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IL BUON CUORE 295


di tutti gli aiuti di cui disponiamo, è tanto facile venir assorbiti dagli affari temporali. Spesso è l’avvicinarsi della morte che per la prima volta orienta i nostri pensieri verso una seria considerazione delle realtà invisibili e sopranaturali; e per tale ragione la Chiesa ci inculca la meditazione della morte. Oggidì cotale esortazione è ben poco necessaria. -Non molte miglia, lontano, poderosi eserciti di uomini stanno faccia a faccia colla morte. Essa è un cumuló e una mescolanza d’ossa, messa innanzi ai nostri sguardi, è un memento mori che nessuno può ignorare. Se noi volessimo approfittare di cotal monito terrificante, i-npareremo la lezione preziosa, che questa nostra vita terrena è fragile e fugace, e che la vita eterna che verrà, è la vera nostra vita. Dovremmo imparare a ritirare i nostri sguardi dal sangue e dal fumo del campo di battaglia, per volgerli ai colli eterni d’onde ci viene ogni aiuto, colli ognora investiti della luce del Sole che non conosce tramonto, dove:i trovano in ordinate file le legioni dell’esercito angelico, i diecimila volte dieci mila che servono al Dio degli eserciti. Dovremmo realizzare questo, che nessuna convulsione, per quanto spaventevole, dei nostri affari temporali, nessuna perdita per quanto grave, di beni terreni e di felicità, può privarci della Divina Luce di Dio che Egli, nel suo amore, ci donerà se sinceramente la cerchiamo. Nessun esercito vincitore può toglierci il possesso dell’amore di Gesù e della sua Santa Madre; nessun nemico terreno può recare il più legger danno alle nostre anime immortali. Il fine della nostra vita è.quello di glorificare Iddio, per poi possederlo per sempre. Tal fine può venire promosso egualmente colla tribulazione e le privazioni, che colla felicità ed il possesso dei beni presenti, ed anco colle umane affezioni secondo ordine. Nell’antichità, prima che Cristo venisse a metterci nell’ordine della grazia sopranaturale, Platone, il supremo esponente della religione naturale, disse del vero filosofo, «Come può mai colui che possiede tesori di mente ed è spettatore di tutti i tempi e di tutta l’esistenza, fare gran conto della vita umana? Non lo può.» Ed ogni cristiano possiede questa visione nella sua fede e non ha che volgere attorno lo sguardo. Se questa orribile guerra potesse disilludere l’Europa circa la sua fede riguardo alla prosperità materiale; se le armi delle forze belligeranti giovassero a gettare dal trono l’idolo dei progresso del secolo; dell’industriaii:mo e della mocerna civilizzazione, il Moloch al quale abbiamo così a lungo sacrificato i nostri figli, i migliori, i più nobili del nostro popolo, il macello e la fame ci darebbero già un vantaggio non minimo. Dalle crude stragi della guerra spunterà il fiore a lungo desiato della religione, ed il sangue dei campioni d’Europa, come il sangue dei martiri, si trasformerà in seme della Chiesa. Guardando ai dolori che ne circondano, io provo questo senso di speranza -che le umane menti possano rivolgersi, mediante il soffrire a Dio, che la mancata pace e prosperità della terra, potrà condurli a cercare una volta di più la pace e la felicità che non avranno mai fine, e che l’eccidio di Babilonia fabbricata con un industrialismo ateo, sarà in grado di aprir loro gli occhi alla visione della nuova celeste Gerusalemme nostra madre. Questa Gerusalemme è la visione della pace che è la contemplazione di Dio, velato bensì al presente, ma poi, visibile fece; ia a faccia. Gualtiero Hilton, nel suo bel libro La scala della Perfezione, parla di Gerusalemme come del punto d’arrivo del nostro pellegrinaggio terrestre. Egli ci dice di non abhadare a

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quanto ci possa accadere, ma ci esorta a «sublimarci pensando solo a Gerusalemme». «Imprimi bene tutto ciò nei desiderii dell’anima tua e ve lo chiudere stretto; ti salverà da tutti i pericoli del tuo viaggio, cosicchè mai abbia a perire, ma invece tu possa sfuggire insidie e inganni, per raggiungere poi in breve tempo la città di Gerusalemme». Questo peculiare proposito, che è l’essenza del distacco, l’esprime altresì colla formula: «Io non posseggo nulla, non desidero nulla, ma solo l’amore del Signor nostro Gesù.» A misura che noi tocchiamo cotal punto di vista, verremo in possesso di una pace interiore; e troveremo che, qualunque cosa ci possa accadere, tutto sarà nostro davvero, perchè ’tutte le cose sono di Dio e Dio è nostro. Forse non sapremo mai realizzare appieno quaggiù il punto di vista sopranaturale; solo in morte quella realizzazione sarà consumata. Questa guerra, a dir vero, in cui tanti debbono morire, dovrebbe farcelo realizzare alquanto. Se non ci riesce, non possiamo avere alcun solido conforto in faccia ai nostri guai. Se, e nella misura che sapremo raggiungere questo sopranaturale punto di vista, i nostri timori si calmeranno e leniti saranno i dolori. Accadrà come allora che noi volgiamo i nostri sguardi, da una sordida via, ai vasti spazi dei cieli tutti seminati di stelle. Noi vedremo colla Fede il Signore assiso in trono e quel celeste Tempio gremito della sua angelica Corte. Potremo entrare in un regno dove non c’è strepito. salvo il giubilo di coloro che godono nel Signore; non tenebre, eccetto la profondità dell’Infinità Divina; non guerre, eccetto le vittorie dei santi e degli Angeli, sopra le schiere di Satana. Allora le anime ncstre saranno immerse nell’immenso oceano di luce, di pace e di vita; la Triade Divina che rivelò se stessa come Amore. Trad. di L. Meregalli.

L’ITALICA GENS

PER GLI SCAMBI COMMERCIALI nelle Colonie Italiane del Brasile Meridionale (Continuaz. vedi num. 41).

E si può prevedere che una importazione dei nostri prodotti continuerà ancora per molto tempo ad esser possibile, pel fatto che la industria locale non può per ora dare prodotti così buoni e perfezionati come i nostri: così chi ha assaggiato i vini delle colonie italiane del Rio Grande e di Santa Catharina, che sono i soli vini del Brasile, non pensa che essi possano sostituire i vini ita’iani, e lo stesso può dirsi di tutti gli altri articoli. Possibilità di sviluppo del commercio italiano Pertanto si può affermare senza tema di illuderA che il nostro commercio di importazione in quegli Stati sarebbe suscettibile di uno sviluppo molto ma molto maggiore: questa convinzione mi sono fatta viaggiando per quelle colonie italiane poco più di un anno fa: nel giro che allora feci per i singoli nuclei fu mia particolare preoccupazione di interrogare i negozianti nostri connazionali sulle condizipni del com