Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 48 - 26 novembre 1910.pdf/3

Da Wikisource.

IL BUON CUORE 379


indugiare qualche poco e trattenere ancora fra le vostre mani la cara personcina, dimentiche per un momento che bisogna che la bilancia funzioni, preoccupate solo e gelose quasi di lasciar isolato il dolce peso. Pensate ad altre mamme che hanno dovuto fare il sacrifizio di staccarsi dal loro povero bimbo cieco per affidarlo all’Asilo di cui sentono tutto il provvido scopo: anch’esse, povere mamme, esse specialmente vi ringraziano di fornire un mezzo per sapere se la salute della loro povera creaturina prospera: non sanno forse salutare scientificamente l’utilità della bilancia, nè di tutta la nuova cameretta, non intuiscono, poverette, che là, in quell’Asilo che si fregia d’un nome che ben sanno e sentono è una benedizione, tutto si fa pel bene dei loro poveri bambini e provano la più profonda gratitudine per tante persone buone, per le mamme più fortunate di loro, ma che la felicità rende generose. E vi anticipo un grazie anche dai piccoli ciechi: veniteli a trovar spesso: vi ringrazierannno nella loro sorprendente, provvidenziale gaiezza, nella loro eloquenza infantile che, colta a volo qua e là, sa intessere piccoli premi di affettuosa intelligenza e di bontà spontanea.

M. C.

Per l’Asilo Convitto Infantile dei Ciechi


OBLAZIONI.

N. N. |||
 L. 100 ―

L’offerta di L. 100 per l’acquisto di una macchina da cucire venne fatta dalla signora Marianna Balestrini in omaggio alla venerata memoria dei cari parenti defunti Nicolini. Educazione ed Istruzione


Un discendente di Cristoforo Colombo


RICORDI DEL DUCA DI VERAGUA


Giorni sono, come il telegrafo annunciò, si è spento serenamente a Madrid il discendente di Cristoforo Colombo, D. Cristoforo Colombo, de la Cerda, Duca di Veragua, ducato che fa parte della Colombia. Fu assistito negli estremi momenti, dal dott. Acero, dal Cappellano della sua nobile Casa, dalla famiglia, e i funerali solenni si fecero nella Chiesa di S. Stefano.

Ricordo la bella figura storica di questo personaggio, al congresso geografico di Genova, in occasione del IV Centenario della grande scoperta. La sua figura, il suo portamento nobile, la parola fluente e piena di caldo sentimento patrio e religioso, attrassero molti dei congressisti. Mi dissero allora che il Duca di Veragua
era uno dei più insigni personaggi del mondo parlamentare e aristocratico della Spagna.

Così per questa parte almeno, il desiderio ardente che Cristoforo Colombo il grande scopritore, ebbe di nobilitarsi e di cancellare l’umile sua nascita, parve finalmente soddisfatto, se non in vita, certamente dopo la morte.

Il figlio di Domenico, modesto scardassiere di Quinto e di Susanna Fontanarossa, lanaiuola, venuti a Genova per guadagnarsi la vita verso il 1439, non potè vedere tuttavia avverato il sogno, ma ne lasciò tali tracce, da trarsene sicuro presagio per l’avvenire.

Del resto una tale brama era naturale e logica in quei tempi — nella Spagna sopratutto — in cui, il merito, la coltura, scoperte ed invenzioni si dovevano subordinare tutte ai titoli nobiliari; ai ciondoli cavallereschi e ai diplomi regi. Fortunatamente, da questo lato almeno, il progresso, la cultura moderna, i criteri specialmente hanno modificato assai i giudizi, rendendo giustizia più alla sostanza che all’apparenza. Se Colombo ebbe la debolezza di farsi credere di origine superiore a quella nella quale era nato — debolezza che i biografi suoi hanno poi scontato amaramente per rintracciarne con verità il luogo di nascita — è da incolparne l’ignoranza dei tempi, e quella specie di spaguolismo letterario, scientifico ed artistico che stava già per ispuntare nell’orizzonte civile del suo tempo. Però i Colombo, almeno finanziariamente, si tolsero prestissimo dalla comune dei garzoni lanaiuoli; chè anzi, quest’arte, comunissima agli abitanti di Quinto presso Genova, si tramutò nell’uomo predestinato a scoprire un nuovo mondo in quella dell’ardito marinaio.

La vita marinaresca di quel tempo era piena di pericoli, di lotte, di audacie senza limiti. Caccia spietata di navi che correvano alla ventura in cerca di nuove terre, poichè se mancavano cognizioni o indicazioni di scoperte da farsi, in tutti c’era la convinzione che l’abitato dovesse essere più vasto di quanto si conosceva. Colombo fu tra quelli che confidando nell’audacia dei tentativi, ma dotato di un genio agli altri superiore, e punto da legittima ambizione di nobilitarsi, non ristette dall’avventurarsi nell’Oceano disprezzando il cabotaggio.

Per lui non ci volle molta fatica. In tutti i componenti la famiglia sua eravi una forte tendenza alla vita del mare. Nè si potrebbe spiegare altrimenti il passaggio rapido che egli fa, unitamente al fratello Bartolomeo, da un’industria domestica e tradizionale, e che gli dava mezzo sicuro di vivere, a quella arditissima di affrontare le onde tempestose del mare di Islanda, appena appena allora conosciuto.

Che cosa sappiamo noi del tirocinio marinaresco di Colombo per raggiungere alla fine il levante per la via di ponente? Nulla. Se fosse vissuto ai tempi nostri, scommetto che sarebbe rimasto sempre mozzo in un bastimento mercantile, o tutto al più avrebbe arricchito la giubba d’ordinanza con i sottili distintivi di... guardia marina!

Incomincia la carriera nobiliare della famiglia Colombo nei figli, D. Diego il maggiore, e Ferdinando;