata, ma non s’era potuta raggiungere. Esse non sono più entità separate o isolate, ma costituiscono un tutto organico e coordinato; e ora non solo sappiamo che esiste questo tutto, ma ne conosciamo anche nelle linee generali la struttura. Come Platone dimostra che nell’Essere si assommano e si conciliano tanto il moto quanto la quiete, così si potrà dire anche degli altri contrari: l’Essere così per il nostro filosofo, non che sia l’idea più vuota, è anzi la più piena; solo la si va vuotando provvisoriamente di determinazione in determinazione: omnis determinatio est negatio, diceva lo Spinoza; e così l’Essere di volta in volta non è ciò che viene escluso dalla definizione. Essere e Non essere insomma sono due concetti che si integrano e perciò si equivalgono: che se dal punto di vista del primo si può conchiudere che l’Essere è il Non essere; dal punto di vista del secondo si può con pari ragione affermare che ogni Non essere è Essere: omnis negatio est determinatio. Per tal modo, la somma del Non essere comprendendo tutte le determinazioni possibili, esso torna eguale all’Essere: soltanto l’Essere è la sintesi, il Non essere è l’analisi; l’Essere è l’uno, il Non essere è il più; l’Essere è il germe, il Non essere è il mondo. Per dirla col Campbell1, “quando l’Essere è riconosciuto come l’oggetto complesso delle determinazioni del pensiero, il Non essere diventa il lato o l’aspetto negativo di queste determinazioni, ed e perciò una parte dell’Essere„. In altre parole, se è vero che logicamente e astrattamente l’Essere puro può parerci



    l’embrione, della teoria del Sofista. Che poi il fondamento pratico della dialettica anche per Socrate stesse nel distinguere secondo specie (διαλέγειν κατὰ γένη), ce lo attesta anche Senofonte, Mem. IV, 5, 11-12. Cfr. Zuccante, Socrate, pp. 189-91. È del resto anche questo un fatto umano praticato prima che conosciuto: la teoria comincia soltanto con Platone. Cfr. Grote, Plato ecc. II2 pp. 402-3.

  1. O. c. Introd. to the Sophist, p. lxxx.