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IL BUON CUORE 267


Religione


Vangelo della domenica IVa dopo la Decollazione

Testo del Vangelo.

In quel tempo vedendo il Signore Gesù lungo la strada una pianta di fico, si accostò ad essa, e non zi trovò altro che foglie, e le disse: non nasca mai più da te frutto in eterne. E subito il fico si disseccò..1vendo ciò veduto i discepoli, ne restarono ammirati, e dicevano: Come si è disseccato in un attimo?.Ma Gesù rispose, e disse loro: in verità vi dico, che se avrete fede, e non vacillerete. farete non solo quel che è stato di questo fico: ma quand’anche diciate a questo monte: levati e gettati in mare, sarà fatto. E ogni qualunque ’Cosa che domanderete nell’orazione credendo, la otterrete. (S. MATTEO, cap. 21).

Pensieri.

Il tratto evangelico ha senza dubbio un contenuto simbolico. Per meglio colpire l’imaginazione del pc:, polo, Gesù non si accontenta di raccontare, come spesso ’Usava, una parabola: ci presenta invece una vera azione, un dramma che si innesta alla vita reale. Il giorno innanzi Gesù era entrato trionfante in Gerusalemme, accolto ’dalle festose ovazioni d’un popolo più entusiasta che fermo nella devozione a Lui. Poche ore dopo la maledizione del fico, entrato nel tempio convertito in piazza di mercato, avrebbe cacciati i profanatori che si reputavano a sufficienza religiosi, unicamente perchè adempivano con discreta,puntualità le ingiunzioni rituali della legge mosaica. Ora al popdlo dall’animo volubile e agli Scribi e Farisei tristi e superstiziosi, Gesù volea far capire non essere le facili acclamazioni, non le abluzioni e le altre pratiche rituali che giustificano, quando lo spirito è perverso e il cuore guasto: voleva si persuadessero, in altri termini, non essere le fòglie, ma richiedersi invece frutti sani e gustosi se vogliamo corrispondere alla nostra vocazione. E perché queste verità impressionassero efficacemente il popolo, ordisce la parabola in azione della ficaia sterile e della maledizione che, quasi una vampa di fuoco, riduce a tronco sterile e secco quella che poc’anzi era pianta lussureggiante di verdi foglie. Da notarsi altresì che Gesù era allora alla vigilia della sua Passione e Morte: i nemici stavano ormai prendendo gli ultimi accordi Per sfogare la loro sete di sangue. E Gesù pensava ancora a rompere l’incantesimo del male che li avvolgeva tra le sue spire. Nel suo concetto misericorde, questo atto di giustizia severa,e repentina, dovea sonare come minaccia di ineluttabile castigo per quei ribaldi che si hisingavano di ridurre al silenzio Chi poteva, quanto meglio gli piacesse, disporre di un così pronto e sovrano potere.

Ciò che per i deicidi dovea essere severo monito, per i seguaci del Cristo sonava parola di conforto e di speranza. Durante le ore tristi della Passione, un dubbio angosciava l’animo degli Apostoli. se veramente Egli era Dio, come potè essere vittima delle nequizie umane? Non avea Egli potere di sventare le trame dei suoi nemici, di sbaragliare l’orde dei tristi che insultavano e martirizzavano la sua umanità? Ecco che Gesù con quest’affermazione della sua possanza, viene a ribadire la verità altrove annunciata: Egli essere la vittima volontaria, l’agnello che si immola senza costrizioni per espiare il male fatto dagli altri. Coll’entrata trionfale in Gerusalemme ha affer_ mato il potere suo, quasi di re, su tutto il popolo. Cacciando dal Tenipio i profanatori ha rivendicato a sè il potere sacerdotale. L’albero poi che alla maledizione del Cristo si secca e muore è testimonianza del potere assoluto che Esso ha sovra le creature:. Così noi sappiamo che se Gesù si piega sotto la bitfera di odio che attorno lo avvolge, non è Per manco di energia e di potere di resistenza: è unicamente perchè Egli lo volle: oblatus est qui Ipse voluit.

Agli Apostoli che attoniti, il giorno dopo, riguardavano l’albero stecchito, Gesù, come in altre consi,mili circostanze, diede sicurtà di un potere anche più prodigioso, purchè a Lui fossero rirfiasti uniti,- E non lu vuota promessa. Il Vangelo stesso,,gli. Atti degli Apostoli, la storia ecclesiastica stanno a testimoniare come questo- potere taumaturgico di Gesù ’è sempre vivo ed operante nel corpo della Chiesa Cat, tolica. Non vi è epoca, non vi è regione in cui qualche essere privilegiato non abbia col faséino dei miracoli strappato gridi di ammirazione e inni di grazie a Dio che opera senza interruzioni meraviglie ne’ suoi’Sariti. La critica potrà trovare che qualche fatto è stato annoverato tra i prodigi per eccesso di buona fede e di Semplicismo, intellettuale. Ma non è questo ’che possa distruggere la realtà di tanti e tanti fatti prodigiosi. Le leggi eterne che Dio ha posto a base della vita cosmica, agiscono e si sviluppano con un Ordine e con una continuità che è essa stessa un miracolo. Ma quando qualcuna di queste leggi viene ad essere di inciampo a conseguire un fine che è degno di Lui,,l’uomo si avanza, in nome di Dio comanda e le forze della natura all’imperativo divino tacciono o si trasformano, ancelle di Colui che è principio primo di tutte le forme di vita, Ma se questo potere comunicato è, magnifico nel dominare il mondo esteriore, assume un più netto carattere di grandiosità e insieme di intimità, quando s’esercita nell’ambito della volontà. Dar la parola ai muti, l’udito ai sordi, la vista ai ciechi, la salute agli infermi; richiamare da vita a morte:piegare alla propria volontà gli elementi della natura e gli spiriti degli abissi, è opera che suscita ammirazione. Ma piegare la volontà propria e l’altrui,- indirizzarla al