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IL BUON CUORE 167


Di pace e di perdono; Parla d’Italia; alti! libera No! tutta ancor non è. 7 u che pur or, qual’Angelo Di tanti infermi a lato (il Mesto siedevi a tergerne Il volto insanguinato. Tu di: ((Pietà dei miseri Abbi, Signor, pietà. Pietà Signor del gemito Th tanti orbati padri! • Pietà di tante vedove, Pietà di tante madri, Che il figlio.... il figlio chiamano Che mai non tornerà. Ma che?... un sospiro; un gemito Dalle tue labbra uscio? tintesi.... il grave cumulo Del duol t’impose Iddio; Invan fra tanto giubilo Cerchi tre volti, invan. Solo la madre affacciasi Che piange i cari figli; Due lontan, ma liberi Déll’armi fra i perigli, Gloria e dolor; ma alti! misero L’altro o Signor dov’è? Già quattro volte il raggio Tornò di questo giorno, Da che l’altare ascendere Con me lo viddi adorno, (2) Ed or tradito in barbara Ed empia man cadè. Solo perchè d’Italia Parlò, del suo dolore; Solo perchè mal cauto A un vile aperse il cuore, Che ancor di Giuda il bacio Finger non ebbe orror! Empio!... Ma no di collera Voce fra noi non suoni; A tutti il Ciel sia libero A tutti Iddio perdoni! Pace o Signor benefico, Pace per l’empio ancor! Sac. G. 01.1vAREs. in Seminario Maggiore di Milano, dopo la battaglia di Magenta, era stato convertito in ospedale militare, e i candidati dell’ultimo anno eraho stati i primi infermieri. Aveva celebrato la prima Messa insieme nel 1855.

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La Messa d’Argento di Don Ettore Bellani nell’Istituto dei deficienti Una festa di impressioni indimenticabili fu qtella celebratasi nel Pio Istituto dei Deficienti 9 corrente mese. Don Ettore Bellani, fondatore e direttore del Pio Istituto, celebrava la sua Messa d’argento. Nel medesimo giorno a rendere più cara e simpatica la solennità, una numerosa schiera di suoi figli veniva ammessa alla Prima Comunione. La Messa venne celebrata nel piccolo Oratorio dell’Istituto, ben parato per la circostanza. Tenevano il posto di padrini i sigg. rag• Pennati di Monza e a vv. Albertario di Milano. A padrino spirituale, don Ettore Bellani aveva scelto monsignor Vitali, per più titoli ben indicato a quest’ufficio per l’età veneranda, e per la fraterna amicizia che aveva avuto coll’abate Giulio Tarra e con monsignor Luigi Casanova, predecessori di don Ettore. Al Vangelo della Messa, monsignor Vitali rivolse dall’altare alcune brevi parole, ricordando quanto giustamente, venisse festeggiato don Ettore Bellani per l’opera redentrice compiuta nella edticazione ch i deficienti, e guanto giustamente i deficienti fossero lie ti di Festeggiarlo, nel giorno della Prima Comúnione, comunemente detto il giorno più bello della vita. secondo una ben nota frase di Napoleone I, che di giorni belli ve gloriosi tanti ne aveva passati nella sua fortunosa esistenza. Alli messa assistevano, rendendola più devota e solenne, molti parenti dei ricoverati e molti benefattori. Nel corso della giornata fu poi un continuo andirivieni nell’Istituto di persone conoscenti e amiche, di ammiratori, che venivano a presentare il loro omaggio al festeggiato, lieto di vedersi raccolti intorno non solo i figli dell’Istituto di Milano, ma pur quelli delle Case di Monza, di Tradate e di Cerro, accompagnati dai loro direttori e dalle loro maestre direttrici. E ciò che rendeva la festa ancora più simpatica e commovente era il vedere accorsi in numerosa schiera molta dei già usciti dall’Istituto, e che ormai giovani cresciuti venivano ad attestare con ilare volto (pianta riconoscenza Sentissero per chi li va ridonati membri utili alla società. Alle ore 15, il vasto salone teatro dell’Istituto• invano cercò di contenere tutte le persone accorse per assistere ad una ben organizzata Accademia. Con forbite parde il Vice Rettore don Rastelli ricordò i molti e doverosi motivi delle onoranze a don Ettore Bellani e presentò in seguitO, con rinascente interesse, molti i icoverati della casa di, Milano e delle altre case, che con dialoghetti e poesie, facevano noti a un tempo i progressi. dell’istruzione ed i sentimenti della pià viva riconoscenza. L’on. Degli Occhi, deputato al Parlamento, incaricato del discòrso ufficiale, con calda e splendida parola ricordò i pregi dell’Istituzione ed i meriti di