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DEL CAVALLARIZZO

liberi, & consecrati à Marte nel passar del Rubicone, come dice Svetonio astenersi dal cibo, & lagrimare. Et del cavallo di Palante. Vergilio ne scrive nell’undecimo dell’Eneide in questo modo.


    Post vellator equus, profitis insignibus aethon
    It lachrimans gutisq; humectat grandibus ora.
Li quai versi in lingua nostra vogliono dire.
    Poi segue Etton caval atto alla guerra
    Che senza insegne lagrimando forte
    Di gran lagrime il muso, è il terren bagna.

A Dario il suo cavallo predisse, & diede con l’annitrire l’Imperio; come più diffusamente racconterò nel terzo libro. Si rallegrano ancora assai delli honori, & della vittoria ò ne i palij al corso, ò altro pregio, pur che vincano; & vinti si dogliono; come affermano Lattantio, & Ovidio. & sopra tutti Virgilio nel terzo della sua Agricoltura, quando dice in molti versi questo, ch’io raccoglio in poche parole.


    Et qual prema dolore, e attrista il vinto
    Et come si rallegri il vincitore
    De l’acquistata, & gloriosa palma
    Ben poi veder nel corso; & poi c’han corso
    I bon destrieri. A cui disio d’honore
    Ingombra loro i petti, & di vitoria.

Et Plinio vuole, che per desiderio d’alcuna cosa molto s’attristano, non potendola conseguire, & in modo tale, che molte volto ne piangono. Et se ne ho visto la prova ne’ barberi, che ho tenuti per il correr de palij, & in altri cavalli, che alle volte lagrimavano senza causa alcuna. Per il che potrebbe essere, che la diffinitione dell’hom non fosse così propria com’altri si crede, che l’homo è l’animale rationale risibile: convenendosi anche il ridere, & il piangere ad altro animale fuor dell’homo, & forse anco secondo Lattantio Firmiano la ragione. Hor cerca l’amore, che portano a’ patroni, oltra le cose sopra allegate ci sono chiari essempi del cavallo d’Artibio Persiano, come recita Herodoto, che essendo Arthibio occiso da Onefilo, il suo cavallo contra Onefilo fece ogni sforzo per opprimere Onefilo, & ammazzarlo. Et l’haverebbe fatto, se dalla moltitudine de’ soi armati non fosse stato difeso. Socle Atheniese giovene bellissimo fu tanto amato da un suo cavallo, che essendo venduto da quello, si astenne in modo dal cibo, che di malenconia si morse. Come fece anco il cavallo di Nicomede Re di Bitinia. Ne solo ha le parti suddette, ma anco ha religione in se, & osservantia verso i parenti, come racconta Varrone d’un cavallo, che non volendo coprire la madre, vi fu indotto dal Pastore della razza con gli occhi velati, ma disceso & scoperti quelli, fatto certo del fatto, con sì gran rabbia assalì il cavallaro