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234 IL BUON CUORE


E finito che ebbe di parlare, disse a Simone. Avanzati in alto, e gettate le vostre reti per la pesca. E Simone gli rispose, e disse: Maestro, essendoci noi affaticati per tutta la notte, non abbiamo preso nulla: nondimeno sulla tua parola getterò le reti. E fatto che ebber questo, raccolsero grande quantità di pesci: e si rompeva la loro rete. E fecero segno ai compagni, che erano in altra barca, che andassero ad aiutarli. Ed andarono, ed empirono ambedue le barchette, di modo che quasi si affondavano. Veduto ciò, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù dicendo: Partiti da me, Signore, perché io son uomo peccatore. Imperocchè, ed egli, e quanti si trovavan con lui eran restati stupefatti della pesca che avevan fatto di pesci. E lo stesso era di Giacomo e di Giovanni figliuolo di Zebedeo, compagni di Simone. E Gesù disse a Simone: non temere; da ora innanzi prenderai degli uomini. E tirate a riva le barche, abbandonata ogni cosa, lo seguirono.

S. LUCA, cap. 14.


Pensieri.

Dopo alcuni rilievi poche osservazioni, per quanto il brano evangelico d’oggi sia ricchissimo d’insegnamenti.

E per primo. L’Evangelista osserva che le turbe, distese lungo la riva del lago, ricevevano la parola di Cristo dalla piccola barca, in cui si era rifugiato: Insegnava alle turbe dalla piccola nave.

Ed in vero, ove vogliamo la vera parola religiosa — non come pura e semplice coltura, che può trovarsi anche in un ateo — la dobbiamo cercare non attraverso le grandi cattedre, ma talvolta, anzi il più delle volte nella piccola nave ove trovasi Cristo.

Molte volte accade questo deplorevole fatto. Vogliamo più che Cristo — così come è — il distributore di Cristo, pronti a rifiutare Gesù, se esso non ci arriva attraverso quei modi o circostanze, che noi vogliamo.

Ma io disprezzo la scienza — disprezzo la vana posa scientifica! — Dio me guardi! ma ho pur trovato Gesù — colla sua bontà, umiltà, pietà, spirito di carità, sacrificio — in molte più anime semplici, umili, che non nella turba infinita di coloro, che vestono la loro religiosità della moda, degli abiti del giorno. Sarà questa una posa religiosa, una certa religiosità, ma è da quest’anime che Cristo può domandare abnegazione, sacrifici, carità?! Gesù è una potente realtà.... non si può confondere con della sentimentalità morbosa, che purifica il grande amor di Gesù, coi flirt più bassi ed avvilenti di quaggiù.

Pietro candidamente confessa a Gesù che, dopo aver lavorato tutta la notte, non ha avuto la fortuna di prendere neanche un piccolo pesce.

Per la pesca il momento migliore è il lavoro nelle tenebre, nell’oscurità, nella notte. Non gli si può dunque rimproverare l’aver buttato fatica lavorando in quel tempo.... ma....

Ho visto anime grandi, nobili menti, cuori generosi, lavorare, lavorare, affaticarsi non per un piccolo pesce, ma per quel Gesù, che troviamo fatto pesce — così raf-
figurato nelle catacombe — per noi. Eppur, dopo aver faticato, sacrificato una vita intera seguendo l’ardito sogno del vero nel pelago delle umane vicissitudini, giunti all’estremo passo, si volgono indietro mute, sconsolati, afflitti, avvilite del vuoto morale del loro spirito. Han lavorato, oh! no, nelle tenebre, ma senza Gesù..., ed allora?!

Ben è vero che tante volte Gesù corona pur questo lavoro: ben è vero — quanto scrive il Card. Manning — che molte volte Gesù vien tolto agli Ebrei privilegiati, per raccogliere riconoscenza ed amore fra i gentili, le genti oneste. Forse a qualche anima — sempre conservatasi religiosa, pia, osservante delle pratiche — Gesù si nasconde, forse in questo — ritirandosi la rete — si trova il vuoto, mentre Gesù, la bontà, la virtù si ha maggiore, più pronta, più sentita dove meno si doveva trovare....

Perchè questo?

Pietro già era domestico con Gesù: si erano già trovati altre volte; sopra di questo pescatore era caduta — gratuitamente — la scelta e l’onore di servire Gesù. E Pietro aveva preso confidenza, e Pietro credeva d’averlo ipotecato nella sua potenza, e Pietro avrebbe voluto mutato in fortuna materiale i suoi servigi a Gesù. E per questo raccoglie la dolorosa risposta.

Ma Pietro capisce e si corregge.

Gesù comanda, Pietro ubbidisce: frutto tangibile di sua ubbidienza è la raccolta di pesci. Che fa Pietro? Grida a Gesù che esca lui, santo e divino, dalla barca del pescatore povero e peccatore: Gesù lo chiama all’apostolato. Grande lezione!

Non si ipoteca Gesù! non lo si merita, non deve mai credersi padrone di lui, non si deve chiedere il premio quaggiù. Sonvi anime tali che per la loro pietà, per una certa fedeltà alle leggi divine, alle ecclesiastiche, per una vita onesta si credono già confermati in grazia e salvi nel bene di gloria.... No! No! è allora un maggior bisogno di santità, di bontà, di virtù.... è allora che bisogna — diffidando di noi — fidare in Gesù conoscendo noi e l’opere nostre peccato e peccatori, mentre nel bene terreno vediamo solo la maggior bontà di Dio per noi.

B. R.

PENSIERI


«Le antenne delle lumache e delle farfalle.

«I figli dovrebbero abituarsi ad usare le antenne per accorgersi in tempo quando il padre ha bisogno di riposo, o la madre è stanca del molto lavoro, ed evitare allora di annoiarli collo strepito e con inutili domande. Anche.... quando i malati sono troppo stanchi per parlare, non si può far nulla di buono, se non si è imparato a capire quel che desiderano dall’espressione del loro viso».


«Un aiuto reale è dato solo da colui che fortifica negli altri la fiducia in se stessi, e fa in modo che si aiutino da sè».

F. W. Förster.