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IL BUON CUORE 173


Religione


Vangelo della domenica seconda dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

Essendo Gesù a mensa nella casa di Levi, ecco che, venutivi molti pubblicani e peccatori, si misero a tavola con Lui e co’ suoi discepoli. E i Farisei, vedendo ciò, dicevano ai discepoli di Lui; perchè mai il vostro Maestro mangia coi pubblicani e coi peccatori? Ma Gesù ciò udendo, disse loro: Non è ai sani che il medico faccia di bisogno, ma agli ammalati! Ma andate e imparate ciò che vuol dire: Io amo meglio la misericordia che il sacrificio: imperoccchè io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori. Allora si accostarono a Lui i discepoli di Giovanni, dicendo: Per qual motivo noi e i Farisei digiunarono frequentemente, e i tuoi discepoli non digiunano? E Gesù disse loro: Possono forse i compagni dello sposo essere in lutto, fintantochè lo sposo è con essi? Ma verranno i giorni che sarà loro tolto lo sposo, e allora digiuneranno.

S. GIOVANNI, Cap. 9.


Pensieri.

L’Eucaristia ci si presenta sotto tre aspetti, tre esperienze religiose: come pegno della vita eterna, come memoriale della passione di Cristo; come pane di vita. Tutti e tre questi concetti si trovano nelle scritture rivelate: il concetto dell’Eucaristia, pegno della vita eterna, lo troviamo in S. Giovanni; il concetto della Eucaristia pane di vita lo abbiamo nel III Vangelo; il concetto dell’Eucaristia memoriale della passione di Cristo, l’abbiamo nelle lettere di S. Paolo.

Fra i discepoli il primo di questi concetti fu quello dell’Eucaristia pegno della vita eterna.

Rammentiamo le parole di Gesù nell’ultima cena: Prendete e mangiate, prendete: bevete; io non berrò più di questo vino finchè non lo beva nuovo con voi nel regno del padre mio.

Qui è tutta la sicurezza di Gesù nell’avvenimento del regno ch’Egli ha predicato, tutta la sua certezza intima, profonda. E i discepoli, che avevan fede nel Cristo risorto, che lo sentivano vivente, trovavano nell’Eucaristia il pegno della vita eterna della quale già il Cristo era in possesso.

In S. Paolo troviamo il concetto dell’Eucaristia memoriale della passione di Cristo.

Già l’apostolo considerava il Battesimo come memoria della morte e passione di Gesù: l’uomo immerso nell’acqua muore con Cristo; uscendone, risorge con Lui. E così nell’Eucaristia, dice Paolo, si partecipa alla risurrezione, perchè si partecipa anche alla morte di Cristo. Questo è il mio corpo che sarà dato; questo il mio sangue che sarà versato.

Terzo concetto dell’Eucaristia è quello di sostentamento, di pane.

La vita eterna nella quale noi speriamo è appena una speranza o anche un possesso?

È anche un possesso, risponde S. Giovanni: La vita eterna è che conoscano il padre e colui ch’Egli ha mandato, Cristo Gesù.

Ora, se nella speranza del Regno l’Eucaristia è caparra; nel Regno posseduto l’Eucaristia è pane. E la Chiesa, quasi ogni giorno, ci pone sulle labbra la preghiera nella quale sono ricordati questi tre aspetti:

«O sacrum convivium, in quo Christus sumitur, recolitur memoria passionis ejus» (memoria della sua passione) «mens impletur gratia» (mensa nutrimento) «et futuræ gloriæ nobis pignus datur» (pegno della gloria eterna).

Ma se la Chiesa ci rammenta tutti e tre i concetti dell’Eucaristia li rammentiamo anche noi?

Che cosa è la Comunione per le anime devote?

Soprattutto il pane, la mensa. Si cerca il lato dolce nella Comunione e non si pensa, non si medita, andando all’altare, che l’Eucaristia è anche il memoriale della passione di Cristo. Questo è forse il motivo per cui tante anime pie uniscono, senza notare la contradizione, la Comunione, la Comunione frequente e la mondanità. Questa la ragione della leggerezza del sentimento religioso che infesta così largamente la spiritualità corrente, comune al tempo nostro.

Se quando la mattina si va alla mensa eucaristica, si pensasse che si va a morire, a morire con Cristo, si potrebbe, poi, nella giornata e la sera sciupare il tempo in cose inutili, vane, che rasenton così da vicino la colpa?

Rientriamo in noi stessi, facciamo una schietta, umile meditazione sul come ci accostiamo a Gesù nel mistero... Proponiamo di ricordare che, comunicandoci, prendiamo parte ai dolori di Gesù, alla sua morte, e che l’idea della morte non si unisce senza contradizione con la leggerezza e con la mondanità.

L’Eucaristia e la Consacrazione degli Altari


Curiose pratiche della Chiesa medioevale


Più volte fu ripetuto da queste pagine che il culto della reale presenza di Gesù Cristo fra noi ebbe uno sviluppo relativamente recente. Come il canonico T. B. Scannelli ebbe ad insinuare in una memoria letta all’ultimo Congresso, noi possiamo dividere la storia dell’Eucaristia in tre stadii, secondo i tre diversi aspetti sotto i quali il divino Mistero si pronunciò. I primi secoli o l’era dei Padri, li potremmo denominare il tempo della S. Comunione; il Medio-Evo d’altra parte segna il trionfo della Messa; mentre il periodo successivo alla Riforma, per la prima volta forse richiamò l’attenzione dei Cristiani sui consolanti privilegi che essi godono in grazia della reale presenza di Gesù Cristo nel Tabernacolo.

Ma nell’istesso tempo egli è ovvio che codesti stadii si appoggino a vicenda. È sicurissimo che il fedele non aspettò fino al Medio-Evo per capire l’importanza suprema del santo Sacrificio; e similmente possiamo credere che anche in un periodo comparativamente