Pagina:Il crepuscolo degli idoli.djvu/16

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FEDERICO NIETZSCHE

levare gli umili, ma di far sorgere dalla massa dei mediocri l’uomo di genio, l’individuo superiore. È questo l’ultimo scopo che l’Umanità persegue: gli esemplari più perfetti ch’essa produce sono la sua ragion d’essere. E se la produzione del genio, se la nascita di una cultura vuol essere riscattata con della sofferenza, bisogna che il «libero spirito» moderno sappia lui stesso soffrire e lasciar soffrire attorno a sè, per il progresso dello spirito umano.


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Intorno al 1876 si produsse una crisi decisiva nelle idee di Nietzsche come nella sua vita esteriore. Dapprima egli si accorse che per le sue costruzioni filosofiche aveva impiegato dei materiali di cui non aveva abbastanza rigorosamente esperimentato la solidità. Wagner e Schopenhauer, nei quali egli aveva salutato gli educatori dell’umanità futura, gli apparivano a poco a poco sotto un’altra luce. Li aveva presi come alleati nella sua crociata contro l’ottimismo scientifico; ma lentamente ora un’altra questione si fa sempre più pressante: il problema della decadenza. Il mondo moderno non contiene solamente dei sapienti orgogliosi e dei «filistei» soddisfatti, ma è pieno di pessimisti pratici, di scoraggiati, di melanconici stanchi di soffrire, stanchi di vivere, e che aspirano alla morte, al nulla. Ora il pessimismo è bene uno stimolante


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