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Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 07 - 12 febbraio 1910.pdf/7

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IL BUON CUORE 55


Ruggero Bonghi e la Religione

IN UNA PUBBLICAZIONE RECENTE1

«Egli era in sostanza assai meno scettico di quanto si volesse dipingerlo. Come in generale tutti gli spiriti superiori, nonostante il suo temperamento critico avrebbe dovuto far di lui un incredulo, egli subiva e non malvolentieri il fascino, il prestigio, per lo meno, del grande edifizio religioso. Oltre a un sentimento più profondo e più intimo, un vincolo intellettuale avvincevalo, come artista, al cattolicismo: la gratitudine per tutti i capolavori dei quali in grazia sua il mondo si è arricchito. — Io vi domando — diceva, egli una volta al Manzoni, discutendo seco di un libro uscito in quei giorni in Francia, nel quale sostenevasi che l’arte avrebbe finito per prendere il posto della religione — io vi domando in qual modo, senza la religione, noi avremmo potuto avere le tele sublimi come la Comunione di S. Gerolamo, le Nozze di S. Caterina, e la Trasfigurazione. Non capite che la religione è il plasma senza cui l’arte è incapace di crear nulla?»

Ma perché non lo si scambiasse per uno di quei mistici esteti i quali sentono la religione solo perchè sentono l’arte, in altra volta, in una delle sale del Vaticano, soggiunse a complemento del proprio pensiero: «L’Arte ha operato, è vero, i più grandi miracoli di virtù confortatrice e di educatrice esaltazione dell’anima popolare; ma perchè le cose che essa diceva al popolo, le fantasie e le immagini che essa suscitava, trovavano nella intimità della costui vita spirituale una corrispondente disposizione a credere nella realtà di un’ideale superiore, nella esistenza di un universo più perfetto, del quale il canto del poeta era appunto come un’eco lontana». E come per lui la religione era sopratutto un edificio di morale, concludeva: «L’arte è per me la visione del vero, attraverso il prisma non soltanto del Bello, ma altresì e sopratutto del Buono».

MANO DI BIMBO



Mano di bimbo, morbida manina
su la candida coltre abbandonata,
mentre il primo chiaror de la mattina
colora la casuccia addormentata,
mano di bimbo, morbida manina


lieve così, come toccasse un giglio,
la mia carezza, il mio bacio ti sfiora,
e mi trema una lacrima sul ciglio,
una lacrima buona che t’irrora
lieve così, come toccasse un giglio.


Per la tristezza che sul cuor mi pesa,
fu insonne a me la notte! Ad una ad una
sentii dall’orologio della chiesa
giunger l’ore e vanir ne l’aura bruna,
per la tristezza che sul cuor mi pesa!


Ne l’ore mie più squallide, più sole,
quante volte bastò la tua carezza,
piccola mano, a ridonarmi il sole!
Tu se’ il candor, la speme e la dolcezza
ne l’ore mie più. squallide, più sole!


Che buone cose ti sussurro, e quante
soavi cose penso, mentre tu
posi, e l’alba, un’estiva alba raggiante,
la terra e il ciel saluta di lassù!
Che buone cose ti sussurro, e quante!


Or tu non sai, minuscola manina,
che gesti di carezza; le vivaci
movenze tue di grazia biricchina,
ti fan spesso coprir d’ardenti baci:
or tu non sai, minuscola manina.


Nell’età in cui la vita è una tenzone,
nell’età del vigore e dei perigli,
quale, qual mai sarà la tua missione?
Donde verranno a te moti e consigli,
nell’età in cui la vita è una tenzone?


Indurerai nelle animose gare
delle ruvide, oneste opre servili,
ne l’opificio, entro la terra, o in mare?
Onorerai le belle arti gentili,
indurerai nelle animose gare?


Qual genio mai ti moverà, qual forza?
Servirai tu l’Altare o la bandiera?
Saprai tu il gesto pio che l’ire ammorza,
il cenno ardito che a le turbe impera?
Qual genio mai ti moverà, qual forza?


Pur che d’ignobil macchia ognor sia pura,
e all’indigente, al debole sia cara,
non chiederò se splendida od oscura
è la mission che il cielo ti prepara,
pur che d’ignobil macchia ognor sia pura.


Nel mio-tenero amor bramo e ti imploro
che sempre il gaudio d’un’amica stretta
ti conforti nell’ansie e nel lavoro;
d’esser temuta no, ma benedetta,
nel mio tenero amor bramo e ti imploro.

Maria Motta

Maestra Cieca.




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  1. Citiamo queste parole dal libro — Romeo Manzoni. Da Lugano a Pompei con Ruggero Bonghi. — Milano, Oberoster, 1910.