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244 | discorsi parlamentari. |
mente che mi si potrebbe opporre che queste erano parole ufficiali e diplomatiche, alle quali non si può forse accordare una grande autorità. Io son lieto di aver nelle mani una prova, la quale non potrà essere contestata, vale a dire una lettera che lord Clarendon, ministro degli affari esteri d’Inghilterra, scriveva il 31 gennaio passato al ministro inglese a Torino, nel momento appunto in cui deponeva i sigilli dello Stato, perchè, essendo stato chiamato lord Derby dalla regina, si credeva destinato a ritornare alla vita privata. In simile contingenza l’illustre uomo di Stato che ho dianzi nominato scriveva al ministro inglese a Torino, sir Hudson, una lettera di cui sono autorizzato a leggere lo squarcio seguente:
«Mio caro signore, mi ricorderò sempre con piacere che l’ultimo mio atto in questo uffizio sia stato l’apporre la mia firma alle ratifiche del nostro trattato colla Sardegna: trattato che io credo debba essere di un vantaggio veramente essenziale ad ambi i paesi; al nostro, col fare che un bel corpo di truppe accresca le nostre forze; ed alla Sardegna, coll’innalzarla nella scala delle nazioni e col metterla nella posizione a cui il sovrano, il Parlamento ed il popolo di quel paese hanno acquistato giusto diritto. Potete assicurare il conte di Cavour (mi rincresce di entrare in scena, ma ciò è indispensabile) (Ilarità) che il trattato è popolare in questo paese in tutte le grandi città, direi quasi, nei villaggi stessi; popolare ad un segno di cui egli potrebbe appena farsi idea, in mezzo ad un popolo che generalmente non si interessa gran fatto nelle cose dei paesi stranieri. Esiste però in tutta quanta l’Inghilterra (leggo queste parole di lord Clarendon superando quel ritegno che sento, perchè si tratta della nazione) tanta ammirazione per la saviezza ed il coraggio di cui la Sardegna ha dato prova in difficili circostanze, tanta simpatia (noti il conte di Revel) pei fortunati sforzi fatti per istabilire una libertà razionale (e credo che questi sforzi siano