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IL BUON CUORE 189


essere altri che l’approvavano. S. Grisostomo, è vero, chiede indignato se, quando Cristo disse, “Se non mangerete la mia Carne e berrete il mio Sangue non avrete la vita in voi„, parlava ai vivi o ai morti. Così anche, un Canone ripetuto più d’una volta dagli antichissimi Concilii, decide: “Noi abbiamo determinato che l’Eucaristia non dovesse venir data ai corpi dei defunti. Poichè da nostro Signore è stato detto — prendi e mangia — ma il corpo d’un morto non può nè prendere nè mangiare„. Nondimeno troviamo S. Gregorio che ne’ suoi Dialoghi narra senza l’ombra di condanna, un aneddoto intorno a S. Benedetto il fondatore del monachismo occidentale, che, in un’occasione pare raccomandasse di collocare il S. Sacramento sul petto di un morto. Un giovane monaco aveva lasciato il suo monastero e poi morì improvvisamente nel mondo. Il suo corpo non trovava riposo nella tomba, ma lo si vedeva sempre risospinto su a fior di terra. In questo punto S. Benedetto disse:

Andate e ponete con tutta riverenza quest’Ostia sul suo petto e così seppellitelo: la qual cosa come fu eseguita, il corpo restò tranquillo nel sepolcro.

Inoltre, un antico discorso, incluso fra quelli attribuiti a S. Agostino, e probabilmente edito da S. Cesario di Arles, sembra approvare direttamente la pratica di deporre il Corpo di Cristo insieme ai morti, dicendo l’autore:

Giustamente noi seppelliamo questa Vita (cioè, Cristo che è la Vita) nelle nostre tombe, affichè Egli possa vivificare la nostra morte e perchè noi possiamo risorgere con Lui dai morti.

Per non indugiarci senza bisogno su un punto che fu recentemente e pienamente illustrato dal Cardinale Rampolla ed altri, basterà notare che, conforme alla Vita di S. Basilio scritta dal pseudo-Anphilochius, il Santo, celebrata la Messa proprio avanti la sua morte, mise in disparte un terzo dell’Ostia consacrata perchè fosse seppellita con lui nella tomba; ancora, che S. Ulrico di Augsburg vissuto nel decimo secolo, fu sepolto con una pisside d’argento in cui era racchiuso “il Sangue del Signore„; e ultimamente, che una antica tavola sepolcrale trovata a Vix, porta l’iscrizione: Christus hie est (Cristo è qui).

Da tutto questo io non posso a meno di dedurne la conseguenza che, quando le reliquie di un martire erano tolte da un sepolcro, come lo furono spesso, e collocate in una “confessione„ sotto un altare al quale si dovea celebrar Messa, si riprodusse un seppellimento simbolico in cui, non solo si impiegarono le sacre unzioni e preziosi incensi, ma anche il Corpo di Cristo. L’obiezione che giustamente e propriamente si rizzava contro il seppellimento del S. Sacramento insieme ad un morto, mai sarebbe stata sentita all’istesso grado quando il seppellimento divenne soltanto simbolico, e quando l’Ostia sacra la si dovea racchiudere in luogo d’onore, sotto il medesimo altare su cui il Corpo di nostro Signore sarebbe ripetutamente immolato.

D’altronde, nessuna meraviglia se nel corso dei secoli il significato primitivo di questa deposizione della S.
Eucaristia fu perduto di vista. Il costume, o piuttosto l’abuso che condusse ad una tale cerimonia, da un pezzo era dimenticato quando i Padri del Sinodo di Celchyth raccomandarono l’uso del S. Sacramento in termini che paiono insinuare un genere sopraeminente di reliquia. Naturalmente questa idea incontrò bastante favore, e prevalse il concetto che l’Ostia sacra era un sostituto di quei corpi o ceneri di martiri che di ragione doveano stare sotto la tavola dell’altare. Per altro verso è chiaro come all’occhio dei più dovesse sembrare indegno questo procedere; e tal pratica non fu cordialmente adottata in modo generale nelle Chiese. In Inghilterra, come abbiamo già detto, e forse anche in altri luoghi, gli altari venivano spesso consacrati e senza reliquie e senza il S. Sacramento, e in verità, nel caso di altari portatili questa pratica era quasi universale. Il numero delle tavole d’altare di questa terra, che si sappia conservino traccie dell’esistenza d’un sepolcreto e di sigillo, è straordinariamente piccolo; e quantunque ciò in parte lo si possa attribuire al fatto che tutto il ricettacolo delle reliquie — come nel ben noto caso di Roche Abbey — era chiuso nella struttura dell’altare, mentre la tavola dell’altare stesso stava sopra, ed essa pure agisse come coperchio, ancora ben picciol dubbio ci può essere che la difficoltà di avere reliquie autentiche fosse ritenuta come giustificazione della consacrazione della tavola solo con preci ed unzioni. Per quel tanto che l’uso inglese considerava il S. Sacramento come sorgente di consacrazione, l’autorità favorì l’impiego, non dell’Ostia sacra, ma di corporali logori in luogo di reliquie. Un canone dell’arcivescovo Stefano Langton del seguente tenore è incluso nel Provinciale di Lyndwode:

I corporali vecchi divenuti inservibili, siano, invece di reliquie riposti negli altari quando vengono consacrati, altrimenti dovranno bruciarsi in presenza dell’Arcidiacono.

(Continua).

OBERAMMERGAU

Una reliquia dei “MISTERI„1.


Oberammergau è un villaggio della Baviera distante cento chilometri circa da Monaco, in direzione di sud-ovest, e non conta più di 1500 anime. Chi ne osserva il panorama, in lontananza, non può sottrarsi all’impressione che danno certi paesi della Svizzera, comodamente adagiati in una conca amena, fra il verde di


  1. Le illustrazioni qui riprodotte sono tolte dal volume riccamente illustrato — Come d’Autunno — del sac. P. Stoppani. La descrizione che egli fa del «Mistero di Oberammergau» è di una verità descrittiva, che può servire benissimo di guida per chi volesse andare questo anno nello storico villaggio di Oberammergau ad assistere alle spettacolose rappresentazioni della Passione di Gesù Cristo. — Il volume si trova vendibile presso la Casa Editrice L. F. Cogliati, Corso P. Romana, 17, al prezzo di L. 4.