Pagina:Il cavallarizzo.djvu/225

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DEL CAVALLARIZZO

tali si ritrovassero, ò fosseno per ritrovarsi; il Castiglione fece il simile del suo Cortegiano astratto, Giulio Camillo del suo teatro, il Garimberto del Capitan generale, & quell’altro del Prencipe christiano: così dunque havete voluto fare ancora voi.

C.
Non vi niego che costoro non habbino fatto come voi dite, da che per vero non si trovò mai una Republica, ne è per trovarsi, come la ordinò Platone, ne un Re come vuol Xenofonte, ne un’Oratore come descrive Cicerone, ne il Cortegiano, ne il Prencipe christiano che dipingono gli altri, ma ben vi affermo che costoro descrissero egregiamentte come devono essere tutti questi per essere perfettissimi: & per essere il modello, l’essemplare, & il berzaglio nel quale per essere perfetti devono mirare, & immitare tutti gl’altri. Ne vi nascondo che quest’anco non sia stato l’intento mio nel descrivere il Cavallarizzo, al quale quanto più s’accosteranno gl’altri col sapere, & con l’altre virtù, più perfetti saranno; & si potranno veramente chiamare Cavallerizzi perfetti ancora che non desseno nel scopo, & centro di quella perfettione, che noi vogliamo, pur che non diano si lontano che, come si suol dire, errassino tutto il mondo.
P.
Hor io v’intendo, & certo mi piace, & credo che vogliate anco che sia letterato, & saputo, accioche sappi rendere conto per ragione, & auttorità di tutto quello che d’intorno al suo mestiere potrebb’essere adimandato; & che tutti per questo, come à perito nell’arte sua, habbino à credere, & riverirlo. Et certamente mi maraviglio di molti Prencipi & signori che fanno professione, over la devriano fare, per dir meglio, di cavalleria, che si servino di cavallarizzi ignoranti, & senza alcune virtù; anzi, più tosto vitiosi, & incompositi; essendo non dimeno tanta differentia dall’huomo letterato, & virtuoso, à quello che non ha lettere vitioso,quanta similitudine è tra l’huomo dipinto, & l’huomo vero, anzi maggiore; perchè tra’l vitioso, & virtuoso non è similitudine alcuna, ma disuguaglianza infinita, & più che non è tra’l nero e’l bianco, & la notte e’l giorno; & i Signori lo sanno pure, & pur se ne serveno, e da che viene? e da che viene ancora che tali cavallarizzi sapendo che le lettere sono l’ornamento, & il splendore de gl’uomini anch’essi non se ne adornino? ma più presto le fuggano, & le biasmano molte volte, & le dispreggiano istimandole come contrarie, ò che poco ò niente habbino a che fare col mestiere del cavallerizzo?
C.
A’ chi dicesse che le lettere non si convengono al cavallarizzo, & le biasimasse io direi quel che disse un grande, & savio Prencipe ad un’altro che così diceva, questa è voce di bove, & non d’huomo, però a voce di bestia non dev’essere dato risposta. Ma sapete da che viene parlando prima de’ Cavallarizzi che cosi dicono, che poi risponderemo à quel che havete detto de’ Prencipi, & Signori, viene dall’ignorantia loro grassa, & dalla vita che per aventura fin dalla fanciullezza hanno mal guidata, ò per errore dei parenti loro, che gl’hanno mal educati, ò pur che loro non si hanno lasciati