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IL BUON CUORE 115


siderare un giudizioso pronto ristauro. Nell’interno, sulla parete sovrastante la porta d’entrata vedesi tuttora un prezioso affresco dell’epoca in cui fu costruito la Chiesa, d’un pregio e d’una dolcezza d’espressione che bisognerebbe contemplarlo in ginocchio; ma anch’esso domanda un ristauro sapiente, che fu ben riconosciuto, ma che non viene mai per difetto di denaro.

Il S. Cristoforo è una Chiesa votiva in ringraziamento d’esser stata la Milano d’allora liberata dalla peste. Così, mentre fino a quest’epoca, l’unico che proteggeva dalla peste era S. Rocco, si ebbe anche S. Cristoforo e più tardi si avrà S. Sebastiano. Funiculus triplex difficile rumpitur. Tanto più curioso questo benefico intervento di S. Cristoforo in quanto il suo nome lo farebbe passare per un semplice missionario; e tutt’al più, il leggendario mestiere da lui esercitato prima di cader martire sotto Giuliano l’apostata, per un filantropo qualunque. Si sa che oriundo Cananeo, peregrinò di qua, di là; finchè, giunto presse un fiume molto largo e profondo, sprovvisto di ponti e di barche, pensò di stabilirvisi, ad esercitare una carità fiorita col tragittare per amor di Dio di qua e di là i viandanti, mettendo a contributo la sua gigantesca e poderosa statura.

La festa del Santo fissata al 25 luglio, attirava un mondo di gente; e i milanesi più di tutti vi accorrevano, se non a sdebitarsi d’una solidale riconoscenza, ad approfittare di quello svago campestre che offriva mille vantaggi di distrazione, e di munizione di aria più pura e ossigenata.

Altra Chiesa gemella è l’Incoronata, a P. Garibaldi. Non si sa bene se fu chiamata così in onore dell’incoronazione di Maria a regina del Cielo, o piuttosto a celebrare il fatto che il fondatore Francesco Sforza Visconti ottenne la corona ducale, o magari l’una e l’altra versione.

La prima parte della Chiesa dedicata alla Vergine, fu costruita dal Duca nel 1451; e nove anni dopo la moglie dello Sforza, Bianca Maria, faceva costruire l’altra dedicandola a S. Nicolao da Tolentino in riconoscimento di molte grazie ricevute da esso. Si vuole anche che i fondatori volessero simboleggiata in questa Chiesa gemella la loro unione maritale.

La forma architettonica originale in stile lombardo ormai è quasi irriconoscibile, se si eccettui il lato di mezzodì, relativamente ben conservato.

Assai ragguardevole al lato sinistro la cappella di S. Agostino, che come si sa, fu voluta dai primi monaci chiamati a reggere questa Chiesa, gli Eremitani di S. Agostino. L’immagine del Santo che ha sloggiato nella cappella vicina all’altare, per lasciar posto al simulacro di S. Nicolao, è di Siro Ferri, e gli affreschi sono del Perugino, del Procaccino e del Montalti. All’altare della Madonna si vede un affresco pure considerevole.

Nel 1654 vi fu il primo radicale ristauro per architettura d’ordine ionico.

Come tutte le Chiese, anche l’Incoronata corse molte vicende. Nel 1455 furono chiamati a reggerla gli Eremitani di S. Agostino; nel 1805, soppressi gli Ordini religiosi, passava sussidiaria di S. Simpliciano, e nel 1858 veniva eretta in Parrocchia.

S. Michele alla Chiusa è la terza Chiesa gemella di cui ci occupiamo. Quanto alla denominazione, dovremmo intendere che quì sia stata qualche parte dei muri della città rovinata dal Barbarossa, e poi ristorata alla meglio e detta Chiusa secondo la iscrizione Monasterium hoc in postdiruptum oppressum? O che si radunassero quì le acque sotterranee, o che i conciatori di cuoi arrestassero quì le acque per i loro usi?

La Chiesa in origine è di stile lombardo. Anteriore la Chiesa di S. Michele, aggiunta in seguito l’altra, dedicata alla Vergine, la cui immagine ora venerata all’altare principale, un tempo era collocata verso strada, e circondata di venerazione pei miracoli operati. Governata un tempo da due parroci e la Chiesa della Madonna da deputati amministratori delle offerte, nel tempo di S. Carlo restò un sol parroco, ed ora è sussidiaria di S. Lorenzo. Per quanto infelicemente trasformata, è sempre preziosa, anche per alcune tele d’altari, fra cui S. Antonio di Padova dello Storer, tedesco, visibile nella parete destra della Cappella vicina alla sagrestia.

L. Meregalli.

LA GIOVINE MADRE


Adolfo Deschamps


Dolce è il tuo sonno, o bel fanciullo biondo!
Appien rivela che soltanto, al mondo,
Tu distingui de’ miei baci ’l romor!
Il tuo sereno aspetto agli immortali
Fa dubitar ch’io ti nasconda l’ali,
E un angelo tu sia, simile a lor!


Mentre tu dormi, così dolcemente,
Vie più t’imbianchi, e, sotto il ciglio ardente,
Le amate guancie tingi di rossor:
Le tue palpebre poi cosi serrate
Pajon l’ali d’un’ape dispiegate
Sui petali d’un giglio, ai primi albor!


Il tuo viso infantil, tutto vaghezza,
Mi sembra un ciel di pace e di purezza,
In cui dell’alma tua brilli ’l fulgor!
Desso è specchio fedel, che non inganna,
E l’aura di quaggiù mai non l’appanna
Perchè Iddio ti riguarda con amor.


No! il ciel non abbandona alma sì bella
Del mondo impuro alla crudel procella,
Che i bimbi strugge, come strugge i fior!
Una lagrima a Dio spunta in sul ciglio,
Quand’Egli mira nel terrestre esiglio
Che un fior sì fresco inaridisce e muor!


Ma quand’io sul mio sen ti stringo, in pianto,
E t’offro a Lui come olocausto santo,
O mio pargolo bello, o mio tesor,
Allor ti guardo, e, nella prece mia,
Sento che grata è a Lui l’offerta pia,
Che invio dall’ara del materno cor.