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Pagina:Il buon cuore - Anno X, n. 43 - 21 ottobre 1911.pdf/4

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340 il buon cuore
«Precisamente» rispose il Santo, e sopraffatto di nuovo dal dolore cominciò a lamentarsi e singhiozzare.

«Mi pareva d’aver meritato di averla meco» soggiunse.

Quando il Signore ebbe saputo quel che affliggeva San Pietro divenne subito mesto.

La madre di San Pietro non era stata tale da meritare il Paradiso. Non aveva pensato che a raggranellare denaro; ai poveri che andavano alla sua porta non aveva dato mai nè un soldo nè un boccon di pane.

Ben comprendeva il Signore che il desiderio di San Pietro era vano; la madre di lui era stata troppo avara per godere la beatitudine.

«Come puoi credere — chiese il Signore al Santo — che tua madre sarebbe felice con noi?

«Tu dici questo perchè non vuoi adoperarti in mio favore — disse San Pietro — chi non potrebbe esser felice in Paradiso».

«Chi non gioisce della gioia altrui non può essere beato con noi» disse il Signore.

«Allora vi sono altri non adatti a questo luogo al pari di mia madre», insistè il Santo: il Signore capì che l’apostolo alludeva a sè medesimo. Sentì profonda afflizione nel vederlo così addolorato da non saper più quel che diceva. Attese un istante sperando che si pentisse e riconoscesse che la madre sua non poteva andare in Paradiso; ma San Pietro non intendeva ragione.

Il Signore allora chiamò un angelo e gli ordinò di scendere all’inferno a prendere e trasportare in Paradiso la madre di San Pietro.

«Fammi vedere come fa l’angelo a portarla quassù» disse San Pietro.

Il Signore lo prese per mano e lo condusse sulla cima d’una rupe che da un lato scendeva a precipizio. Gli mostrò che sarebbe bastato ch’egli si fosse curvato un po’ sull’orlo per scorgere al disotto l’inferno. Da principio San Pietro non potè distinguere nulla, come se avesse guardato entro un pozzo. Gli parve che si aprisse sotto a lui una cupa sconfinata voragine. La prima cosa ch’egli distinse oscuramente fu l’angelo che aveva già percorso il sentiero che menava all’abisso. Lo vide scendere senza timore nella profonda oscurità, tendendo appena le ali, nel dubbio di arrivare con troppa veemenza. Dopo che San Pietro ebbe assuefatto gli occhi cominciò a vedere sempre più. Comprese che il Paradiso si stendeva sopra un monte rotondo entro al quale vi era un ampia voragine, e al fondo di essa dimoravano i dannati. L’angelo scendeva scendeva e non toccava ancora la meta. San Pietro si spaventò nel vedere che quel sentiero non finiva mai e mormorò: «Potessi vederlo tornare subito con mia madre!».

Il Signore lo fissò con occhi dilatati mesti, e, gli disse: «Non vi è pesi che il mio angelo non possa sollevare».

L’abisso era così profondo che non vi poteva penetrare nessun raggio di sole. Parve che l’angelo col suo volo portasse un po’ di chiarore, un po’ di luce, sì che fu possibile a San Pietro scorgere fino all’imo la voragine. Vi era in essa uno sconfinato terreno deserto
e dirupato; scogli appuntiti lo ricoprivano e fra essi luccicavano pozze d’acqua nera. Nè verde stelo, nè albero nè segno alcuno di vita appariva laggiù.

Sugli scogli acuminati stavano aggrappati gl’infelici morti, erano saliti sperando di uscire dalla voragine; vista l’inutilità dei loro sforzi rimanevano li sospesi, impietriti dalla disperazione.

San Pietro ne scorse alcuni seduti, ovvero giacenti, colle braccia tese verso un eterno desiderio, cogli occhi fissi, rivolti in alto. Altri tenevano le mani dinanzi al viso come per non vedere l’orrore disperato che li circondava. Stavano tutti immobili; taluni giacevano entro le pozze d’acqua senza tentare di uscirne.

Erano tanti e tanti da incuter terrore. Sembrava che il fondo dell’abisso non consistesse che di cadaveri e di teste.

S. Pietro fu preso da nuova inquietudine. «Vedrai che non la trova», disse al Signore. E il Signore lo guardò collo stesso sguardo mesto di poco innanzi.

Per l’angelo non c’era da temere, pur tuttavia pareva a San Pietro ch’egli non potesse riuscire a trovare, sua madre fra la turba de’ miseri. Coll’ali tese l’angelo si librava sulla voragine in cerca della sciagurata; ad un tratto uno de’ dannati Io scorse, s’alzò, tese le braccia e gridò: «Prendimi, prendimi».

L’intera turba riprese vita.

Tutti i milioni d’anime che languivano giù nell’inferno si sollevarono e, tendendo le braccia, implorarono l’angelo di menarli al benedetto Paradiso. Quelle grida giunsero fino al Signore e a San Pietro e i loro cuori, udendole, palpitarono di dolore. E siccome l’angelo, libratosi sui dannati, andava cercando quà e là quella che doveva prender seco, essi si precipitarono dietro a lui, come sospinti da una bufera. Finalmente l’angelo scorse la madre di San Pietro, ripiegate le ali sul dorso si calò come una freccia. San Pietro emise un grido di gioia quando lo vide cingere col braccio sua madre e trasportarla in alto ed esclamò: «Sii benedetto tu che mi riconduci la madre».

Il Signore posò la mano sulla spalla del santo, quasi avesse voluto ammonirlo di non abbandonarsi troppo presto alla gioia. Ma il Santo era lì lì per piangere dal gaudio di vedere la genitrice salva e non supponeva affatto ch’essa avrebbe dovuto andare nuovamente lontana. La gioia di San Pietro cresceva vedendo che, per quanto l’angelo fosse stato ratto nel sollevare sua madre, alcuni dannati con incredibile rapidità si erano aggrappati a lei che veniva liberata, per essere condotti in paradiso. Una dozzina all’incirca pendevano dalla vecchia, e il santo pensò che doveva essere un grande onore per la madre sua sottrarre tanti infelici alla dannazione.

L’angelo non fece opposizione alcuna.

Non appariva menomamente oppresso dal grave peso; saliva saliva agitando le ali senza fatica come se portasse in cielo un uccellino morto.

Invece San Pietro vide che sua madre andava staccando da sè i disgraziati avviticchiati a lei.

Ghermiva loro le mani, apriva loro i pugni si che un dopo l’altro vacillavano e ricadevano nella voragine.