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356 il buon cuore
l’Apostolo degli Emigranti, non eravamo stati ancora capaci di realizzare il piano del grande prelato e, a parte e ad eccezione fatta di alcuni casi isolati, la colonizzazione italiana negli Stati Uniti si può dire appena conosciuta.

Egli è vero che per il passato è stata ostacolata da serie difficoltà, che sembravano insormontabili; ma quelle ora grazie anche a questa nuova istituzione scompariranno. L’Associazione composta di persone appartenenti al laicato ed al clero ed infiammate del più vivo interesse pel benessere degli immigrati in tutti gli Stati dell’Unione, ha piena cognizione delle terre che possono adattarsi allo scopo suddetto ed è sempre pronta a somministrare a chiunque si rivolga a lei, le informazioni più precise ch’essa possiede, e a dare il benefizio dell’esperienza dei suoi membri ed il loro coscienzioso parere.

Ad attirare la confidenza dei nuovi arrivati è bene che si sappia, che questa Società non ha e non può avere alcun interesse o derivare alcun guadagno dalle vendite o compere delle terre che vengono destinate agli emigranti; nè si assume in modo alcuno la vendita o la compera delle medesime. Perchè scopo della medesima Società è solamente di aiutare gli emigrati nella scelta di terre idonee per lo scopo per cui le vuole, di proteggerli nell’adempimento delle condizioni del contratto e di vedere che quanto prima sieno provvisti di Scuola e Chiesa. Quando, come giornalmente avviene, le terre sono messe in vendita a scopo di colonizzazione, la Società manda esperte persone ad esaminare il terreno, il clima, i termini del contratto e se il tutto insieme è soddisfacente e dà garanzia che possa formarvisi con successo una colonia di almeno un centinaio di famiglie, allora la società rende ciò di pubblica ragione, adducendone i motivi, e quando la colonia abbia cominciato ad esistere, è cura della Società di ottenere dalle rispettive autorità locali ciò che è necessario perchè venga somministrato ai coloni la debita istruzione civile e religiosa.

Se le Società di Patronato in Italia, se le rispettive Autorità troveranno conveniente di darsi una mano, di lavorare d’intesa con questa Società di cui io parlo, sembra che un miglior avvenire per gli emigrati è assicurato e che il tempo della loro redenzione è venuto; dacchè ben presto sarà conseguito il fine, di formare cioè di questi emigrati buoni e contenti possessori della terra, conservando tutte ed intatte le virtù patrie e religiose che seco avranno portato.

(Continua).

PENSIERI


La stima che uno gode, gli è fonte di molti piaceri e di vantaggi reali: quando tu calunni un altro, sei un ladro, che gli rubi quiete e guadagno.

Avanti e in alto! ci grida la natura; avanti e in alto! ci grida la scienza; avanti e in alto! ci gridano i nostri padri, che hanno sudato prima di noi per portarci dove siamo; avanti e in alto! gridiamo anche noi ai nostri figliuoli, che ripeteranno il santo grido ai loro lontani nipoti, finché uomo calpesti zolla del nostro pianeta.


Educazione ed Istruzione


LE ESPOSIZIONI ROMANE


Nelle sale degli Indipendenti

La mostra degli Indipendenti, ha, non fosse altro di simpatico il nome. Indipendenti, da che cosa? Chi sa come è sorta questa esposizione sa anche che l’ardita affermazione di libertà che l’epiteto onde va contraddistinta sembra includere, si riferisce quasi sopratutto alle organizzazioni ufficiali, e alle non meno ufficiali giurie. Ma l’origine del nome bisogna cercarlo un poco più in là; salire le verdi acque della Senna, giungere a Parigi in epoca di Vernissage, nei celebri Salons al lato dei quali altri saloni si schiudono per iniziativa degli artisti che non vollero passare (o le passarono male), le forche caudine dell’ammissione, ai transitori santuari dell’arte odierna. Ma chi tutte queste cose non voglia rammentare può benissimo lasciarsi soltanto attrarre dal simpatico nome, che vi fa pensare alla più balda indipendenza da ogni scuola, da ogni preconcetto, da ogni moda, da ogni accademia. Ciò dispone assai bene il visitatore, per quanto lo renda un po’ esigenti; ed è un irresistibile invito per cui senza averne magari l’autorità, ama serbare l’indipendenza, se non dei suoi giudizî — che quelli s’intende debbono essere basati sopratutto su criteri tecnici — ma delle proprie impressioni; indipendenza questa a cui tutti i visitatori, che vanno alle esposizioni per proprio gusto e piacere, tengono assai più di quel che non si creda; indipendenza, cui le visitatrici sopratutto non rinunziano mai, anche quando corrono il rischio di dire delle cose cosi avventate, da fare aggricciare... la tela al più tranquillo e idilliaco dei quadri.

Ed è perciò che io stessa visitatrice fantastica quant’altra mai, con il desiderio di far l’indipendente... fra gli indipendenti, mi son recata nelle fresche e luminose sale di palazzo Theodoli, nelle quali mi sono trovata quasi sola con i quadri silenziosamente eloquenti. L’atmosfera serena, tranquilla, sarei per dire, claustrale, della galleria, dei musei e delle esposizioni, quando non sono troppo movimentate di visitatori, è almeno per me delle più suggestive. Con alterna vicenda il pensiero si raccoglie in un immagine bella, che ha reso d’un tratto prigioniero il vagante sguardo entro l’ambito breve della sua quadrata cornice, o va deliziosamente correndo per le mobili vie della fantasia, desta ed eccitata al sogno e alle peregrinazioni audaci, da qualche leggiadro motivo sentimentale di che una tela suggestiva suggestivamente favella. Ond’è che questa nostra estate romane, più di ogni altra forse calda e conciliatrice di ozî, ha nondimeno il singolare vantaggio d’invitare a nuovi pellegrinaggi artistici, coloro che il caldo non ha ancora sospinto verso orizzonti più aperti.

Eccoci dunque agli «Indipendenti», la mostra d’arte