Pagina:Il cavallarizzo.djvu/29

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DEL CAVALLARIZZO

da lui addotte si vedeno esser dette più à persuadere à Principi à tener maggior esserciti di a piede, che è loro più facile, & di assai manco spesa, che di à cavallo; essendo; essendo di troppa spesa; & molto assai più difficultoso. Ma chi dubita, che la militia pedestre sia inferiore alla equestre, riguardi di gratia le fattioni, che l’una, & l’altra fa, & veda, che la pedestre appena serve alle scaramuccie, alle giornate, al guardar le terre, & luoghi forti, dove i cavalli non solo fanno queste cose medesime, ma molt’altre di sopra dette, & infinite, che non è di bisogno à raccontarle. Et ben consideri di chi si tien più conto di uno che habbi una compagnia di pedoni, ò di uno che l’habbi di cavalli. Et pur hoggi sono le medesime considerationi della militia, delle vettovaglie, & de’ governi, che prima fusseno, ancor che la cavalleria non fosse così ben conosciuta come s’è detto; & se bene in alcuna cosa, diverse, con le medesime ragioni però necessariamente si governa, Et facciasi prova se ci è alcun soldato tanto ardito, che si offerisca à piede parimente armato contrastar à corpo, à corpo con un altro à cavallo similmente armato. Et in somma insieme con Annibale Capitan singolarissimo diremo à questo, se pur si trovasse, quello che disse nel fatto d’arme di Canne, quando vidde, che i Consoli haveano fatto smontare à piè de’ gl’homini à cavallo. Quam malem vinctos michi traderent equites: beffandosi di così grande errore. Ma lasciando questa disputa, & digressione: dico che è molto utile anco il cavallo nelle cose de’ governi à far subito sapere ogni occorrenza per potervi dipoi subito provvedere per via delle poste. Et gl’antichi, & i tempi moderni ne possono render testimonianza. Et vi sono populi Settentrionali, che hanno talmente accomodate le poste per ogni spaccio di venticinque ò trenta miglia, che possono con questo modo, & con cavalli avezzi al corso far tra dì, & notte trecento miglia. Et i Romani sapevano in due giorni le nove di tutta Italia col mezzo anco de’ cavalli. Claudio Nerone quando da Calabria andò in Toscana segretamente à congiungersi con l’essercito di Livio à Siena per oprimere Asdrubale, & in sei giorni fece quel viaggio sì velocemente, che di lui disse il Petrarca, c’hebbe occhi al vedere, al volare penne. E forse da credere, che altramente havesse possuto farlo, che per via di poste, mezze poste, & carri? Havendo fatto per tutte le terre commandar cavalli à chi ne havea, per condur in frettai soldati. Probo Imperatore, come havrebbe potuto far battaglie così secure, & scorrere tanto & così presto senza lo aiuto del suo cavallo alanico? Il quale fu di tanta velocità, & gagliardezza, che correva d’improviso in un sol giorno cento miglia, durando in questo senza mai mancare per dieci di continui. Ma lasciando la moltitudine delli essempi. Chi negherà il cavallo non essere estremamente utile per la securezza dell’homo? Il quale essendo sottoposto à tante insidie d’homini maligni, che cosa lo pò più assicurare d’uscir d’ogni gran periculo, che la virtù