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44 IL BUON CUORE


fiducia di vicino trionfo. Le nuove condizioni fatte alla Chiesa di una libertà tutta spirituale, il ravvicinamento del Clero alla gran massa del popolo, che rappresenta la parte più viva e numerosa della società, la corrispondenza larga, spontanea di questo popolo, che, avvicinandosi alla Chiesa sente che non deve più rinunciare a nessuno dei sentimenti ai quali più vivamente tiene, i sentimenti della libertà e dell’unità del paese, quel sentire dal pulpito ripetere con accento convinto, che non ammette sottintesi e secondi fini, patria e religione, fa all’anima un gran bene.

In modo così esplicito e assoluto è un programma nuovo: per noi si è sempre presentato come il programma divino; e come tale, accettato e realizzato in modo sincero, prepara al paese giorni ben migliori dei passati.

La religione tornata popolare e patriotica, farà che la patria ritorni religiosa.

All’ingresso del nuovo Proposto di Alzate


30 GENNAIO 1910


....e partimmo da Milano con un tempo sempre imbronciato, ma già promettente. Infatti, come ci affacciammo, dopo Arosio, all’incantevole vallata del Lambro, e l’occhio trepidante esplorava lontano nel cupo cielo, ecco attenuarsi, rompersi le nubi lasciando scoprire squarci di azzurro; il sole prese a svolgersi libero. Discesi a Lambrugo un corteo di carrozze, di cui la più signorile è mandata dal Sindaco d’Alzate, venuto ad incontrare il nuovo Proposto egli stesso ci accoglie, e smaniosi si corre, si vola in mezzo alla deserta squallida campagna, tutta biancheggiante di neve, e silenziosa e solenne. Si svolta per Fabbrica, rasentando la Villa S. Giuseppe, che si erge in sua lenta mole su un colle, tutta chiusa, rigida, e cinta da un silenzio di morte; ben strano contrasto coll’animazione festosa dei mesi estivi, quando l’Istituto Villoresi vi passa le vacanze autunnali.

A Fabbrica, i primi segni di esseri viventi; la gente si è riversata tutta alle porte delle case per vedere; sorride, saluta riverente. Ma qui cerco invano la caratteristica figura di don Giosuè che ero solito trovare in questo caro ambiente figura principale, vita del suo villaggio, gradito come un raggio di sole animatore. Ahimè, laggiù nel basso cimitero, tutto nereggiante fra cipressi, da quasi tre anni riposa il sonno del giusto; e rasentando quel modesto camposanto, un impeto di lacrime irresistibile mi prende alla gola.

E avanti, colla morte nel cuore per la scena mesta che mi circonda, e i tristi pensieri che mi salgono al cervello rivedendo, dopo tanto tempo, questi luoghi pittoreschi e tanto amati, pur andando incontro ad una festa, pur sedendo al fianco del novello Prevosto che veggo raggiante, impaziente di trovarsi fra le braccia dei nuovi figli, lui il padre ansiosamente aspettato, lui lo sposo, ma io soltanto l’amico, un pezzo decorativo....

Giunti all’ingresso di Alzate, alla Cappella gentilizia Realini, una fiumana di gente ci attende in fremito di gioia, luminosa di felicità, ed esplode un’ovazione
formidabile di saluto, di benvenuto, alle prime battute della banda.

E qui, un primo complimento di bambina bianco vestita.

Si ordina il corteo che attraversa il borgo tutto pavesato di sandaline e orifiammi tra due ale di popolo festante, che commenta, che tradisce l’ottima impressione ricevuta alla vista nel nuovo Prevosto, il quale a dir vero, è un bel pezzo d’uomo che appaga. Ma avanti in un’atmosfera di schietta festosità e carezzata dai timidi raggi del sole ormai sprigionatosi e fatto sovrano della festa. All’entrata della magnifica chiesa altri complimenti di bimbe, lettura di Decreto dell’Autorità ecclesiastica; poi entrati, il nuovo Proposto prende possesso canonico della sua Cura, quindi Messa accompagnata da ben eseguita musica, e discorso d’occasione. Il popolo l’aspettava con ansia, e ne fu contento; perchè dopo d’essersi fatto conoscere al suo Pastore e nelle varie referenze a lui giunte da cento parti, e nella dimostrazione entusiastica dell’ingresso, voleva bene conoscere alla sua volta cosa valeva il nuovo Prevosto. E l’impressione riportata fu felicissima; bell’uomo, maestà di portamento, magnifica voce, e prontezza di parola; circostanza quest’ultima che a don Giovanni Bosetti dava un incalcolabile vantaggio sul suo antecessore, di nessuna comunicativa, pur avendo un talento straordinario e un tesoro di cognizioni. Ma il Proposto Bellini vivrà nel cuore della popolazione di Alzate, specialmente per l’esimia sua pietà, e per l’austerità d’antico asceta che nolente, questa volta, irradiava intorno a sè e tradiva in cento modi.

Un pranzo luculliano (ahi povero Sinodo!); e ancora bambine a recitar complimenti; il Parroco di Alserio lesse un suo lavoro vernacolo, il Proposto di S. Calimero di Milano rievocò una pagina dolorosa del nuovo Pastore che credette arra sicura del felice avvenire del ministero sacro che inaugurava ad Alzate. Finalmente io lessi quanto segue:

«Rappresentante e interprete del Capitolo di S. Ambrogio — di più — casuale sostituto del compianto monsignor Comi che, con infinito piacere, sarebbe venuto ad accompagnare alla sede destinatagli, un suo Canonico, se la morte non lo avesse prevenuto, troppo tardi — per declinarlo in tempo — mi scopro impari a tanto ufficio. Ci voleva ben altro per stare all’altezza d’un tal compito in tanta circostanza, per figurar bene tra tante cospicue persone che festeggiano e ricolmano dei più bei voti il neo-Prevosto di Alzate.

Pure confido che l’animo bono del novello Pastore, e l’antica amicizia che mi lega a lui, e la gentile condiscendenza dei commensali daranno un facile passaporto alle parole che sono per dire:

E anzitutto il Capitolo di S. Ambrogio, per mezzo mio, rinnova al Festeggiato l’espressione di immenso compiacimento che dal suo seno fu tolto il Pastore della Propositurale di Alzate. Tanto più lusingato dell’onore che da tal nomina riverbera su di esso, in quanto il Concorso per Alzate ha una storia affatto singolare; in quanto è nota la lista gloriosa dei Proposti che precedettero don Giovanni Bosetti, ultimi il Proposto Stau-