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IL BUON CUORE 213


mercanti di pornografia, esercitanti in piena luce di sole il loro delittuoso commercio; ma la stampa in genere e i giornali in ispecie, che tanta parte sono della educazione moralmente informativa e fattiva del popolo, perdono troppo spesso la coscienza della loro alta nobilissima funzione.

Intanto non è un mistero per nessuno che la risorsa principale di certa stampa, specialmente umoristica, è la pornografia. Pornografia ammanita in tutte le salse: dal pupazzo alla novelletta, dal per finire alla réclame di quarta pagina. È noto in secondo luogo come certi giornaloni, specialmente popolari, ripetano la enorme loro diffusione dal romanzo d’appendice, che le ragioni dell’arte sacrificano costantemente ai mastodontici, lubrici intrecci di morbosissime passioni, al puro e semplice scopo di impressionare, di emozionare il lettore, non importa se all’infuori di ogni umano senso di verità e di ogni naturale verosimiglianza. E finalmente non è possibile non constatare e non deplorare un terzo fatto, che è doloroso sintomo della decadenza dei nostri stessi costumi politici: la lotta, cioè, la polemica, la satira politica, quasi sempre a base di pornografia.

In genere poi, è prevalso in questi ultimi tempi nella stampa quotidiana una tendenza assolutamente letale al pubblico costume: il minuzioso resoconto dei processi giudiziarii e dei fatti e fattacci di cronaca più scandalosi. Non abbiamo peli sulla lingua: la concorrenza giornalistica, oggi, da molti giornali — non da tutti, fortunatamente — si fa speculando sui più bassi e bestiali istinti del pubblico.

La necessità di notomizzare minutamente un delitto lubrico od un fatto scandaloso a scopo scientifico, è una scusa puerile, un ingenuo pretesto. Prima di tutto perchè il grande giornale tende oggi, più che altro, a divenire il notiziario più ricco e più oggettivo dei fatti del giorno e non già un bollettino scientifico; in secondo luogo perchè ben altri spiriti e ben altre forme occorrono per la trattazione scientifica del fatto e del fenomeno scandaloso, che non sian quelli della maggior parte dei reporters di cronaca e giudiziari.

Leviamo tanto di cappello alle onorevoli eccezioni; ma, in questo caso specialmente, l’eccezione conferma la regola.

Il risultato, checchè si dica il contrario, è la traduzione in moneta spicciola dei più osceni, viziosi e ripugnanti fenomeni degenerativi; è la propaganda di seconda mano alla immoralità e alla turpitudine; è il colpo mortale, inflitto al candore delle anime ingenue; è l’esaltazione delle più nefaste passioni, l’attenuazione delle colpe più infami e delle responsabilità più gravi.

E ci limitiamo alla stampa quotidiana; ma bisognerebbe penetrare nei recessi di certe biblioteche, specialmente popolari, che affermano di aver per iscopo non solo la coltura ma anche la elevazione morale e intellettuale delle classi umili!... Non sarebbe difficile trovare, per esempio; qualche serie molto, assai galante, di porcherie nostrane e forestiere, acquistate con denari di privati oblatori e di enti pubblici, e destinale all’incremento della pubblica cultura!...

Ma di ciò un’altra volta.

Per ora ci limitiamo ad esprimere un voto. Il voto cioè che la stampa quotidiana riacquisti la piena coscienza della sua altissima funzione sociale. Il giornale che vuol essere ognora la genuina ripercussione dell’anima del popolo, deve concorrere, non soltanto negativamente, ma positivamente, alla formazione di quest’anima stessa, prima base, principale e più saldo fondamento del carattere morale di una nazione. Come si tentò già per lo passato, si ritenti ora di bel nuovo la intesa generale onde bandire dalle colonne dei nostri quotidiani ogni benchè minimo incentivo alla immoralità, ogni benchè minimo attentato alla incolumità del pubblico costume.

La storia di tutti i popoli e di tutte le età ammonisce che l’incremento morale e materiale delle nazioni è in ragione diretta della loro sanità e gagliardia morale. Chi alla grandezza della Patria reca quotidianamente il contributo del proprio pensiero, nella continua, incessante interpretazione e formazione dello spirito nazionale, deve ricordarsene».

UNA ROSA DEL SALESIO1


È un lavoro educativo, contrapposto con memore affetto e con profonda saggezza a quella stampa che tende a minare tutto ciò che v’ha di bello e di buono. Con un sentimento di viva gratitudine, la distinta scrittrice Maddalena Cravenna Brigola, segnala ad esemplo come Rosa del Salesio quella eminente educatrice che fu Suor Candida Porro. È una biografia completa e commovente, e può dirsi anche da certi lati un accurato studio storico, ispirato a schietti sentimenti religiosi e patriottici.

Come terza edizione si può dire veramente rinnovata, ampliata e migliorata sotto ogni rapporto. Porta in fronte belle lettere elogiative di S. E. il Cardinale Arcivescovo, di S. E. Mons. Vescovo di Cremona e di altri distinti personaggi.

A compimento di questo cenno, pubblichiamo l’elogio che sul lavoro dell’instancabile signora Maddalena Cravenna scrisse la contessa Sabina di Parravicino Revel.

«Quanto è nobile e commovente vedere riconosciute e lodate dai discepoli le virtù dei propri maestri! È la più bella prova, che gli insegnamenti e gli esempi dati non andarono perduti, ma caddero e germogliarono sul terreno fecondo. Questo è il riflesso che s’affaccia alla mente leggendo le belle e commoventi pagine che l’esimia scrittrice Maddalena Cravenna Brigola ha dedicato alla memoria della sua maestra ed educatrice Suor Candida Porro. Nel monastero delle Salesiane di Soresina, non v’era chi si ribellasse al fascino di Suor Candida, e come osserva la nostra autrice, fu essa sola che seppe vincere la riluttanza e la fierezza della piccola Maddalena. Nè meno profonda era l’influenza che la pia suora eser-
  1. Una Rosa del Salesio, ossia Suor Candida Porro, Milano, G. Palma, Via Lupetta, 12.