Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 46 - 12 novembre 1910.pdf/1

Da Wikisource.
Anno IX. Sabato, 12 Novembre 1910. Num. 46.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Tournebroche. Le cronache dei giornali e la protezione dei minorenni — Amor vero (racconto) — *** Ancora sulla «Gazzarra attorno al corpo di un Santo» — Echi e letture — Il segretariato di Chiasso dell’Opera d’Assistenza per gli emigranti.
Religione. —Domenica prima d’Avvento.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario.

Educazione ed Istruzione


Le cronache dei giornali

e la protezione dei minorenni


Un venerando senatore, l’avv. e procuratore generale Calabrese, nell’intento di togliere o almeno diminuire le cause della delinquenza dei minorenni, ha presentato un progetto di legge per porre un freno a quella stampa, la quale, seguendo criterî puramente industriali, asseconda gl’istinti delle folle colla pubblicazione giornaliera delle cronache più scandalose. Il distinto legislatore, come tutti i galantuomini, vede appunto nelle colonne quotidiane di certi giornali dediti alla speculazione, una delle cause principali del pervertimento dei ragazzi e dei giovani d’ambo i sessi, e, col linguaggio della verità, segnala i mali e i rimedi.

Ma la verità punge a guajo, e il progetto dell’onorevole Calabrese, che può dirsi anche il sunto di fiere ma giuste requisitorie pronunciate da altri magistrati in occasione dell’inaugurazione dell’anno giuridico, ha suscitato un vespajo tra giornalisti che gareggiano in abilità nel difendere il così detto patrimonio delle libertà moderne.

Notisi che l’on. Calabrese — da taluni qualificato come uomo fossilizzato nelle dottrine del passato, o come un ingenuo — riconosce la fatalità di certe evoluzioni e quindi la necessità del così detto notiziario interessante; ma s’intende come l’egregio uomo si affretti a soggiungere che «se è inevitabile la pubblicazione sommaria degli avvenimenti, dei misfatti, non è necessaria nè utile
la pubblicità depravatrice e contagiosa dei particolari, e bisogna porvi rimedio».

Ogni persona onesta, di buon cuore e di buon senso comprende che il colpo è diretto con parsimonia a quei pubblicisti che speculano sullo scandalo e vi si gettano avidamente per anatomizzarlo e presentarlo ai lettori, ed è purtroppo noto a tutti come ormai migliaja e migliaja di minorenni, apprendano appunto dalle cronache di certi giornali, fatti e particolari, che in tempi di più sana morale si lasciavano nell’oblìo. Eppure, se si dovesse giudicare dalle proteste che si sono stampate di questi giorni, parrebbe che la stampa sia la istituzione innocente per eccellenza e che l’on. Calabrese sia uscito con un affastellamento pessimistico di corbellerie! Certi difensori di cronache sembrerebbero ingenui, se dal loro artificio non emergesse continuamente la contraddizione in cui cadono e se il loro torto non apparisse evidente anche per le prove che si stampano — eloquente contrasto — nel medesimo foglio in cui si fanno sproloqui sull’utilità del giornalismo all’altezza dei tempi e delle necessità moderne.

Anche pubblicisti distinti hanno tirato palle infuocate contro l’on. Calabrese, il quale potrà essere discusso nelle forme d’applicazione del suo progetto, mentre tutti i galantuomini dovranno riconoscere la verità sostanziale delle sue affermazioni e l’elevatezza de’ suoi obbiettivi ispirati da una coscienza che ha sentito il dovere d’intervenire in un argomento cui si tratta delle più gravi responsabilità dinanzi a Dio ed alla società civile.

Uno dei contradditori dell’on. Calabrese non ha trovato da opporre all’egregio magistrato che questo suggerimento: «Sopprimete allora anche la pubblicità dei dibattimenti». In mancanza di ragioni, si va nel sofisma e si giunge al punto di arrampicarsi sui vetri, che scivolano e sono pericolosi specialmente per chi di vetro ha la propria casa. Si intende che anche il problema dei dibattimenti pubblici dovrà essere discusso, malgrado la necessità del controllo; ma intanto sappiamo che la legge provvede nei casi più scabrosi e ordina i processi a porte chiuse. Ma chi è che viola impunemente la legge provvida anche in tali casi? Il cronista, sempre il cronista, che vuole impossessarsi ad ogni costo dello scandalo nascosto per arricchirne il suo giornale! D’altronde