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364 IL BUON CUORE


Poi gli sguardi si volgevano a Rodolfo, e:

— Povero pazzo! dicevano taluni; così bello e gagliardo s’è legato a un cadavere!

— La ricondurrà nella bara, soggiungevano altri.

— Fa proprio male al cuore, diceva una donna, vederli partire così!

— Sapete che è? diceva un’altra mentre partivano: È lo sposalizio della morte.

III.


Sopra Vichy romoreggiava un temporale; la pioggia a goccioloni grandi e radi batteva sul fogliame de’ platani e de’ tigli del parco, e le persone sedute a quel rezzo fuggivano chi qua e chi là per ogni verso. I più paurosi riparavano a’ loro alberghi, gli altri ricoveravansi alle terme dove si trova il gabinetto di lettura, e sofà per sedere e lunghe gallerie per passeggiare. La galleria dei quadri, che traversa l’edilizio per il largo era allora animatissima per la frequenza de’ passeggieri e de’ curiosi che, seduti qua e là, si diletta. vano di vedere il viavai dei bevitori d’acqua.

In fondo a questa galleria due persone di età matura, di nobile aspetto, sedevano e conversavano.

— Perchè così tardi quest’anno a Vichy? domandava la signora.

— Che vuole? rispondeva l’altro; un medico è uno schiavo. Sono due mesi che mando gente a Vichy senza poterci venire io.

— E ci avete mandato dei malati serii stavolta?

— Come sempre, disse l’altro sorridendo; di quelli che lo sono e di quelli che si credono di esserlo. In tutti due i casi le acque fanno bene.

— Come vi burlate dei poveri infermi, che vi riguardano come la loro provvidenza!

— Burlarcene poi no. Mi spiacque di non poter venir prima a Vichy, per una giovane che desiderava trovarci. Una giovane che faceva compassione a vedere, tanto era distrutta. Oh! sapesse, signora mia, che storia commovente era la sua!

— Che male aveva, di grazia?

— Mal di fegato.

— Allora non tema, chè la è di certo guarita; anche quest’anno le acque fanno miracoli. Osservi, dottore, que’ due giovani, uomo e donna, fermi in atto di contemplare il quadro che porta il n. 123.

— Li vedo.

— Osservi specialmente la giovane, alta, svelta, bella, graziosa, animata. Or bene, costei, due mesi sono, io la vidi, pareva uno scheletro. Al cancello, quando s’accostava lei a bere sorretta dal marito, tutti le facevano largo per compassione. Di giorno in giorno la comincia a pigliar colore, poi a camminar diritta sulla persona, poi a parlare, a ridere, finchè riuscirà a tornarsene affatto guarita. A tutti qui, anche a’ medici, pare un prodigio.

— Ah! se sapessi che la mia malata avesse fatto altrettanto e sposato colui che amava!....

Frattanto i due osservatori del quadro n. 123 si erano rimessi a passeggiare di quel passo veloce, svelto, leggiero che suole la gioventù; passeggiavano, ciancia vano, ridevano in mezzo alla folla, come fossero soli. Giunti in fondo alla galleria, stavano per dar volta, quando il giovane, colpito alla vista del medico colà seduto, si soffermò, mormorando non so che all’orecchio della compagna. Questa trasalì, alzò il velo nero che le copriva gli occhi e sclamò — E lui!

— Perdoni, signore, disse il giovane, accostandosi; fra tanta gente forestiera si scoprono talvolta delle rassomiglianze strane. Ella somiglia perfettamente a persona che ha diritto a tutta la nostra gratitudine: al dottor Gradi.

— Ed io gliel credo, signore, rispose il medico alzandosi, dacchè ognuno deve almeno rassomigliare a se stesso.

— Ed ella non ci riconosce? disse la giovane.

— No, signora.

— Che? non ricorda la malata di B... ch’ella mandava alle acque tre mesi or sono?

— E’ impossibile! diceva il dottore fregandosi gli occhi e fissandola in volto.

— L’ho pure scritto a suor Marta che non sarei più riconoscibile Oh! mio signore! non ci siamo veduti che una volta, ma io l’ho subito raffigurato. Si, è lei; è proprio lei che mi ha salvata! a lei devo la vita!

Il dottore dovette pur finalmente arrendersi. Non avea veduto Rodolfo che pochi istanti in assisa d’uffiziale, ed era le mille miglia lontano dal pur sospettare che fosse anch’egli a Vichy. Quanto a Clotilde, ci correva tanto tra l’inferma scolorata, affralita, invecchiata di tre mesi prima, e la svelta, gaia, vivace giovinetta che avea dinanzi, che la sorpresa di lui era ancor più naturale.

Siffatta sorpresa fu maggiore e generale fra cittadini di Clotilde, allorchè finalmente ella ricomparve in mezzo ad essi. Tutti stupivano, si congratulavano, gridavano al miracolo, alla risurrezione. Che bella ricompensa fu quella pel disinteressato amor di Rodolfo!

In un villino presso la città di B... vivono al dì d’oggi due belle anime unite dai più saldi vincoli dell’amor puro e cristiano. Sono amati, ben voluti, benedetti da tutti. Vedono tratto tratto gli amici, fra quali certi Delrio, conoscenza vecchia, e una suor Marta, figlia della carità, caro oggetto della loro gratitudine e delle loro beneficenze. E sono, quanto è possibile quaggiù, tranquilli e felici, tanto più felici quanto più lunghe e crudeli sono state le prove che ebbero a vincere.

Tant’è! noi siam così fatti che non apprezziamo de• gnamente il bene che Dio ci manda, se non quando fummo sul punto di perderlo; son quasi per dire, quando l’abbiamo perduto.

Ancora sulla "Gzzarra attorno al corpo di un Santo„


Siamo fin troppo persuasi che il lettore debba averne ornai una satolla della disgraziata, malaugurata controversia sull’ubicazione del sepolcro dei SS. Satiro e Vittore. Perciò questa — dopo alcune righe che vogliamo aggiungere al già detto nello scorso numero — vuole essere l’ultima volta che ne parliamo, dichiarando chiuso per sempre da parte nostra l’incidente, almeno in questo periodico, e se non ci vengono provocazioni; nel qual caso diciamo il resto e con qualche nome. E parliamo perchè proprio, è l’impudente panegirico tessuto nei giornali in lode della Commissione ultima, che ci ha indignati, rivoltati. Loro sono padronissimi quei signori avversarii di proclamare il proprio lavoro, spassionato, concorde, coerente, sereno, ecc., ma noi non lo crederemo mai.

Poi ci ripugna che il lettore venga facilmente turlipinato; per questo altresì riprendiamo la penna. La riprendiamo per denunciare un’altra volta la deplorevole pubblicità data a un fatto che doveva restare lontano dalle passioni della piazza; deploriamo i mezzi di quella pubblicità; tutto questo non fa onore certo, perchè prova la difficoltà ad entrare in rango, accenna ad una inversione di procedura, appellando in un disperato appello, dal Sovrano ai sudditi, condotta che