Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 17 - 23 aprile 1910.pdf/1

Da Wikisource.
Anno IX. Sabato, 23 Aprile 1910. Num. 17.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Beneficenza. —A. M. C. Un Venticinquesimo — All’Asilo G. Sacchi — Per l’Asilo Convitto Infantile dei Ciechi — Casa di Riposo pei Ciechi vecchi — Casa Famiglia per Impiegate.
Educazione ed Istruzione. —L’Italica gens — Maria Motta. A Giovanna d’Arco.
Religione. —Vangelo della quarta domenica dopo Pasqua — L. Vitali. Il notaio Vincenzo Strambio.
Società Amici del bene. —Elargizioni della settimana — Per la Provvidenza Materna.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario.

Beneficenza


UN VENTICINQUESIMO

Solenne, commovente e significante la cerimonia commemorativa che si svolse giovedì mattina nella Basilica di S. Vittore per celebrare il venticinquesimo di fondazione del Pio Istituto pei Figli della Provvidenza, opera importante, ispirata ad alti concetti di previdenza e di bene morale e sociale.

Sulla facciata dell’antica Basilica, leggevasi la seguente epigrafe: — Luce e gaudio — ai — provvidi benefattori — dei fanciulli abbandonati — l’Istituto pei Figli della Provvidenza — nel XXV di sua fondazione — riconoscente commemora.

La vasta basilica era riccamente addobbata a gramaglie e signorilmente affollata.

Invano si guardava qua e là in cerca del fondatore dell’istituzione, il benemerito sac. cav. don Carlo San Martino. Non ancora rimesso da grave malattia, egli aveva assistito allo sfilamento de’ suoi figli di adozione che si recavano a S. Vittore, ma si era rassegnato ad assistere in ispirito alla cerimonia tanto vagheggiata.

Ma anche senza la sua presenza, come tutto e tutti parlavano del fondatore! Di lui parlavano le centinaja di bambini e bambine sorridenti, che in bell’ordine accompagnati e diretti dalle zie e dagli zii d’adozione, col loro contegno, colla loro espressione, erano prove eloquenti dell’educazione ricevuta, e di lui parlavano le voci bianche e dolcissime, che egregiamente istruite nell’arte del canto, formavano armonie tali da suscitare profonda ammirazione.

Due furono i punti culminanti della cerimonia: la musica, eseguita a perfezione, sotto la direzione dei maestri Cono e Chiesa, e il discorso commemorativo di mons. Ermenegildo Pogliani, il quale parlò brevemente con elevatezza di concetto e coll’eloquenza dei fatti.

È una data luttuosa — egli chiese — o è una festa? Non è un lutto, no, è una festa che avvicina gli spiriti buoni dei lontani benefattori ai fanciulli beneficati.

L’oratore fece di poi rapidamente la storia dell’istituzione. Altri ne avevano avuto l’idea germinatrice, ma non erano riusciti a concretarla, quando si vide un sacerdote ispirato, don Carlo San Martino, affrontare animoso l’arduo problema. In lui le volute attitudini, in lui la volontà ferrea, il carattere che alle difficoltà oppose tesori di sante energie.

La creatura senza genitori è un’anormalità; perciò da secoli si era pensato all’orfano; ma ancor non si era pensato al fanciullo abbandonato nel ludibrio delle vie, nei misteri della colpa. È un vorticoso pervertimento che avvolge e trasporta a rovina un numero sconfinato di fanciulli sventurati; è il risultato del vizio, è il silenzio dell’affetto, l’insulto alla virtù e alla vita.

La sintesi del programma dell’istituzione è quella di prevenire il male, di salvare l’uomo nel fanciullo, di fare degli abbandonati una famiglia, di dar loro per tempo la coscienza del dovere e formarne per la società dei sani e sicuri elementi di lavoro e di elevazione morale.

Dopo 25 anni di lavoro, gettiamo uno sguardo retrospettivo e vediamo i grandi frutti della istituzione, giustamente ammirata.

Oggi è dunque la festa della carità illuminata, è giorno d’inni ai benefattori che, nell’atto del congedo estremo, hanno voluto che la loro vita si riproducesse per la salvezza di altre esistenze, col prestigio di quell’altruismo che è redenzione sociale.

L’oratore concluse il suo elevato discorso con un eloquente raffronto tra due grandi edifici che sorgono di fronte nella via Filangeri: l’Istituto pei Figli della Provvidenza, dove si strappano per tempo tante vittime innocenti all’umana nequizia, e il Cellulare, dove penose rivelazioni scoprono un abbominio di mali irreparabili.

A tempo opportuno, altra commemorazione sarà celebrata alla sede dell’Istituto.

A. M. C.