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IL BUON CUORE 385


del Segretariato locale illustra diffusamente questa triste situazione di cose.

Il primo tentativo fatto dall’Opera per estendere in quella regione la sua benefica influenza ebbe un esito fortunato. Il Segretariato aperto l’anno scorso — mercè l’intelligente operosità del nostro rappresentante — compie un vasto lavoro di assistenza sociale e gode la massima fiducia degli operai e delle autorità locali, nonchè del R. Consolato di Besançon, il quale non può facilmente estendere la sua azione nel dipartimento della Mosella, troppo discosto dalla sede consolare.

L’attività del Segretariato di Briey è chiaramente documentata dalla seguente statistica riguardante il i semestre 1908:

Pratiche d’infortunio |||
 N. 164
Passaporti e carte d’identità |||
   » 166
Servizio di leva |||
   » 143
Pratiche diverse (procure, traduzioni ecc.) |||
   » 281
Matrimoni |||
   » 32
Rimpatrii (30 persone) |||
   » 18


Totale N. 804


Le pratiche d’infortunio impegnano in modo speciale l’opera del Segretariato. Prima molte cause, specie quanda si trattava di minorenni o di aventi diritto residenti in Italia, cadevano in prescrizione o si prolungavano per mesi e mesi; altre per mancanza d’inchiesta preliminare non venivano mai discusse. D’accordo col Tribunale e col Console di Besançon, il Segretariato ricerca le famiglie delle vittime, si mette in relazione coi Sindaci, prepara le procure e ne cura la traduzione, fa da intermediario fra le vittime ed i loro avvocati o il Tribunale o le compagnie di assicurazione ecc.

Nello scorso maggio l’Opera d’Assistenza, giustamente preoccupata della sorte di tanti ragazzi italiani costretti a vivere nel più completo abbandono morale, aprì con il concorso dei padroni un’asilo italiano in Auboué. L’asilo funziona sotto la direzione di competenti maestre ed è frequentato da 50 bambini italiani, i quali imparano con la lingua patria a ricordare e ad amare l’Italia. Purtroppo, la legge scolastica francese non permette ora di convertire quella benefica istituzione in una vera e propria scuola a vantaggio di tanti figli italiani circondati da un triste ambiente d’ignoranza e di abbrutimento morale.


CONCLUSIONE.

Questa succinta relazione basti in qualche modo ad illustrare e documentare il lavoro compiuto dall’Opera d’Assistenza a beneficio di una parte considerevole della nostra emigrazione.

Una parola anche per dire al pubblico italiano lo spirito e le speranze che ancor oggi animano l’Opera a proseguire nel suo cammino.

L’attività svolta dall’Opera in otto anni di esistenza è dovuta sovratutto all’energia e disinteressata operosità dei suoi Missionari, i quali — benchè scarsi di numero e senza attrattive di materiali ricompense — dedicano gli anni migliori a servizio dei propri connazionali in terra straniera.

La somma delle energie dispiegate e dei successi ottenuti con paziente operosità appare tanto più notevole quando si pensi che ai bisogni dell’Opera è di gran lunga inferiore la sua potenzialità economica. Priva di risorse proprie e sostenuta soltanto dalle libere oblazioni dei privati e dai sussidi degli enti pubblici, l’Opera di Assistenza compie un vasto lavoro, pur rimanendo nei limiti di un bilancio molto ristretto. Infatti in otto anni di esistenza il bilancio iniziale di circa 50.000 lire non giunse mai a superare le 140 mila lire. Dal che si vede chiaramente come le risorse finanziarie dell’Opera crebbero sì, ma in proporzione immensamente inferiore all’aumento dei suoi bisogni ed allo sviluppo della sua attività.

L’Opera d’Assistenza, ostacolata da difficoltà di ogni genere in patria e fuori, costretta a dibattersi fra le strettezze finanziarie, ha potuto sempre trovare un prezioso compenso alla deficenza dei mezzi materiali nello spirito d’abnegazione e nella forza ideale dei principi che nutrivano e stimolavano i suoi rappresentanti. Quello stesso carattere cristiano che mosse altri a denunciare nell’Opera la grettezza confessionale e lo spirito di reazionaria partigianeria, era ed è l’unica forza che abbia permesso all’Opera un vasto lavoro di generosa assistenza sociale compiuta serenamente fuori di patria, al di sopra di tutti i contrasti di classe e le divisioni di idee.

L’Opera nel contatto con la realtà ha imparato ed impara costantemente a conoscere meglio i bisogni della massa emigratrice e le esigenze che oggi s’impongono ad una saggia politica dell’emigrazione, ed in base alle esperienze fatte ha saputo adattare e completare il suo programma e la sua azione.

L’Opera non vuole ostacolare i progressi e l’autonomia del movimento operaio, e non ignora i doveri imposti dalla solidarietà sociale; essa sarebbe anche disposta a lasciare il suo campo, quando le nostre masse operaie — convenientemente educate e disciplinate — sapessero bastare a sè stesse fuori di patria. Ma i suoi rappresentanti, pur preparando fidenti con il loro apostolato sociale questo ancor lontano avvenire, non possono perdere di vista i bisogni urgenti della realtà attuale e rifiutare un’opera immediata e concreta di tutela, la quale non riveste già l’antipatica forma di una beneficenza elemosiniera, ma si converte in un vero e proprio apostolato popolare.

Ispirata ad un largo e sereno sentimento di carità sociale e di amor patrio, senza distinzioni grette e partigiane, che possano urtare una attesa umana di consiglio o di aiuto, l’Opera d’Assistenza attende fiduciosa alla sua missione e porta modestamente il suo contributo ad un grande dovere sociale.

PAGLIUZZE D’ORO


Avete bisogno di un cuore che vi comprenda, che vi corrisponda, e voi invece, mentre Gesù vi aspetta, andate cercando coloro che turbano il vostro. Andate al suo Cuore.

Mi sembra che un giusto apprezzamento della nostra persona e della nostra vita basti ad umiliare in noi le nostre orgogliose compiacenze.