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Pagina:Il buon cuore - Anno XI, n. 48 - 30 novembre 1912.pdf/2

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354 IL BUON CUORE


sottocommissione esecutiva. In un'altra automobile, messa a disposizione dal Comitato della ditta Castagna, avevano preso posto alcuni sacerdoti milanesi e il signor Enrico Seregni.

Più tardi, pure da Milano, giunsero il conte Caccia in rappresentanza della Fabbriceria di Sant'Ambrogio e mons. Corbella, canonico della basilica di Sant'Ambrogio stessa, l'on. Valvassori-Peroni, deputato del collegio, ed il conte Febo Borromeo, consigliere provinciale.

Mentre nel sotterraneo si attende a rimuovere la cassa, all'altarino della Cappella il canonico Roncoroni celebra la S. Messa — una messa di requiem — alla quale, da ogni angolo del cimitero, assiste il pubblico numeroso. La cerimonia della rimozione della cassa è stata brevissima ed alla fine è stato redatto il seguente verbale:

«L'anno 1912 il giorno di mercoledì 13 alle ore 8.30 in seguito a decreto prefettizio in data 20 agosto 1912, essendo stata autorizzata l'esumazione straordinaria ed il trasporto nella città di Milano della salma di mons. Luigi Nazari di Calabiana, già presule dell'archidiocesi di Milano, attualmente seppellito a Gropello, convennero oggi nel cimitero di Gropello il dott. Lavizzari, ufficiale sanitario, mons. Balconi, delegato di Sua Eminenza, mons. Polvara, coll'assistenza del segretario comunale, allo scopo di assistere, nell'interesse della legge, alla esumazione e di redigere il verbale prescritto dalla legge.

Procedutosi alle operazioni necessarie, trovato in buono stato il feretro, non si ritennero necessarie operazioni speciali. L'identificazione del feretro fu resa possibile senza indagini dal fatto che sul feretro era posta una placca di bronzo col nome dell'illustre Presule sepolto.»

Il documento posta le firme dell'ufficiale sanitario, del sindaco, di mons. Balconi, di mons. Polvara e del segretario comunale.

Intanto fuori s'organizza il corteo — semplice e commovente. Precedono le Figlie di Maria, bianco-vestite, col gonfalone; segue la Confraternita della Dottrina Cristiana — un lungo stuolo di donne e di uomini vestiti di nero e che tengono in mano dei ceri accesi — la Compagnia di San Luigi, la Società Cattolica di M. S. e la Confraternita del Sacramento, alla quale è dato l'onorifico incarico del trasporto della salma per le vie del paese. Quando la Messa è terminata e la cassa è stata disposta sopra un catafalco improvvisato nel mezzo della cappella, il corteo si reca alla chiesa parrocchiale a prendere il clero e le autorità. Mons. Balconi indossato il pluviale nero con la mitra bianca, si unisce al corteo, assistito da coadiutori e preceduto dai prevosti surricordati. Chiudono il corteo il sindaco, la Giunta di Cassano, la Commissione delle onoranze e una folla interminabile degli abitanti di Gropello e d'altri paesi.

Si rifà così la strada fatta precedentemente e si giunge al cimitero. Mons. Balconi dice le preci di rito, il fratelli della Compagnia del Sacramento si caricano sulle spalle la cassa con la venerata salma e si torna alla chiesa parrocchiale. Il parroco di Gropello, don
Silvio Viganò, infaticabile, innamorato del suo ministero, felice e sicuro di far cosa grata al suo superiore, l'E.mo card. Ferrari, niente ha tralasciato perchè la cerimonia si svolga con solennità: la chiesa è stata tutta parata a lutto e nell'interno ardono molti ceri sugli altari ed intorno al catafalco eretto in mezzo alla chiesa e sul quale viene deposta la Salma. La chiesa non è bella, è angusta e disadorna, ma don Viganò l'ha trasformata per l'occasione, ottimamente. La linea imperfetta sfugge oggi. Domani... Domani i buoni gropellesi avranno la loro bella chiesa vasta, superba.

* * *

La nuova Chiesa è a pochi passi dalla vecchia, ancora incompleta, ma non così da non lasciarci vedere, che è ispirata al più puro stile lombardo e che sarà, compiuta, un lavoro meraviglioso. Ha la direzione dei lavori un giovane frate, carmelita, P. Carmelo, al quale è dovuto anche il disegno e che ci ha fatto vedere fugacemente, un momento, di prima mattina.

Ma torniamo alla cerimonia, Mons. Balconi, indossati i paramenti sacri, celebra la S. Messa — durante la quale i sacerdoti hanno cantato i salmi ed il pubblico ha detto in coro il rosario — , pronuncia un breve discorso.

La chiesa è stipatissima e centinaia di persone sono costrette a trattenersi fuori all'aperto. Piove, piove dirottamente ora e nessuno si muove. Oh! ci vuol altro che questa pioggia insistente a distrarre la grande commozione del momento, a strappare quei di Gropello da questa ultima cerimonia di addio alla salma, che hanno tanto venerato.

Il discorso di Mons. Balconi è recitato con affettuosità, improntato alle ricordanze che hanno legato mons. di Calabiana a Gropello. Ringraziato la popolazione per l'ospitalità data nella mestizia al loro arcivescovo, ricorda le tre virtù colle quali Egli si è affermato in Gropello: la pietà, l'umiltà affabile e la carità paterna. Mons. Calabiana vive nella mente dei Gropellesi in benedizione, lo ricorderanno sempre, come lo ricorderanno sempre le popolazioni dell'arcidiocesi. Certo, grande è il dolore dei gropellesi in quest'ora, ma la fede cristiana insegna una rassegnazione ottima, squisitissima: imitare le virtù dell'estinto e rendersi degni degni di poterci congiungere con lui in Paradiso.

Poi si compie l'aspersione rituale, e si termina poco prima delle 11. La chiesa si sfolla lentamente, molto lentamente; sembra che questa folla, fra la quale si trovano non pochi di coloro che hanno conosciuto mons. Calabiana, che l'hanno veduto in paese, andarsene, come il più umile dei mortali, non voglia distaccarsi dalla Chiesa: sembra che ci sia una intesa, sembra che debba venire da un momento all'altro una opposizione di tutti recisa. Ma poi ci si adatta ed in chiesa rimangono solo coloro ai quali è affidato l'incarico di vigilare la salma, salmodiando, e che si danno il cambio fino alla partenza.

* * *

La salma deve essere a Milano alla 15.30 e bisognerà lasciare Gropello non più tardi delle tredici.