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24 IL VENDEMMIATORE

LXIII.


    E se di sete avvien, ch’io m’arda e strugga
Per soverchio sudor che dal corpo esca,
Non vi credete ch’al buon vin rifugga,
500O mi tuffi nell’acqua pura e fresca;
Solo un ciriegio che premendo io sugga,
O un pomo, all’opra ratto mi rinfresca;
Addolcisce la sete e non l’ammorza,
504E i miglior membri m’erge e mi rinforza.

LXIV.


    Vedo apparir sopra un destrier feroce
Un cavalier ben grande e ben possente,
Or che ’l mondo stà in pace, e l’aria coce,
508Tutto di ferro e d’or, grave e lucente;
S’io fossi scarso a lui della mia voce,
Sarei rustico troppo e sconoscente.
Dite, signor, poiché n’andate adorno,
512Qual più vi preme il capo, o l’elmo, o ’l corno?

LXV.


    Rispondete, vi prego, o cavaliero,
Non siate sì villan; deh rispondete.
Le corna, ond’è composto il bel cimiero,
516Dite, è lavor di monaco, o di prete?
Al mio parer voi sete un gran guerriero,
Quando col capo e con le man valete:
Chi sia che innanzi a voi vinto non cada,
520Avendo in fronte il corno, in man la spada?