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IL BUON CUORE 294


Guglielmo... l’è matt!

Sì, sì, l’è matt, propri de bon! Ormai, l’è tiara, che in quell so cervell El g’ha na maledetta fissazion De vorè fa, d’omen e cà, on sfragell! Per lu a vedè ferii, mort a monton L’è on spettacol de god el pusse. e beli. Quand sparen tucc insemma cent canon, Per lu... l’el dolce canto d’on usell. Nissun di so capiss che l’è malsan; Che l’è stramatt e ch’el so agì el consist In del sfogà el so ticch d’ess inuman. Te see on imperator puranca trist! Squas, squas, te ne fee cred a nun cristian, Che ti te see in personna... l’anticrist!! FEDERICO Bussi

Libriccino confortatore in tempo di guerra

Questo opuscoletto, che raccoglie i più persuasivi conforti per coloro che si trovano fra le angustie della guerra, di piccolo formato, rilegato con eleganza, appena lanciato al gran pubblico, trovò così sincere accoglienze, che se ne dovette fare tosto una seconda edizione. In Italia è, naturalmente, affatto sconosciuto, oppure privilegio di pochi. Io ne ebbi notizia dal Periodico The Month» e ne feci subito acquisto, coll’intenzione di voltarlo in nostra lingua e diffonderlo tra noi, al quale scopo chiesi pure la relativa autorizzazione. Del suo valore intrinseco e d’attualità si dovrebbe poter giudicare dall’intestazione dei quattordici articoletti di cui si compone, e cioè: 1.o Conforto del punto di vista, il sopranaturale. 2.o Conforto dell’«amore divino 3.o Conforto della «Passione vittoriosa». 4.o Conforto della Risurrezione dì Cristo. 5.o Conforto del Santo Sacramento. 6.o Conforto dello Spirito Santo. 7.o Conforto di Maria Santissima. 8.o Conforto dei SS. Angeli. 9.o Conforto della Chiesa Cattolica. 10.o Conforto della «Risurrezione della carne». 11.o Conforto delle SS. Scritture. I2.o Conforto della Penitenza. 13.o Conforto del bene morale portato dalla guerra. 14.o Conforto del lavoro provocato. (1) A Little book of comfort in time of War (London, Cetholic Truth Society 1915).

Ma, come c’è una suggestività di intitolazioni che spesso si smentisce alla prova, così giudicammo sottoporre all’esame dei nostri lettori qualche saggio preso qua e là nelle centootto paginette del libriccino in questione. E per oggi vediamo il primo capitolo:

Conforto del punto di vista del sopranaturale «Le cose visibili sono di questo tempo; ma quelle cha non si vedono, sono eterne». (II.a Corinth. IV, 1S). Quando l’Alighieri nel suo viaggio al Paradiso stava per salire alla regione delle stelle fisse, ebbe istruzione di voltarsi indietro a contemplare la terra e i pianeti. Col viso ritornai per tutte quante Le sette spere, e vidi questo globo Tal, ch’io sorrisi del suo vil sembiante: E quel consiglio per migliore approbo Che l’ha per meno; e chi ad altro pensa, Chiamar si può veramente probo. (Parad. XXII. 133-138). Dante aveva colpito il punto sopranaturale della realtà, il punto che riguarda la terra e gli affari della terra come non aventi valore alcuno, eccetto quello di condurre o di distogliere l’anima dal conseguire la vita oltramondana. Questo è naturalmente il punto di vista cristiano. Noi lo abbiamo chiaramente espresso nelle parole dell’Apostolo ai Corinti: «Le cose visibili sono di questo tempo; ma quelle che non si vedono, sono eterne. Perciò, vi dico o fratelli: breve è il tempo, e ne consegue che coloro i quali hanno donne, si comportino come se non fossero ammogliati; quelli che piangono, come quelli che non piangono; quelli che sono nella gioia, come non lo fossero; quelli che fanno acquisti, come non possedessero; e quelli che si servono di questo mondo, come se non ne facessero uso, perchè l’esteriorità di questo mondo passa». E questo non è un testo unico in materia: la Scrittura abbonda di passi simili. L’oltretomba della Chiesa cattolica è sempre stato qualcosa di odioso agli occhi del mondo. Che essa deliberatamente preferisca la salvezza anche d’un’anima sola al benessere temporale della famiglia umana, è per il mondo almeno un’insania: e tuttavia, qw-ito deriva per logica necessità dai principi fondamentali della Fede cristiana. Noi sappiamo tutto ciò, eppure, con quale difficoltà lo realizziamo! Le cose che si veggono, sono tuttavia così chiare, così pressanti; e quelle che non si veggono sembrano non reali «fuori di vista e di mente», tale il fatto fisico-logico. Egli è per ciò che la Chiesa impiegò Con tanta abbondanza le cose materiali nel suo culto e le utilizzò per un elaborato Rituale; perciò il suo divino Fondatore istituì un sistema di Sacramenti in cui la Grazia dovesse venir conferita per il tramite di segni e cose sensibili. Da queste la Chiesa prende le mosse per farci meditare e realizzare Iddio, e le cose invisibili di Dio. I ritiri spirituali sono pure effettuati per schiuderci, per quanto è possibile, a mezzo delle cose temporali, quelle che sono eterne. Dietro il moto che mai non resta del tempo presente, vibra la profonda, libera pace dell’eternità. La nostra vita temporale e finiti, si svolge sullo sfondo di una vita infinita ed eterna. Negli esercizii di religione, la Chiesa vorrebbe pure metterci a contatto con questa Divina Vita. Nondimeno, a dispetto