Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 07 - 12 febbraio 1910.pdf/3

Da Wikisource.

IL BUON CUORE 51


neva, comprendeva pure che il progresso non era ristretto alle materie scientifiche, ma doveva avere e aveva infatti il suo riflesso anche nella vita esterna, pratica, sociale, economica: il dogma, la morale, l’autorità sempre i medesimi, immutabili: la Chiesa quanto a suoi principi sempre la medesima quando esce dal Cenacolo, quando lotta cogli Imperatori romani e scorre a fiotti il sangue cristiano, quando debella le eresie, quando resiste ai potenti dell’Evo Medio e del Moderno: ma la Chiesa fondata da Gesù per gli uomini e tra gli uomini, non per opportunismo, ma per la sua stessa natura, si adatta alle esigenze della società nella quale vive e compie la sua divina missione. Noi già udimmo il Riboldi, nelle sue Conferenze, dire ai giovani: Del popolo si servono i tristi, del popolo usiamo ancor noi». ― (Pag. 23-24).

Riscontrando l’applicazione di questo principio nella vita e nell’opera di don Bosco, mons. Cazzani continuò: Egli volse le sue sollecitudini a tre cose: la scuola, il lavoro e la stampa.

Alla scuola: con istituti, pubblicazioni; con l’opera e con gli scritti; con la scuola perennata ne’ discepoli; egli prende posto fra i campioni della riforma pedagogica, insieme a illustri pedagogisti oggi troppo dimenticati, il Tommaseo, il Cantù, il Tarra. Al lavoro: colla formazione degli artieri in scuole professionali, con colonie agricole. Dapertutto, si può dire, si incontrano monumenti di lavoro e di arte usciti dalle case salesiane. Alla stampa: coll’erezione di tipografie moltiplicatesi innumerevolmente che lanciano nel mondo milioni di copie di libri sani moralmente ed intellettualmente e che diffondono larga messe di periodici.

La Chiesa ha fatto il suo tempo, non può adattarsi alla società moderna! Nella Chiesa c’è una potenza inesauribile di continue trasformazioni, la Chiesa è riformatrice per essenza. Renovabitnr sicut aquila juventus tua.

Don Bosco fu un riformatore: un grande riformatore e trasformatore, ma cattolico profondamente cattolico, cui le contrarietà inevitabili a quanti anelano al miglioramento profondo della società porsero l’occasione di affinare la propria virtù e provare, nel crogiolo dei contrasti, la rettitudine dei propositi e la santità della vita. Vi ha la prova del fuoco anche nella Chiesa: essa sceme i veri riformatori dai falsi: quelli confermandosi, umili, nella fede, questi ribellandosi.

Monsignor Cazzani prosegue con un felicissimo parallelo fra don Bosco e San Francesco d’Assisi.

San Francesco fondò il suo ordine, con tre gradi. Primo ordine, l’ordine dei frati minori; secondo ordine, quello delle donne con Santa Chiara; terzo ordine, coll’ordine Terziario, nel quale sono chiamati a entrare e possono entrare persone di tutte le classi.

Così pure ha fatto don Bosco. Il primo ordine è quello dei Salesiani, sacerdoti e laici; il secondo ordine è quello delle Suore di Maria Ausiliatrice; il terzo ordine è quello dei Cooperatori.

Don Bosco è il S. Francesco di Assisi dell’epoca moderna, con forme nuove, ma collo stesso spirito, e
cogli stessi mirabili effetti di penetrazione e di trasformazione sociale, non solo in Italia, ma in tutte le parti del mondo. Quanti giovani ricevono ora l’istruzione e l’educazione dalle opere di don Bosco? Più di trecentomila!

Monsignor Cazzani conchiuse:

Si stampino nella mente e nel cuore di tutti, le parole che furono il testamento del grande educatore ed amico del popolo: Amate i vostri nemici pur rilevandone e combattendone le false dottrine — cercate il regno di Dio — sopportatevi a vicenda (e qui, un accenno allo spettacolo doloroso di discordia che da certuni fra i cattolici italiani si dà agli avversari) — porgete esempio di buone opere nella vita famigliare e nella vita sociale — e conclude con fervidi ringraziamenti ed auguri ai cattolici milanesi per la generosità ammiranda spiegata a favore delle opere salesiane. Ma la città cresce e si allarga continuamente: avanti, avanti! si accresca, si allarghi, si intensifichi l’opera caritatevole dei buoni, la generosità dei cristiani. Don Bosco benedice; e l’azione sua provvidenziale salvi Milano e con Milano l’Italia!

Una grande lezione di importanza sociale esce da questo discorso. Forma ora la seria e universale preoccupazione degli studiosi di scienze sociali e degli uomini di governo il crescere spaventoso della delinquenza dei minorenni. Questo quesito ha vivamente preoccupato anche don Bosco. Come lo ha affrontato, come lo ha sciolto? Coll’insegnamento e colla pratica del principio religioso. Educate cristianamente il giovane, e il giovane sarà morale, il giovane avrà la forza non solo di resistere al male, ma di slanciarsi coraggioso nelle vie del bene, della virtù, del sacrificio eroico per sè e per gli altri. E ciò con effetto immediato, fulmineo, universale.

Onorevole Orlando, volete diminuire la delinquenza dei minorenni? Don Bosco ve ne presenta il mezzo. È precisamente quello che voi non avete apprezzato, che voi avete negato, nel vostro discorso del sei corrente.


PENSIONE FAMIGLIA PER IMPIEGATE



Somma retro L. 3279 —

Signor Ercole Mattei Del Moro |||
   » 10 —
Signora Elvira Gasperi Evangelisti |||
   » 5 —
Signor Evandro Alcisi |||
   » 10 —
» Eisenschitz Carlo |||
   » 10 —
» Evangelisti Francesco |||
   » 5 —
Marchesa Visconti Sanseverino |||
   » 50 —
Rev. Don Giuseppe Oliva |||
   » 5 —
Signora Giulia Rebuschini Tara |||
   » 10 —
» Matilde Caglio Carones |||
   » 15 —
Signorina prof. Lucia Gugenheims |||
   » 5 —
Contessa Luigia Cicogna Della Somiglia |||
   » 10 —
Ing. Baldassare Nicorini |||
   » 30 —
Donna Carla Celesia di Vogliasco |||
   » 10 —


(Continua) Totale L. 3454 —