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IL BUON CUORE 7


più che nelle dotte disquisizioni dei sapienti, nell’anima semplice, ingenua dei santi, degli umili.... allora ci spieghiamo come rigettata e rifiutata dalle cattedre della scienza superba d’un mondo in contrasto con Dio, come la fede ami e predilige ricoverarsi nei semplici abituri dei poveri, degli indigenti, ami e predilige sedersi regina indisturbata e rispettata nelle case, nelle famiglie tranquille, pie, aliene dal fasto e dal rumor mondano..., come la fede parli forte possente nei cuori caritatevoli... come venga intesa forma delicata pei sofferenti, per gli angosciati... come sollevi chi gema... come conforta chi lotta d’angustia, come sorrida al generoso, come sfugge all’egoismo, alla follia del piacere... come muta si stia là dove — dorato o meno — s’adora il vizio, la carne, l’oro, le passioni più basse e volgari!...

Disse Pascal... «Sgombrate il cuore dalle passioni, troverete la fede!».

Vantano gli Giudei la loro discendenza d’Abramo.

Gesù pare non calcoli molto le ragioni avversarie. Chi ci nobilita, chi ci da il vero titolo di gloria non sono le circostanze esteriori, fortuite: sono invece l’opere nostre; la virtù è il premio dello sforzo e del sacrificio individuale.

Le grandi, secolari tradizioni di fede non contano per quel giovane che tiene una condotta ben in opposizione alle vantate glorie della famiglia. Più che un merito, sono esse per lui un’aggravante, per lui che tanto ha tralignato Nè basta alla bisogna di nostra vita la scienza — anche la più profonda — di religione. Non è un arido sistema filosofico che s’accontenti dell’intelletto, no! essa è un sistema di vita pratica, reale, quotidiana per ciascun individuo, per la società, per tutti i luoghi e tempi. Tanto è vero che nè uomini, nè tempi, nè luoghi mai l’hanno esaurita.

Meno ancora la religione è un complesso di sterili forme esterne, vuote, morte, convenienza più che altro. No! Una tale religione è una bestemmia, è un insulto al Dio che Cristo disse da adorarsi in ispirito e verità!

La vera religione è l’armonia dell’intelletto e del cuore, luce celeste che fra le scorie umane ritrovò l’oro purissimo della virtù; grazia e dolcissima mozione alla volontà che inorridisce ai pascoli della terra per deliziarsi delle margarite celesti: forza che lavora «fortiter et suaviter» la vita di quaggiù per ordinarla ed adattarla alla vita di luce e grazia nel cielo.

B. R.


Angela Gavazzi Sessa


Dopo lungo soffrire, confortata dalle speranze eterne e dalla numerosa famiglia che si stringeva intorno a Lei come ad un altare, Angela Gavazzi Sessa è serenamente, santamente spirata verso le ore 12 di mercoledì scorso.

Donna ammirabile sotto ogni rispetto, moglie e madre esemplare, suocera, ava e bisava venerata, Ella armonizzava in sè tutte le virtù più nobili ed era centro dei santi amori famigliari, mentre da tutti era
segnalata come modello di perfezione cristiana, di profonda, sincera pietà, di carità esplicata con sentimento materno.

Rifuggente sempre da ogni mondanità, la buona signora Angela, anche in età fresca, era chiamata la Dama della carità. Ella, infatti, esercitava seriamente e dolcemente la sua missione di benefattrice, specie nell’Opera Pia Gerli dei piccoli contributi a favore delle famiglie povere sperdute in città, senza i requisiti voluti per aspirare alla pubblica beneficenza, e la sua opera attiva, intelligente, pietosa, si estendeva dalla città alla campagna, specie al suo diletto borgo di Vaimadrera, dove la pia signora era riguardata con affettuosa venerazione.

Alla rimpianta Angela Gavazzi Sessa si possono giustamente applicare le parole che l’abate Antonio Stoppani, colpito da sventura a Damasco, rivolgeva alla madre sua venerata: «Regina della casa è la madre per noi, nodo di amore tra il padre e la prole, vincolo sacro di fratellanza tra i figli, e anello che tiene congiunte le generazioni di nipoti e di pronipoti.... Finchè ce n’è un capello vivo di questa donna che si chiama madre, c’è un culto di rispetto e d’amore per lei, tale che nessun altro culto più s’avvicina al culto di Dio. L’umile scranna dove siede è un trono, un altare».

Modesta, semplice, affettuosa, la buona signora ebbe la soddisfazione di vedersi crescere intorno una figliolanza virtuosa e distinta; ma il suo animo non fu mai accessibile all’orgoglio, nemmen quando vide ripetuta. mente i figli suoi occupare posti ambiti da molti. In tutti gli eventi vedeva la manifestazione della volontà divina, mentre in ogni occasione, Ella, con rara saggezza, con preziosa influenza, faceva il possibile per tutto convergere a beni superiori.

La di Lei dolce, cara, santa memoria, conforti i superstiti! Conforti specialmente il venerando vedovo, che nell’ultimo scorcio di vita, ha veduto scomparire Colei, che fu sempre il sorriso, la forza, il conforto della sua nobile esistenza.

A. M. Cornelio.

A
llo scopo di procurare ai nostri soldati d’Africa la maniera di comunicare più facilmente colle loro famiglie venne iniziata la seguente palla di neve.

Coloro che leggeranno queste parole faranno il piacere di mandare almeno tre cartoline illustrate in una busta, colla propria firma (in un biglietto) al seguente indirizzo:

DITTA L. F. COGLIATI

Milano — Corso Porta Romana, 17.

Inoltre sono pregati di copiare questo appello, firmare e inviare a quante persone di loro conoscenza credono; queste alla loro volta faranno ugualmente continuando così la palla di neve.

Le cartoline raccolte verranno poi consegnate alle signore degli Ufficiali del 68 Regg. Fanteria, iniziatrici dell’atto gentile, che penseranno a mandarle a destinazione.