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Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 01 - 1º gennaio 1910.pdf/5

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IL BUON CUORE 5


suffragio. Gli Angeli dell’innocenza cantavano sulla terra; gli Angeli della gloria sembrava rispondessero dal Cielo.

Alla stazione funebre di porta Romana, dove il feretro sostò prima di essere trasportato al Cimitero monumentale, fra il silenzio e il compianto dei numerosi astanti, che formavano il corteo, numerosi malgrado il tempo perverso, mons. Luigi Vitali disse le seguenti brevi parole, precedute da un breve canto funebre delle orfanelle dell’Ospizio Guanella.

«A nome e in rappresentanza dell’on. Consiglio degli Asili Infantili Urbani, rivolgo una parola di saluto e di compianto alla nobile signora Clara Maggi Anelli, la cui salma, per essere portata all’estrema dimora, ci sta dinnanzi. È ufficio caro e doloroso a un tempo. Caro, perchè il molto bene fatto dalla egregia signora rende caro il suo ricordo; doloroso perchè è sempre grave sacrificio al cuore il dare addio a chi prende il cammino, che non ha più ritorno.

«E questo dolore è tanto più grave per la ragione dei contrasti. Otto giorni sono, tutti dovevano unirsi a festeggiare la nobile signora Clara Maggi Anelli, pel quarantesimo anniversario di sua direzione dell’Asilo Infantile Giuseppe Sacchi. Oggi siamo qui intorno alla sua bara: invece del panegirico l’orazione funebre!

«L’oggetto è però lo stesso: ciò che avrebbe formato argomento di lode lo è pure del ricordo funebre, il bene cioè che la nobile signora Clara Maggi ha fatto.

«E quanto è grande questo bene! Sono ben poche fra le direttrici e le visitatrici degli Asili quelle che possono presentare un esercizio cosi lungo di generosa e costante prestazione.

«Una circostanza speciale caratterizza l’Asilo Infantile Giuseppe Sacchi, il numero grande di visitatrici: non so se altro Asilo in Milano ne conti altrettante. Ciò torna di un elogio ben grande alla persona e alla virtù della nobile signora Clara Maggi Anelli: questo accorrere, questo mantenersi unite di tante persone, è evidente prova del tatto intelligente, della cortesia e della dignità di modi della egregia direttrice: a tutti tornava onorato e caro lo star con lei. Il più bel elogio che noi possiamo fare di lei è che chi le succederà l’imiti.

«Tutto è finito? Ecco una consolazione che ci serba la religione che noi abbiamo nel cuore, e che noi vorremmo fosse nel cuor di tutti. È finito il ringraziamento degli uomini, rimane il premio di Dio, premio di Cristo. È un premio ben grande. Cristo aveva una predilezione pei bambini; li chiamava a sè dintorno, e diceva che il bene fatto ad essi lo riteneva come fatto a sè. Qual premio riserberà Cristo a chi ebbe dei bambini tanta predilezione, a chi tanto si prodigò per essi?

«Io taccio; l’uomo si ritira; si avanza Dio!»



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Omaggio a Celestina Griseri

Pioveva a dirotto; eppure nella tranquilla via Manin si notava un insolito movimento, e all’ingresso della scuola superiore femminile, che porta degnamente il nome di Alessandro Manzoni, alcune guardie municipali regolavano il movimento delle carrozze e alcuni valletti in divisa di gala davano intonazione solenne ad una cerimonia commovente che si andava a compiere coll’intervento del sindaco, comm. avv. Bassano Gabba, e degli assessori prof. Scherillo e avv. Mojana.

Trattavasi di un omaggio a Celestina Griseri, la quale, dopo 48 anni di alto ed illuminato magistero nel campo elevato dell’istruzione, dopo aver veduto nascere e crescere e splendidamente svilupparsi la sua prediletta scuola manzoniana, prendeva commiato per concedersi un ben meritato riposo sotto il ridente cielo di Napoli, accanto a venerata sorella.

Il salone era gremito dalle allieve, dalle ex allieve divenute spose e madri, nonchè da distinte ammiratrici e da distinti ammiratori della Direttrice superiore ad ogni elogio.

L’espressione della numerosa accolta era malinconica, perchè tutti, ma specialmente le allieve e le loro mamme, deploravano l’imminente distacco e vedevano con vero dolore avvicinarsi il momento dell’emozionante commiato.

Il tavolo presidenziale era coperto e circondato di fiori; le autorità erano al loro posto, e si attendeva la pia e distinta Signora, non senza timore ch’ella — schiva sempre d’ogni onoranza e assai affievolita dal lungo soffrire — non volesse o non potesse presentarsi.

Anche per tale penosa incertezza, fu buono il pensiero di anteporre alla cerimonia doverosa e commovente una commemorazione patriottica intorno al cinquantenario del Risorgimento nazionale.

Oratore ufficiale fu il prof. Vicenzi, ispettore del castello Sforzesco e insegnante nella scuola manzoniana. Egli con belle frasi sintetiche, con lucidezza di pensiero e colla vigoria di una profonda convinzione, passò in rapida rassegna i principali avvenimenti dell’epoca gloriosa, lumeggiando specialmente tre grandi fattori dell’Italia: Vittorio Emanuele, Cavour, la cui figura fu splendidamente resa, e Garibaldi.

Quantunque l’uditorio fosse distratto, preoccupato per l’attesa, si può asserire che il prof. Vicenzi riuscì a vivamente interessare con una esposizione efficacissima di fatti vecchi in forma nuova.

Un applauso prolungato salutò l’oratore, il quale lasciò il posto libero per la tanto attesa signora Griseri.

Ecco che l’aspettativa generale è dolcemente coronata. Accompagnata affettuosamente dalla marchesa Remigia Ponti, la signora Griseri si presenta con espressione indicibile, mentre sugli occhi delle allieve e delle signore spuntano lacrime eloquenti più d’ogni parola.

Prende la parola per tutti l’egregio prof. cav. Giannantonio Venturi, il quale, con bellissimo accento e con forma smagliante, mette in vivida luce i meriti della