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340 IL BUON CUORE


Educazione ed Istruzione


AMOR VERO


RACCONTO


(Continuazione, vedi n. 42).


Innanzi a una tal donna stava Rodolfo, e, benchè il cenno avuto testè da Clotilde lo disponesse assai male, parvegli ben fatto non guastare da principio le cose sue; ond’è che in tuono franco a un tempo e cortese salutando, disse così:

— La prego perdonarmi, signora, se mi presento in un’ora meno opportuna.

— Egli è infatti prestino per una visita; ma siccome ella cerca, credo, di mio figlio, così....

— Scusi, non al figlio, ma ai genitori, ai tutori di Clotilde Nelli desidero parlare, anzi la mia visita propriamente è per quest’ultima.

La signora fece un’aria stupefatta da ingannar chicchessia, non Rodolfo, che continuò:

— Nè ciò deve arrecarle meraviglia, perchè insomma io vengo a far valere un mio diritto.

— Non so di che diritto ella intenda parlare, signor mio, e l’avverto che le sue espressioni mi hanno dello strano in modo....

— Se la signora lo ignora, ripigliò fremendo Rodolfo, io l’informerò. Io amava Clotilde e la chiesi a sua madre. Questa assentì e rimise la celebrazione delle nozze a quel giorno in cui io fossi nominato luogotenente di vascello. Or questa nomina io l’ottenni da ben tre mesi; la morte della signora Nelli fu per noi una gran perdita, ma ciò non toglie che, essendosi avverata la condizione, io venga a reclamare l’adempimento della promessa.

— Ma lei, signor mio, va di galoppo! a quel che pare, le dà volta il cervello.

— Signora!

— Le gira la testa, ripeto. Una povera figliuola che piange tuttora la madre, stiamo a vedere se si lascerà trarre all’altare dal primo venuto. Mi scusi, egli ha un fare troppo buon mercato della sua sensibilità e, dico anche, delle convenienze più volgari. D’altra parte io non so quel che possano valere questi suoi diritti. Lo so che lei corteggiava Clotilde, e udii pure parlare di certi disegni in aria; ma non furono mai che disegni, o piuttosto castelli, e non credo che Clotilde stessa tenga d’aver contratto veruna obbligazione.

— Quel che pensi Clotilde lo dirà ella.

La fanciulla entrava in quel punto accompagnata dal tutore. Rodolfo si levò in piedi e pallido per l’interna commozione, risolutamente le domandò:

— Clotilde, conoscete ancora il vostro Rodolfo? Io ho mantenuta la mia promessa, volete voi tenermi la vostra? Il vostro cuore detti una libera risposta: volete essermi sposa?

— Tale fu la volontà di mia madre e tale è pure la mia, rispos’ella abbassando le sue lunghe palpebre.

In quel momento, in quell’atto che, minacciati nei più legittimi affetti, rinnovavano il patto del loro amore, i due fidanzati erano a vedere veramente mirabili. L’uno colla fronte alta e lo sguardo sicuro, quasi in atto di sfida; l’altra, colla fronte inchina, la voce commossa, vestita di modestia e di grazia.

— Ha ella inteso, signora? ripigliò tosto Rodolfo. Ora dunque io mi volgo a coloro che a Clotilde tengono luogo della madre perduta, e chieggo formalmente che le sia lasciata la libertà di mantenere la data fede.

— La si contenti, signore, rispose ironicamente la signora, che prima di rispondere ci si pensi un pochino. Se ella vuol far dei romanzi, sappia che noi abbiamo il capo ad altro, e che un tutore non può in coscienza trattare così leggermente gli interessi della sua pupilla.

E poichè Rodolfo apriva la bocca per protestare, la signora si alzò e con un certo agrume gli disse:

— Insistere per ora sarebbe tempo perduto, Signore, a giorni le si farà sapere la nostra risposta e quella meglio pensata della nostra pupilla.

A uno sguardo espressivo di Clotilde, che ritraevasi per una porta interna alle sue stanze, Rodolfo, mordendo le labbra, salutò ed uscì.

La bella coppia, rimasta sola nel salottino, continuò liberamente la conversazione.

— Questi due ragazzi, fece il tutore scotendo il capo, mi han l’aria di volersi bene davvero, e volerli disunire è tardi. Lasciamoli sposare; per Augusto non mancheranno ragazze.

— Sì, ma una dote, una fortuna bell’e fatta come questa, ripigliava la moglie, dove vuoi tu trovarla in paese?

— Certo, sarebbe un bel colpo; ma al modo che la ragazza è presa dal suo uffiziale....

— Chi sa? Augusto è un bel ragazzo, è giovane, è innamorato e le è sempre ai fianchi. L’uffiziale al primo ordine de’ superiori s’imbarcherà e non sarà la prima volta che gli assenti abbian perduta la lite. Tientelo dunque per detto: rifiuteremo il nostro assenso a Rodolfo allegando la sua professione girovaga, pericolosa, e il manco di fortuna che troppo lo dispaia dalla condizione della ragazza. Clotilde a principio strillerà, me l’aspetto; ma vista la cosa impossibile, s’arrenderà alle carezze d’Augusto.

— Ma lui?

— Chi lui?

— Rodolfo.

— Oh! sta pur tranquillo, che non vuol morire per così poco. Voi altri maschi siete ben lungi dall’avere la sensibilità di noi donne; e a un modo o all’altro vi consolate.

Davvero, nessuno avrebbe detto al mondo che la Delrio fosse una donna sensibile; ma bisogna dirlo, ognuno è sensibile a modo suo.


II.


— Signore, signor luogotenente, favorisca, si fermi, m’ascolti.

— Chi mi vuole? domandò Rodolfo rivolgendosi alla voce che gli facea tanta calca dietro le spalle. La voce