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IL BUON CUORE 227


Educazione ed Istruzione


Pio IX padrino di Maria Pia

Due lettere di Vittorio Emanuele II al Papa

La rosa d’oro alla duchessa di Savoia

Maria Pia di Savoia nei Braganza ebbe a padrino di battesimo Pio IX. L’accettazione del Sommo Pontefice, in cui s’appuntavan le speranze dell’Italia, di levare al sacro fonte il figliuolo che stava per nascere al principe ereditario, Vittorio Emanuele duca di Savoia, fu partecipata a Re Carlo Alberto da monsignor Corboli-Bussi inviato dal Santo Padre a Firenze prima e poi a Torino per ottenere da quelle due corti l’assenso alla progettata lega doganale. E Vittorio Emanuele così ne esprimeva al Papa la sua riconoscenza, con lettera data da Torino, 16 settembre 1847: «Beatissimo Padre: Il re, mio carissimo padre, venendomi di dare la consolante notizia che Vostra Santità si degnava di esser padrino del figlio che deve nascermi fra breve; colmi di gioia, mia moglie ed io, ci facciamo una gran premura di porre ai piedi di Vostra Santità i nostri ringraziamenti per un sì esimio favore; favore che, son certo, farà scendere le benedizioni del Cielo su quel figlio e sopra questa casa tutta, che da secoli è così devota alla Santa Chiesa, che nutre così rispettoso affetto per lei, Santo Padre. Degnisi, beatissimo Padre ecc.».

Pio IX rispondeva il 9 ottobre seguente:

«Con molta soddisfazione dell’animo nostro abbiamo assunto l’ufficio di padrino del figlio nascituro di V. A. e dell’augusta sua consorte. Questo vincolo spirituale stringerà sempre più la unione fra la Santa Sede e la piissima casa di Savoia, che si è sempre distinta pel suo filiale affetto verso i romani pontefici».

La figliuola, nata il 16 ottobre 1847, venne tenuta al battesimo; in nome di Pio IX, dal Nunzio pontificio in Torino. Quel giorno stesso il principe ereditario duca di Savoia scriveva al Sommo Pontefice una nuova lettera di ringraziamento che chiudeva così: «Permetta, Santo Padre, che uno dei figli più affezionati che abbia la causa di Santa Chiesa, per cui darei non una ma mille vite, se le avessi, abbia la fortuna di baciarle il sacro piede».

Pio IX inviava poi all’augusta puerpera, la duchessa Maria Adelaide figlia dell’arciduca Ranieri d’Austria, la rosa d’oro — l’ultima conferita ad una principessa di casa Savoia — e la consorte di Vittorio Emanuele ne rendeva grazie il 12 dicembre 1847 nei termini seguenti:

«Mi permetta di deporre ai piedi della Santità Vostra i più umili rispettosi sensi della divozione che nutro verso di lei, Santo Padre, unitamente a quelli della più sentita, più viva riconoscenza, per l’insigne favore che la S. V. degnossi. concedermi, nel mandarmi, pegno sì distinto della di Lei bontà. La Rosa d’oro, rimessami quest’oggi da monsignor Santucci; mi sarà
sempre preziosissima memoria della di lei benevolenza, Santo Padre, ed a noi tutti nuovo eternamente caro pegno della di lei bontà, sicura che sarà pure sorgente di benedizioni a questa casa tutta, ai nostri figli, ai quali sarà sempre di caro ricordo di quel favore sì grande, che noi tutti colmò di gioia, allorchè degnossi, Santo Padre, tenere al sacro fonte la bambina che Iddio, nella sua misericordia, ci ha data. Sarà mia cura, Santo Padre, cercare di educarla, colla sorella e i fratelli, in quei sentimenti che sempre più renderanno la nostra famiglia devota di cuore alla Santa Sede».

La parola fu mantenuta. Cresciuta alla scuola della genitrice, continuata poi dalla sorella maggiore Maria Clotilde che al letto di morte di Maria Adelaide aveva promesso formalmente di far da madre ai fratellini ed alle sorelline, Maria Pia cercò di mantenersi fedele alle tradizioni avite. Essa sbarcò appena appena quindicenne, a Lisbona l’indomani, si può dire, delle energiche rimostranze fatte da Pio IX, con una memoranda enciclica ai vescovi portoghesi per le condizioni miserrime in cui trovavasi in quel regno la Chiesa per la nessuna opposizione fatta alle prepotenze parlamentari e governative; di lì a non molto però s’ebbe qualche miglioramento, sebbene di gran lunga insufficiente; a tale miglioramento, insieme col ricuperato vigore dell’episcopato concorse anche l’influenza della sovrana.

Quanto alla rosa d’oro, se non erriamo, l’ultima da Leone XIII conferita fu alla regina Amelia di Braganza-Orléans, nuora di Maria Pia: fin qui sotto Pio X non v’ebbe una occasione a simile onorificenza.

Il matrimonio di Maria Pia con Luigi I di Portogallo rappresentato dal principe di Savoia Carignano — nella cappella del palazzo dell’arcivescovo di Genova mons. Charvaz — già precettore di Vittorio Emanuele II assistito dai vescovi di Biella, di Pinerolo, di Alife e di Cremona. Era quest’ultimo mons. Novasconi, nominato senatore del regno. Prima di lasciare Torino Maria Pia aveva ritenuto suo dovere di partecipare le sue nozze al Papa Pio IX e spedì a Roma, latore di sua lettera, l’abate Stellardi. Il 19 settembre lo Stellardi era già di ritorno recante un dono consistente in un album coperto di pietre preziose, il quale nel primo foglio aveva un autografo del Papa e due stupende incisioni, rappresentanti, l’una la Vergine, l’altra un Ecce Homo.

Nel febbraio del 1873 la corte dei Braganza aveva ospitato per alcuni giorni, a Lisbona, una famiglia reale, in volontario esilio innanzi la rivoluzione, o per meglio dire, rientrante in patria. La famiglia di Amedeo di Savoia, fratello di Maria Pia, il quale per pochi mesi aveva cinto la corona di Spagna. Al fianco di Amedeo era allora una principessa dal cuore magnanimo, la cui memoria perdura tuttavia in venerazione: Maria Vittoria della Cisterna, la madre degli attuali duca d’Aosta, conte di Torino e duca degli Abruzzi.