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Pagina:Il buon cuore - Anno V n 19 - 5 maggio 1906.pdf/11

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IL BUON CUORE 151


N.N., 2 — N.N., 3 — Amministrazione Sforni, 50 — Coppa, 20 — N.N. (per immagini), 10 — Ferrari Giuseppina, 50.

Raccolte dal III Gruppo: Soldini D. Francesco, L. 5 — Un Istituto Religioso, 20 — Caduff Rodolfo, 20 — D. Maria Corti della Silva, 5 — Conte Costanzo Cagnola, 10 -- N.N., 10.

Raccolte dal IV Gruppo: N.N., 40 — Conte Angelo e Luigi Caccia, 10 — D. Virginia Marietti, 10 — Contessa Stanga Busca, 5 — Contessa Elisa Trivulzio Scotti, 10 — N.N., 10 — N.N., 2 — Cecilia Tornaghi, 5 — Carlotta Pasta, 20 — Cecile Tornaghi Dalmutoch, 5 — Leopoldina Bianchi, 25 — D. Fanny e Lina Orombelli, 25 — Ponzio, 20.

Ricevute dal portinaio del Convento L. 76. — Raccolte in una predica dal Quaresimalista di S. Maria del Suffragio, 33. — Raccolte in una predica dal Quaresimalista di S. Pietro Celestino, 135. — S.M.T., 40. — Per immagini, G.M.T., 30 — Idem. B.E.T., 12.60 — N.N., 50 — Guidotti e Croci, 10 — Una Terziaria, 8 — N.N., 8. — Raccolte nella Chiesa, 345 — D. Ferrario Scipione, 50 — D. Luigi Casanova, Rettore dei Sordomuti, 100. — Raccolte in una predica dal Quaresimalista di San Stefano, 50.

Piccola leggenda


Ne la notte procellosa, fra il turbinar della tempesta che infuria sovra i lidi terreni, un’anima, libera dalle umane spoglie, spiega il volo verso l’alto de’ cieli.

Alle gran porte de’ celesti regni, una voce chiede:

“Anima, donde vieni, e che mi porti? Accresci tu un fiore alla corona gloriosa dei martiri che qui risplendono in sempiterno?”

L’anima risponde intrepida: “Io vengo dalla terra, chiedo il premio promesso ai giusti. Ho compiuto il mio dovere, ho dispensato pane al povero, ho sfuggito il peccatore come la lebbra e l’ho infamato, ho esaltata la virtù e venerata la Divinità....”

La voce non risponde.

Un’altra anima è salita attraverso la tempesta e sotto le grandi porte sosta ed aspetta.

“E tu, anima, che cosa cerchi? che cosa apporti?”

Rabbrividisce questa della sua miseria, come se avesse un corpo ignudo; alfine risponde: “Vengo dalla terra, povera di virtù. Vissi a lungo travagliata, cerco pace. Dispensai qualche pane al misero: poca cosa.... io non ero ricca.

“Stesi la mano affettuosa al povero e allo sventurato: molto amai, molto soffersi, molto cercai di perdonare.

“Benedissi la virtù ed ogni sforzo intesi per raggiungerla, compiansi il peccato....” —

— “Entra, fratello, entra”. —

La porta si richiude.

Fievole, lontano, s’ode il rombo della tempesta che viene a morire e frangersi come un’onda a piè delle gran porte.

L’anima prima è sola ne l’immensità e ancora aspetta.

Ode alfine la stessa voce mutata e commossa che parla: “Ritorna, fratello, sulla terra, e impara che carità non sempre significa pane, ch’esser buoni significa amare, che amare vuoi dire compiangere, perdonare, riabilitare. Quindi ritorna. Le porte eterne ti saranno aperte”.

Egloge Cappello Passarelli.

SERATA FIORENTINA

A FULVIA.

La romba ancor risuona....
Risuona ancor la romba delle grandi
Campane loquaci,
Dal vacuo ventre oscuro;
Risuona da le torri
Pensose dell’Ente,
Ritte, come giganti scolte nere,
Ritte nell’ombra.
Una febbrile ansia di vita passa
Sui freddi marmi
Che figurano l’uom, parlan del genio;
Passa sui marmi sacri e sui profani,
Passa e si sperde, gemendo stridula
Come estiva cicala che scossa
Vola via.
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .
E nell’oscurità crescente, vagano
E te guardano, o santa patria mia,
E te guardano ardenti, trasvolando,
L’ombre dei grandi.
Parla e vive il Cellini
Da i bronzi avvivati,
E parla e vive ancora Michelangelo
Che, Dio novello, anima il freddo sasso....
E parla e vive Sanzio
Dalla testa
Leoninamente fulva,
E parla e vive Giotto,
Tiziano, Lippo Lippi e Botticelli:
Tutti che colorirono l’idea,
Che la trasfusero a le tele morte,
Vivificandole.
E parla e vive Dante,
Erto il capo
Sdegnosamente fiero,
Fissi gli occhi
Divinamente belli....
E te guardano, o santa patria mia,
E te guardano ardenti, trasvolando,
L’ombre dei grandi.
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .
S’ode la bella melodia d’un organo
Che piange in una chiesa:
Là presso, seduto,
Un monelluccio canta
E da la nicchia a lui, ride una santa.

Gianfranco Casati.



PENSIERI


Quel po’ che io son capace di fare mi viene tutto dall’inspirazione chi mi dà la religione. La mia fede è la mia vita.