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IL BUON CUORE 359


soldati, ti emanti da capo a piedi, nell’aspettazione della chiamata fatale, che doveva essere alle sei.

Senza perdere tempo, diedi un’ultima istruzione, e pochi secondi dopo, inginocchiato avanti a me con a fianco il cattivo ladrone, Bakiddao riceveva sul capo l’acqua rigeneratrice, mentre io diceva: Giuseppe, io ti battezzo nel nome del Padre, e del Figliuolo e dello Spirito Santo.

Di nuovo insistetti presso Zeligwao, ma non volle neanche rispondermi.

Allontanatomi un poco, apersi il rituale e posi il segno al posto delle preghiere per la sepoltura. Nel voltare le pagine, mi cadde sott’occhio il nome di S. Giuseppe: leggere quel nome ed indirizzare al Santo una fervorosa preghiera per il povero ostinato fu tutt’uno.

Mancavano pochi minuti alle sei; mi avvicinai di nuovo a Zeligwao... ma ne ebbi un «no» secco.

— Ebbene, dissi tra me, non posso far di più.

Venuta l’ora, accompagnai la triste comitiva verso il palco, pregando con Giuseppe Bakiddao e consolandolo.

Giunti a pochi passi dal palco, l’Ispettore mi pregò di trattenere indietro i prigionieri, intanto che si ag, giustava qualche cosa. L’occhio mio cadde allora naturalmente sopra Zeligwao.

— Mio caro amico, dissi, pentiti di quanto hai fatto, e consenti ch’io ti battezzi.

Oh, buon S. Giuseppe!

— Benissimo, Padre, rispose fermo, battezzami.

Il mio servo, con l’acqua battesimale, se ne stava lontano da me: per fortuna io avevo in tasca una boccetta di acqua santa.

— Amico mio, gli dissi, domanda perdono al Signore di tutti i tuoi peccati e credi tutto ciò che io ho insegnato a Bakiddao.

— Mi dolgo di tutto, rispose, credo tutto, abbiate la bontà di battezzarmi.

Ad onta dei regolamenti, levai il sacco che gli ricopriva la testa; egli si chinò, ed io, versando l’acqua sopra il suo capo, dissi: Giuseppe, io ti battezzo nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.

Gli aveva appena rimesso il sacco, che venne l’ordine di avanzare. Bakiddao fece dapprima una resistenza terribile, ma riuscii a calmarlo; Zeligwao invece salì sul palco senza alcuna resistenza.

Quando dopo aver letto le preghiere del rituale sopra la tomba di Giuseppe Bakiddao, gli indigeni mi videro leggere le medesime preghiere sopra quella di Giuseppe Zeligwao, grande fu la loro meraviglia: non si erano accorti di quanto era successo in quei pochi minuti di aspettativa, e solo più tardi narrai loro ogni cosa.

(«Corrispondenza Africana»).

L’Unione di Messe


Chi pregherà per me sempre?.,. Chi si ricorderà di me, quando io sarò sparito dalla terra?... Chi mi porterà soccorso quando l’anima mia non sarà più tra i viventi?...

L’UNIONE DI MESSE a beneficio delle Missioni africane, istituita dal Sodalizio di S. Pietro Claver e canonicamente eretta da S. Em. il Cardinale Respighi, Vicario generale di S. Santità la quale ci procura l’ineffabile beneficio di partecipare agl’immensi tesori di grazie accumulati nel S. Sacrificio della Messa.

Pagando una volta sola Lire 1 si partecipa per sempre, anche dopo morte, ogni anno a 300 S. Messe che si dicono nella cappella di S. Pietro Claver in Roma, via dell’Olmata, 16.

Le 300 Messe vengono dette secondo le intenzioni degli associati, sia per i vivi, sia per i defunti.

In questa Unione possono anche essere iscritti fanciulli e defunti.

La partecipazione ai vantaggi spirituali di questa Unione comincia all’atto del versamento dell’elemosina suddetta.

Ogni associato riceve come segno d’iscrizione una immagine con a tergo l’attestato di sua ammissione all’Unione, firmata e timbrata dalla Direttrice generale del Sodalizio di S. Pietro Claver.

L’iscrizione all’Unione di Messe è il miglior servizio che si possa rendere a sè stesso ed è anche il miglior regalo che si possa fare ai propri cari defunti.

Il mese di novembre è specialmente ad essi dedicato, mai non sempre portiamo loro un soccorso efficace, perchè non sempre disponiamo dei mezzi necessari. Ma chi non avrà una lira, con la quale assicurare per sempre un aiuto ai cari defunti, ai genitori, ai parenti, agli amici?... tanto più che una tale elemosina vale anche per le povere Missioni africane.

(«Corrispondenza Africana»).

Dal Congresso Eucaristico di Vienna


In occasione di tale Congresso, il Sodalizio di San Pietro Claver organizzò nei locali della sua succursale un’esposizione eucaristica, meritevole di essere visitata. I molti arredi esposti erano stati confezionati da nostri amici e benefattori. Ammirammo bella biancheria da altare e da ministri, bei ricami, lavori al crichet ed al tombolo. I vasi sacri meritano una speciale menzione, specie gli ostensori, pissidi, calici, ecc. Contammo 12 calici, 28 pissidi e le offerte a questo scopo seguitano ancora. Molti parati da messa, incensieri, stole, veli, umerali rallegrano il cuore e gli occhi dei visitatori, e questa gioia aumenta al riflettere che presto tutti questi oggetti andranno nella lontana Africa a nutrire la fede e l’amore di G. C. Sacramentato. Molti furono i visitatori, di ogni stato e nazionalità, fra essi il Vescovo Kol di Gran, Zorn di Bulach, di Strassburgo, il Conte Mikes di Steinamanger, Mons. Rieder di Salisburgo, Mons. Vescovo di Asti, il Vic. apost. di Kartum, Mons. Geyer, il princ. Massimiliano di Sassonia, il Vescovo greco-unito di Czechoicw di Przemysl in Galizia, le LL. AA. II. Arciduchesse Maria Cristina, princ. di Borbone con sua sorella, principessa Maria Giuseppina, la Granduchessa Alice di Toscana con le sue tre figlie, la Arciduchessa Margherita, Germana ed Agnese. La direttrice generale, Contessa Ledochówska e la direttrice della succursale di Vienna, Sig.na Giovanna Schuhma cher, coadiuvate da altre sodali e zelatrici. accompagnarono i visitatori, dando loro spiegazioni.

Dopo la chiusura dell’esposizione si procedette alla spedizione degli oggetti in Africa, tenendo conto per quanto è possibile, dei desideri e domande dei Missionari.

(«Corrispondenza Africana»).