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IL BUON CUORE 11


Religione


Domenica prima dopo l’Epifania


Testo del Vangelo.

E quando Egli fu arrivato all’età di dodici anni, essendo essi andati a Gerusalemme, secondo il solito di quella solennità, allorchè passati quei giorni, se ne ritornarono, rimase il fanciullo Gesù in Gerusalemme, e non se ne accorsero i suoi genitori. E pensandosi, che Egli fosse coi compagni, camminarono una giornata, e lo andavano cercando tra i parenti e conoscenti. Nè avendolo trovato, tornarono a Gerusalemme a ricercarlo. E avvenne che dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, che sedeva in mezzo ai dottori, e gli ascoltava e gl’interrogava. E tutti quei che l’udivano, restavano attoniti della sua sapienza e delle sue risposte. E vedendolo (i genitori) ne fecero le meraviglie. E la madre sua gli disse: Figlio, perchè ci hai tu fatto questo? Ecco che il padre ed io addolorati andavamo di te in cerca. Ed Egli disse loro: Perché mi cercavate voi? Non sapevate, come nelle cose spettanti al Padre mio devo occuparmi?. Ed eglino non compresero quel che Egli aveva lor detto. E se ne andò con essi, e fe’ ritorno a Nazareth, ed era ad essi soggetto. E la Madre sua di tutte queste cose faceva conserva in cuor suo. E Gesù avanzava in sapienza, in età e in grazia appresso a Dio e appresso gli uomini.

S. LUCA, Cap. II, 2.


Pensieri.

Il Vangelo d’oggi ci ricorda una data memoranda nella vita di Gesù: la disputa di Lui dodicenne con i dottori nel tempio e la manifestazione della sua vocazione.

Che cosa è la vocazione?

Attitudine, disposizione... sì, ma non appena questo. Vocazione artistica, scientifica non è appena l’inclinazione alla scienza, all’arte, ma il sentire l’attrattiva, il fascino del divino che è nella scienza e nell’arte. E vocazione religiosa è il sentire l’attrattiva, il fascino della realtà trascendente, di Dio.

Si può chiedere: son necessarie sì grandi vocazioni, i geni?

Osserviamo: tutti sentiamo il bello della poesia senza esser poeti, dato tutto alla poesia, perchè tenga accesa in noi la fiamma dell’amore per il bello.

E così per l’arte, così per la scienza. Così anche per la religiosità. Perchè sia vivo in noi il sentimento della religiosità è necessario il genio religioso, il sacerdote, l’uomo che ha rinunziato a tutto per darsi interamente alle cose interiori che, per ufficio, comunica agli uomini i beni di cui egli è ricolmo. Benedetti i veri sacerdoti che sanno, della loro pienezza, alimentare le anime; beate le anime cui è stato dato trovare un vero sacerdote di Dio!

Maria dice a Gesù: Tuo padre ed io, da tre giorni, ti cercavamo in ansia: perchè ci hai fatto questo? E
Gesù proclama suo diritto l’adempimento di un dovere, quello di seguire la sua vocazione: Non sapevate che devo essere anzi tutto per le cose spettanti al Padre mio?

Gesù proclama un dovere: ogni diritto che è un dovere deve essere rispettato. Si può rinunziare a un diritto il quale non abbia di mira che il nostro benessere; non vi si può rinunziare se a questo diritto è collegata la nostra perfezione morale. E il cristiano non conosce diritti che non siano doveri!

Meditiamo bene ciò; vediamo quante volte è necessario si sappia cedere, sacrificarsi, ma come, a volte, si debba opporre forte ripulsa a ogni attrattiva, a ogni lusinga per non venir meno al dovere.

Dice il Vangelo che i genitori di Gesù non compresero le sue parole. Come? Certo non si vuol dire che non ne intesero il significato così facile e intelligibile.

Badiamo: ogni vocazione è incomprensibile per chi non risente il fascino che la fa sorgere.

Gli entusiasmi di uno scienziato, d’un artista son giudicati esagerazioni, stranezze da chi non prova nè divide l’ideale loro.

Ogni vocazione è una genialità e non s’ha senza un certo eccitamento, incomprensibile a chi non possiede quel genio.

Ogni grande artista è giudicato strano. Così del genio della religiosità: chi non lo conosce giudica pazzo chi lo sente. E i primi a non capire il genio religioso sono i parenti, i domestici stessi dell’uomo religioso: sono essi che lo contradicono e lo giudicano più severamente. Il loro amore gli vorrebbe preparare la vita migliore..., ma la migliore secondo il loro modo di vedere: è penoso, ma è così. Dai parenti stessi l’uomo religioso è tacciato d’essere strano, originale, abitatore delle nuvole. Fu così anche di Gesù: ricordiamo le parole di Marco (III, 21) «Or i suoi avendo saputo tali cose, andarono per pigliarlo; perchè dicevano: è fuor di senno».

Pensiamo alla pena di Gesù quando anche noi non siamo compresi, conosciuti, quando l’ideale che brilla all’anima nostra è chiamato follia o peggio....

Uniamoci a Lui e, nel suo spirito, continuiamo il nostro cammino.... Con l’incomprensione verrà la diffidenza, verrà l’ostilità, verrà anche la persecuzione.... Pur Gesù fu perseguitato fino alla morte. Seguiamo il Maestro al Calvario, moriamo con Lui, fidenti nella risurrezione....

E Gesù tornò con Maria e con Giuseppe e cresceva in età è in sapienza presso Dio e presso gli uomini.

Non basta avere il genio della scienza, dell’arte, della religiosità: bisogna coltivarlo, educarlo. Non curato il genio fuorvia. Nessun poeta, nessun artista si è fatto grande senza educarsi sui classici, nelle opere dei maestri sommi.

Anche Gesù si educò fino ai trent’anni, comunicando con i profeti, con il Padre suo... e il frutto di questo periodo di raccoglimento, di preghiera, di lavoro fu la sua produzione, il Vangelo. Questo bisogno di preparazione Gesù addita anche a noi.