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IL BUON CUORE 229


Questo fortunato periodo agricolo-industriale che attraversa ora la California è succeduto a un altro periodo pure fortunato e più universalmente noto: vogliamo dire il periodo minerario, il quale però non è ancor chiuso del tutto e impiega ancor esso in buona parte la mano d’opera italiana. Non è quindi meraviglia che tutte queste ricchezze sparse su un territorio grandissimo e relativamente poco popolato (la superficie è di 390,000 Km.2 e la popolazione di 2.377.549 abitanti appena), abbiano sempre esercitato ed esercitino tuttora un grande fascino sulle masse emigratrici. Tuttavia gli italiani in California non vi si stabilirono al seguito di forti correnti emigratorie dalla madre patria, ma si portarono colà alla spicciolata, come si suol dire, talvolta dopo un più o meno lungo soggiorno negli Stati dell’Est, tal altra ubbidendo alla chiamata di parenti ed amici. Anzi specialmente in California non è infrequente il caso di un primo venuto d’una famiglia o d’un paese che abbia poi incoraggiato i parenti e i conterranei a raggiungerlo: in talune città sono quindi numerosi i gruppi d’immigrati d’una stessa provenienza.

Anche ora non si può dire che parta dall’Italia per la California una forte e diretta corrente emigratoria. Questo fatto è essenzialmente dovuto alla lontananza: perchè un emigrante giunga fino al Pacifico occorre sia provvisto delle cinquecento o seicento lire indispensabili per l’intero viaggio dall’Europa a New-York e di qui in California, oltre s’intende, alla scorta di denaro, fissata al minimo dalle leggi federali, per le spese di primo installamento.

Le spese di trasporto dall’Italia in California, maggiori di quelle richieste per altri paesi transoceanici, hanno però a loro volta contribuito a rendere l’immigrazione nostra in quello Stato più scelta e nello stesso tempo più permanente che non negli altri Stati dell’Unione. Comunque, questi nostri immigrati in California vi hanno conseguito realmente grandi vantaggi economici? Se essi vi possono realmente trovare allo stato attuale speciali favorevoli condizioni, non vi si potrà incanalare una forte immigrazione, sfollando taluni centri dell’Est ove si addensa così miserevolmente la nostra emigrazione agli Stati Uniti?

Si contano circa 100,000 italiani nello Stato di California; se ne incontrano per ogni dove e nelle città e nelle campagne. Centri italiani di una certa importanza si trovano a Santa Rosa, a Sacramento, a Stockton, Jakson, a Oakland, a San Josè, a Fresno, a Los Angeles e a San Francisco che è il centro maggiore, ove risiedono 40 mila nostri connazionali. A detta degli stessi Americani, essi hanno grandemente contribuito allo sviluppo agricolo e industriale del paese: alcune imprese, come la Italia Swiss Colony di Asti e la Italian Vinyard Co. di Cucamonga, fondate da volonterosi e intelligenti italiani, sono portate ad esempio dal Governo stesso della California.

Nei vigneti, nei frutteti, negli oliveti, nei fertilissimi poderi coltivati a grano, negli orti che circondano quasi
ogni città della California, si notano italiani, o come semplici lavoratori o come proprietari dei terreni coltivati. Italiani sono numerosi pesatori che si spingono anche fino all’Alaska, quando il mare si sgela; italiani lavorano nelle miniere della Sierra Nevada e della Catena della Costa e nelle estese foreste. In San Francisco e, in genere nelle città, molti dei nostri si sono dati al traffico e al piccolo commercio: moltissimi invece sono spazzini, panettieri, barbieri e lustrascarpe.

Le condizioni economiche però di questi nostri emigrati in California non sono nella generalità dei casi quali si crede comunemente dovrebbero essere in un paese così giovane e così ricco. Sopratutto sono inferiori ai loro meriti.

Vediamo gli operai. Abbiamo sott’occhi uno specchietto dei salari più frequentemente corrisposti agli operai in California, dati che furono comunicati recentemente al R. Commissario dell’Emigrazione dall’autorità consolare locale. In esso leggiamo che i vari mestieri sono cosi ricompensati:

Operai addetti alle ferrovia |||
 da doll. 1,75 a doll. 2 al giorno
Operai addetti alle gallerie |||
 » 2,— » 2,50 »
Minatori |||
 » 2,50 » 3,— »
Operai per lavori di cemento |||
 » 2,25 » 2,50 »
Abili operai pei lavori di cem. |||
 » 3,— » 4,— »
Fabbri, maniscalchi |||
 » 2,75 » 3,50 »
Operai pei lavori in ferro |||
 » 2,— » 2,50 »
Scalpellini pei lavori in marmo |||
 » 3,50 » 4,50 »
Falegnami ed ebanisti |||
 » 3,— » 4,— »
Pittori e decoratori |||
 » 3,— » 5,— »

Due osservazioni però dobbiamo fare a proposito di questi dati: la prima si è che essi corrispondono al salario nominale e non al salario reale: dicono cioè la somma che l’operaio riceve, senza però assicurarci parimente della quantità di cose utili che egli può procurarsi con quella somma; e questa quantità è data, com’è evidente, al costo della vita che anche in California, come negli Stati dell’est, è considerevole.

E ancora — seconda nostra osservazione — i dati su riportati si riferiscono ai salari del lavoro qualificato (skilled labor) e non a quelli del lavoro non qualificato (unskilled labor), cui attendono nella maggioranza i nostri lavoratori. Abbiamo detto nella maggioranza perchè purtroppo, una ferrea barriera all’elevazione economica della maggioranza dei nostri operai negli Stati Uniti loro è frapposta dall’unionismo professionale tiranno, che obbliga i nostri emigrati a ingrossar le file dei lavoratori manuali, inferiori economicamente, negando il diritto al lavoro a quelli che non appartengono alle Unioni e che pur sono forniti di una pratica e di una coltura professionale. Non possono appartenere alle Unioni coloro che non sanno un po’ d’inglese; coloro che non hanno l’età fissa dagli statuti o l’abbiano oltrepassata; coloro che non aderiscano alle deliberazioni dei capi, deputati delle leghe; coloro che non paghino, oltre una buona tassa d’ammissione, la quota mensile che è assai elevata. Ognun vede come queste condizioni siano proibitive per la maggior parte dei nostri lavoratori immigrati. Ma c’è dell’altro. Per l’appunto in California, come se le con-