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122 IL BUON CUORE


Dato tale carattere della nostra emigrazione, è chiaro che, abbandonata a se stessa, può restare inutile all’Italia non solo, ma procurarle serie preoccupazioni politiche ed economiche; ma se invece sia guidata ed assistita con criteri direttivi, può costituire uno dei suoi massimi fattori di prosperità, un mezzo pacifico e sicuro di vasta espansione coloniale. Anzi, è certo, che se l’Italia non sa profittare di questo rigoglioso fenomeno emigratorio con prontezza e con abilità, si lascia sfuggire un’occasione favorevole e da altre nazioni invidiata di salire un gradino considerevole nella potenza economica e politica.

Il nostro Governo, che dapprima aveva guardato il fenomeno con occhio sospetto, e cercato di frenarlo, che l’aveva poi abbandonato libero e sè, da alcuni lustri ne comprese l’importanza e colla legge del gennaio 1901 proclamò l’azione di tutela dello Stato alla emigrazione. A questo scopo istituì un organo apposito, il Commissariato dell’emigrazione, in cui accentrò tutto quello che riguarda questo argomento.

Questa legge, universalmente riconosciuta opportuna, legge veramente provvida, ha dato già risultati buoni, ma ancora insufficienti. Essa bene ha provveduto alla polizia, non alla politica della emigrazione, forse anche perchè a ciò non può giungere l’efficacia della legge.

A cura del Commissariato dell’emigrazione e degli Ufficii direttamente o indirettamente dal medesimo dipendenti, molti e gravi inconvenienti già sono stati eliminati nel movimento emigratorio, nei suoi primi momenti. In patria, prima della partenza, si è provveduto, per quanto è possibile, ad impedire la emigrazione artificialmente provocata con notizie non vere sui paesi di destinazione; si è molto limitato lo sfruttamento degli emigranti per opera di locandieri e di ogni sorta di speculatori.

Durante il viaggio, colle prescrizioni sulla capacità e sulla velocità dei piroscafi, colla visita ai medesimi prima della loro partenza, coi regi commissari che accompagnano a bordo gli emigranti durante la traversata, si sono quasi completamente eliminati i maggiori e più vergognosi abusi che prima si compivano impunemente a danno degli emigranti.

Anche nei porti di arrivo l’azione benefica del Commissariato dell’emigrazione si è esplicata non senza efficacia, specialmente per mezzo di iniziative private dal medesimo sussidiate, prime fra le quali, a Nuova Yorck, le opere che hanno nome dal compianto Monsignor Scalabrini, loro fondatore, nonchè la Society for italian immigrants, l’Italian Benevolent Institut; a Boston la Boston immigrant Society, ecc.: nell’America del Sud i Patronati di Buenos Ayres, Santos, ecc., ecc.

Per regolare il collocamento a lavoro degli emigrati il Commissariato istituì in New York, il Labour information officie; per l’assistenza legale nei casi di infortunio o di diritti conculcati, il Commissariato fondò dei Legal Bureaus a Chicago, Philadelphia, New York: nominò infine due ispettori viaggianti e due addetti per l’emigrazione presso R. Consolati per intensificare la tutela e la sorveglianza nei paesi di destinazione.

Anche le scuole furono oggetto di premure per parte
del Ministero degli Affari Esteri, sia mediante modici sussidi erogati a scuole promosse da iniziative private, sia ottenendo che, in alcune scuole americane, fosse introdotto almeno come facoltativo, l’insegnamento della lingua italiana: e d’altra parte il Ministero del Tesoro si occupò con zelo a provvedere che i risparmi e le rimesse in patria dei nostri emigranti fossero, per mezzo di accordi col Banco di Napoli, tutelati dalle molteplici frodi di cui erano oggetto per parte di classi intere di banchisti truffatori.

Tutti provvedimenti dei quali non si può che lodare la opportunità, ma di cui si è costretti a lamentare la insufficienza, provata dai fatti, dato il grandissimo numero di Italiani che si trovano in America.

Nessuno può non riconoscere la quasi impossibilità da parte dello Stato di sopperire adeguatamente a questi bisogni della nostra emigrazione: difficoltà gravi di cui sono cause prime, il dovere agire in paese straniero e la dispersione vastissima degli Italiani emigrati per tutto il continente.

In tale condizione di cose sorge l’Italica Gens. Non con intendimenti separati, ma anzi in perfetta intesa colle autorità governative italiane, essa si propone di coordinare la sua attività a quella già spiegata dallo Stato e di supplire colla sua vasta organizzazione nei molti luoghi ed ai molti compiti cui l’azione governativa non può arrivare.

Dalle cause cui sono da attribuirsi le miserie e gli insuccessi della nostra emigrazione, e cioè principalmente, la povertà, la poca cultura, la mancanza di un ceto dirigente, essa trae i caratteri informativi del suo programma.

Due ordini di provvedimenti si impongono per redimere queste nostre masse emigrate, e far sì che non vadano dispersi tanti vantaggi all’economia e alla politica nazionale:

1° provvedimenti diretti a migliorarne le condizioni morali ed intellettuali, per mezzo di istruzione ed educazione;

2° provvedimenti diretti a migliorarne le condizioni materiali, e dar loro assistenza in ogni bisogno, consigliandoli circa la collocazione al lavoro e avviandoli ad imprese agricole che offrano la probabilità di resultati buoni e duraturi.

L’Italica Gens, avendo di mira questi obbietti, incardina la sua azione in Italia, ed in ispecie in America, sull’istituzione dei Segretariati, i quali sono diversamente costituiti ed hanno scopi diversi nelle località agricole o cittadine, e secondo l’importanza della colonia italiana ivi residente.

Organo accentratore è il Segretariato Centrale con sede in Torino, dal quale si pubblica un Bollettino mensile allo scopo di mantenere fra i numerosi uffici unità di pensiero e di indirizzo, aprire il campo alla discussione dei problemi emigratorii, far conoscere i resultati dell’opera dei Segretariati, portare fra i nostri emigrati notizie che contribuiscono a mantener vivo il sentimento nazionale, ecc.