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IL BUON CUORE 171


che quando si è figli di nessuno, figli della strada, figli di due miserabili erranti pel mondo in opposte direzioni, portando ovunque vergogna e rimorso, non si aveva il diritto di incedere a testa alta come lei.

Al ricevere questo foglio che la colpiva nel più vivo degli affetti, Andriana sentì d’un colpo lacerarsi il velo pietoso che le aveva nascosta fin’allora la sua orrenda sventura. Le poche gioie della vita collegiale si cosparsero di atro veleno; quasi non aveva più scopo la sua vita istessa; dopo tutto, alle sue energie, al suo lavoro, all’ingegno suo, al suo amor figliale veniva a mancare uno stimolo potente. Era avida certo di bella riuscita, di trionfi anche, ma non per sè; bensì per essere in grado di deporre a’ piedi di genitori degni, corone e allori. Quel giorno stesso, che soddisfazione elettrizzante, beante sarebbe stata la sua alla fine del Saggio glorioso! Invece quella misera, sotto un uragano di applausi fu vista indifferente, non però per disprezzo nè insensibilità per la gloria....

Londra, I maggio 1910.

Augusta Maxwel-Hutton.

In memoria di FRANCESCO AMBROSOLI


Nel piccolo cimitero di Ronago, dove l’on. Francesco Ambrosoli scelse modesta sepoltura per trovarsi nei luoghi che videro la sua infanzia, si svolse una commovente cerimonia commemorativa del rimpianto defunto coll’inaugurazione di un artistico monumento ideato dall’architetto cav. Bernardini, con uno splendido discorso dell’on. Scalini e con una amichevole ed eloquente rievocazione dell’on. Baragiola.

L’on. Francesco Ambrosoli era assai conosciuto anche in Milano, come degno fratello del cav. Solone, il rimpianto direttore del nostro Gabinetto Numismatico.

Naturale, quindi, che le onoranze, nonostante l’eccentricità di Ronago, assumessero una speciale importanza in onore di lui, che fu deputato e giornalista galantuomo, amato e stimato da tutti per il suo carattere generoso, per il suo ingegno e per la sua cultura.

Tra gli intervenuti notammo il sen. Gavazzi, i deputati Albasini Scrosati, Baslini anche in rappresentanza del Circolo popolare di Milano, Baragiola, Padulli, Rubini, Scalini; il sindaco e quasi tutti gli assessori di Como con molte fra le più cospicue personalità cittadine, e una larghissima rappresentanza dell’Associazione Costituzionale; vari consiglieri provinciali; il sindaco di Ronago, i rappresentanti dei comuni di Cantù, Olgiate, Trevano, Barazzo, l’architetto prof. Bernardini, A. M. Cornelio, il rag. Arturo Schweiger di Milano, ecc.

Avevano inviato la più cordiale adesione, scusandosi di non poter intervenire, gli on. Sormani, Lucchini, Cagnola, Ottavi; il tenente generale Beffati, il rag. Giuseppe Ferrari, l’avv. Lazzaro Pagani, ecc.

Assisteva alla cerimonia anche la vedova del defunto Ambrosoli coi figli.

Il monumento fu ammiratissimo come ricca opera
d’arte classica. Sulla lapide centrale venne applicata in lettere di bronzo la seguente epigrafe dettata da Angelo Maria Cornelio, che fu amico intimo e compagno di lavoro dell’Ambrosoli per parecchi anni nell’Araldo:

DOTT. FRANCESCO AMBROSOLI

deputato al parlamento

mente geniale spirito indipendente

giornalista e letterato


sostenitore di nobili ideali

nelle pubbliche intraprese

nel santuario domestico

profuse l’ingegno e il cuore


a soli 53 anni

vinto nelle indomabili energie

passò lacrimato


n. in milano il 20 novembre 1854

m. in milano il 19 maggio 1908


concittadini amici ammiratori


Ci piace riportare qui come esempio la conclusione del nobile discorso pronunciato dall’on. Scalini:

«Ma fra tanti e così giusti argomenti di vita, un morbo inesorabile ne insidiava la fibra, mentre lo spirito e l’intelletto apparivano ancora alacri e vivaci. Non accennò però mai a profonde sofferenze fisiche e cogli amici e coi famigliari fu sempre sereno e noncurante di sè stesso; ma pur troppo il male lo precipitava verso la fine, e nel suo letto di dolore, circondato dai suoi cari, invocava con intensa tenerezza quello fra i suoi figli che gli era lontano. Ebbe perfetta conoscenza della morte che si avvicinava e l’attese serenamente rivelando fino all’estremo la forza del suo carattere.

«Desiderò un sacerdote al suo capezzale, l’accolse sorridente, e dopo essere rimasto solo con lui pochi istanti, richiamò presso di sè la famiglia e con una espressione di ineffabile letizia, più dolorosa nel contrasto del momento solenne, volle che fosse portato dello Champagne, invitando ognuno a brindare al futuro ricongiungimento in più serene regioni, là ove egli tranquillamente si apprestava a precederli; e poco dopo moriva raccomandando che non si pronunciassero discorsi, che non si spargessero fiori sulla sua bara.

«Dice un proverbio francese che i morti camminano in fretta, e tale è infatti la sorte di coloro che non lasciano eredità di affetti, nè memorie di alti esempi e scendono nella fossa senza il tributo di una lagrima, senza il conforto di un rimpianto; ma tu, indimenticabile amico, vivi e vivrai nei nostri cuori con la potenza di un sentimento d’amore più forte del tempo!»

Impossibile riassumere il magnifico discorso dell’onorevole Baragiola, che a ragione fu qualificato un inno ad un’amicizia incomparabile, a un prezioso, impareggiabile collaboratore.

Per il Comune di Ronago parlò con efficacia il sindaco cav. avv. Ernesto Tamanti.

Il cav. avv. Cesare Ambrosoli, consigliere alla R. Corte d’Appello di Milano, ringraziò tutti a nome della famiglia, facendo speciale menzione della veneranda madre, che vide scomparire troppo presto due figli tanto distinti e tanto amati.