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IL BUON CUORE 211


stione regolare e soddisfacente alle maggiori esigenze degli Asili. Il personale di patronato ha acquistato un altro grandissimo titolo di alta ed indimenticabile benemerenza.

L’avvenire darà modo alla istituzione — ne è intimamente persuaso il Consiglio — di esplicare la sua azione in maniera ed in misura sempre meglio consona agli intenti benefici della assistenza infantile.

Con fede inconcussa nella salda vitalità e nella riconosciuta proficuità della nostra Pia Causa — la quale nell’anno corrente lietamente potrà festeggiare il 75º anno di sua fondazione — il riferente Consiglio Direttivo proseguirà nell’esaurimento del mandato commessogli quando — come spera non venga a mancargli la confortante ed ausiliatrice fiducia dei buoni che il Luogo Pio hanno aiutato ed aiutano con opera ognora intensamente cordiale e valida.

Per l’Asilo Convitto Infantile dei Ciechi


SOCI AZIONISTI.

Somma retro L. 108452 46

Contessa Augusta Sormani |||
   » 5 ―
Dott. Pizzini |||
   » 5 ―
Contessa Elisa Trivulzio |||
   » 5 ―
Signora Maria Piccinelli |||
   » 5 ―


Totale L. 108472 46

Offerte per l’Opera Pia Catena

(CURA DI SALSOMAGGIORE).

Sandra, ringraziando Dio per la guarigione dei suoi cari |||
 L. 25 ―

Religione


Vangelo della domenica settima dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

Uscendo il Signore Gesù co’ suoi Discepoli da Gerico, andò dietro a lui una gran turba di popolo. Quand’ecco che due ciechi, i quali stavano a sedere lungo la strada, avendo udito dire che passava Gesù, alzaron la voce, dicendo: Signore, figliuolo di David, abbi pietà di noi. Ma il popolo li sgridava perchè tacessero. Eglino però più forte gridavano, dicendo: Signore, figliuol di Davide, abbi pietà di noi. E Gesù soffermossi, e li chiamò e disse loro: che volete ch’io vi faccia? Signore, risposero essi, che si aprono gli occhi nostri. E Gesù, mosso a compassione di essi, toccò i loro occhi: e subito videro e lo seguitarono.

S. MATTEO, cap. 20.

Pensieri.

E’ l’ultimo viaggio di Gesù: per recarsi a Gerusalemme in occasione della Pasqua, che per lui sarà l’ultima, egli passa da Gerico. Egli cammina insieme con gli altri pellegrini che, venuti dalla Galilea, salgono alla santa città. E’ in tutti un fremito religioso, un entusiasmo per Gesù da Nazaret che acclamano Messia, figliolo di Davide.

Lungo la strada siedono due ciechi chiedenti l’elemosina ai passanti.

Il quadro in cui si svolgono gli avvenimenti è ben definito; lo stato degli animi ben delineato.

L’onda di entusiasmo di cui è circondato Gesù si propaga, diviene contagiosa, stimola a lasciarsi avvolgere, attrarre....

E’, forse, la prima volta che i due poveri ciechi odon nominare Gesù, eppure non esitano a ricorrere a lui: Se tanta gente l’acclama, lo festeggia, questo Gesù deve avere operato cose straordinarie, pensano essi, perchè non farebbero anch’essi prova del suo potere?

E alle voci giubilanti della turba s’unisce la loro che implora compassione e aiuto: Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di noi. E osserviamo l’arte industriosa dei due poveretti, che è poi quella di tutti i bisognosi, essi rivolgono, a chi credono li possa aiutare, i termini più lusinghieri. Deve far piacere a Gesù sentirsi dire figlio di Davide, pensano, e si rivolgono a lui con quel grido e lo gridan forte, più forte delle turbe stesse, così che queste ne sono seccate ed impongon loro di tacere. Ma i ciechi, per tema di non esser uditi da Gesù, levano ancor più alto e supplichevole la voce....

E il Maestro si ferma e domanda: Che cosa volete che io vi faccia?

A quanti i poveri ciechi avevan chiesto pietà, ma nessuno aveva mai domandato loro: Che cosa volete che io vi faccia? I più misericordiosi si erano contentati di dare a quegli infelici una elemosina, sentivano di non poter fare di più. Fu certo una sorpresa per i ciechi la domanda di Gesù: essi dovettero pensar subito fra sè che quello non era un uomo come gli altri e, per ciò, chiedono a lui quel che a nessun altro avrebber mai osato di chiedere; non una elemosina che sollevi la loro indigenza, ma il ricupero della vista! E Gesù tocca i loro occhi ed essi vedono e lo seguono esultanti!

I ciechi imploranti misericordia lungo la via mi fan pensare a tante, a tutte le povere anime che sulla terra gemono, agonizzano sospirando il divino... quel che trovano ordinariamente come risposta al loro grido è poca e povera cosa, ma nulla di meglio pare ci sia per essi, ed essi non osàn più dire l’intimo, profondo spasimo dello spirito.... Ma lo strazio dell’anima non si estingue e se si costudisce nel segreto, esso prorompe quando appare chi lo intuisce e lo comprende e sente d’avere in sè, a tanta pena, efficace conforto....

Forse anche qualcuno di noi gemeva così nelle tenebre e un giorno venne chi ci chiese che avessimo, che desiderassimo... e alla nostra richiesta di vita rispose comunicazione, effusione di vita!....