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IL BUON CUORE 275


sioni, parecchie scuole con ospedale e due orfanotrofii. I Missionari, residenti in tutti questi luoghi, assistono, con periodiche visitazioni, le colonie italiane limitrofe.

Il modo con cui s’iniziò l’orfanotrofio di S. Paolo nel Brasile ha, direi quasi, del prodigioso.

A bordo della nave, su cui viaggiava un mio Missionario, il Padre D. Giuseppe Marchetti (già professore nel Seminario di Lucca), moriva una giovane sposa, lasciando un orfanello lattante e il marito solo, nella disperazione. Il Missionario, per calmare quel desolato, che minacciava di buttarsi a mare, gli promise di prendersi cura del bambino, e come promise fece. Giunse a Rio Janeiro, recando in collo quella innocente creaturina, e si presentò con essa all’esimio conte Pio di Savoia, allora Console Generale di quella città. Egli non potè dare al giovane Missionario che parole d’incoraggiamento, ma tanto bastò perchè questi, bussando di porta in porta, arrivasse infine a collocare il povero orfanello presso il portinaio di una Casa religiosa. Da quel momento l’idea di fondare a S. Paolo (dov’era avviato un orfanotrofio pei figli degl’italiani gli balenò alla ment-, e con ingenti sacrifici riuscì a fondarlo di fatto. Conta ora quattro anni di vita, con 160 orfanelli un martire che prega per loro in cielo, poichè le grandi fatiche sostenute costarono al pio e zelante Missionario la vita.

Sia pace e gloria a lui!

Tutto questo ch’io sono venuto dicendovi, o signori, è una prova di ciò che possa la Religione unita al sentimento di patria carità.

Religione e Patria! Sono questi pur sempre i due grandi amori inscritti dalla mano di Dio nel cuore dell’umanità, il motto scritto a caratteri di luce sul vessillo immortale che i nostri padri pugnarono e vinsero. All’ombra di questo vessillo le fronti si levano serene, tacciono le ire, scompaiono le divisioni di parte, le destre fraternamente si stringono, riposano le famiglie, grandeggiano i popoli.

Religione e Patria! Signori, uniamoci tutti attorno a questo sublime ideale che, nell’opera tutrice della nostra emigrazione piglia, dirò così, forma e figura, e potremo sperare per l’Italia nostra giorni migliori, potremo sperare che si compiano sopra di lei, in tempo non lontano, i disegni di Dio.

Ancora una parola e finisco. Non sono molti anni, e negli Stati Uniti si fecero immani sforzi per americanizzare, se così posso esprimermi, gli emigrati delle varie nazioni europee. La Religione e la Patria piansero a milioni i loro figli perduti. Solo un popolo a quel violento tentativo di assimilazione seppe resistere, fu quello che aveva scritto sulla sua bandiera: la nostra chiesa, la nostra scuola, la nostra lingua.

Non dimentichiamo questo fatto, o signori. Adoperiamoci anche noi, ciascuno a misura delle proprie forze, perchè quanti sono italiani all’estero abbiano ad avere la stessa divisa, la stessa fermezza, lo stesso coraggio: per la Religione e per la Patria.



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Religione


Vangelo della domenica quindicesima dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

E avvenne che di poi Egli andava ad una città chiamata Naim; e andarono seco i suoi discepoli, e una gran turba di popolo. E quando Ei fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato fuori alla sepoltura un figliuolo unico di sua madre; e questa era vedova: e gran numero di persone della città l’accompagnavano. E vedutala il Signore, mosso di lei a compassione, le disse: Non piangere. E avvicinossi alla bara e la toccò. (E quelli che la portavano si fermarono). Ed Egli disse: Giovinetto, dico a te, levati. E il morto si alzò a sedere, e principiò a parlare. Ed Egli lo rendette a sua madre. Ed entrò in tutti un gran timore, e glorificavano Dio dicendo; Un profeta grande è apparso tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo.

S. LUCA, Cap. 7.


Pensieri.

Notiamo, leggendo questo tratto del Vangelo, la tenerezza di Gesù. Egli si muove a compassione per la povera madre.

La compassione è un sentimento naturale, sentimento, molte volte contrastato e compresso dall’egoismo. Ecco perché nei santi la compassione spiega tutta la sua forza e bellezza.

Perciò Gesù fu il più compassionevole degli uomini. Ricordiamo chi furono quelli che nell’ore del bisogno ebbero per noi conforto e aiuto e quella tenerezza ineffabile che è balsamo al cuore affranto! Non furono le persone più buone, più sante da Dio poste sul nostro cammino?

Oh, come son necessari, su questa povera terra, gli uomini santi, che vivon di Dio, e profondono tesori ineffabili d’amore in pro dei fratelli!

Alle volte ci domandiamo perchè i santi sono così duri ed austeri con se stessi, mentre mostrano tanta bontà e condiscendenza ai loro fratelli. Ma è evidente che la severità cristiana significa mortificazione dell’egoismo, ed in questo senso non si può essere buoni agli altri se non in quanto si è severi con se stessi.

Abbiam riflesso mai che cosa sarà costata ai santi la loro pazienza, la loro indulgente pietà a nostro riguardo?

Che lungo tirocinio di dominio interiore? Pensiamo a che altezze essi son giunti, pur avendo una natura come la nostra! Che forza morale per domarla, per trasformarla fino a renderla strumento di rivelazione divina!

E rivolgiamo la meditazione su di noi stessi: perchè siam noi così freddi per il nostro prossimo, indifferenti ai dolori che non sian quelli dei parenti ed amici nostri, se non perchè siam schiavi dell’egoismo e nel nostro cuore non regna la grande legge cristiana dell’amore? Perchè questo, se non perchè, concedendo tutto a noi non abbiam più nulla, siamo esauriti, quando si tratta di soccorrere i nostri fratelli?

Gesù dice alla donna: «Non piangere!»

Il pianto è una grazia per chi soffre, quasi una voluttà, certo un conforto. Sarebbe crudele proibire il pianto agli infelici.

Gesù nella sua compassione a quella madre desolata