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FEDERICO NIETZSCHE

no «elimina» il pessimismo come elimina dal suo organismo i veleni, i virus nocivi. Come si vede, per Nietzsche la lotta contro il pessimismo è stata la stessa cosa che la lotta contro la malattia. Il suo organismo psichico conteneva alcuni elementi nocivi dovuti all’influenza di Wagner e di Schopenhauer. Egli ha attraversato una crisi, e siccome in fondo era sano, la sofferenza invece di inclinarlo al pessimismo ha agito su di lui come uno stimolante; a forza di energia egli è riuscito a sbarazzarsi di quel virus, a ritornare alla salute. Questo processo psichico è stato parallelo e identico nella sua essenza, al processo fisico che nello stesso tempo si compiva nel corpo di Nietzsche.

Così vediamo succedersi in lui un periodo di negazione ad oltranza al periodo di affermazione: combatte tutte le tendenze pessimiste che scopre in sè, con la stessa feroce energia che spiega per vincere la malattia. Egli lavora ad eliminare ciò che crede essere un virus malefico. Ed in ragione delle nostre abitudini di spirito, quel lavoro ci appare come un’opera di distruzione. Nietzsche trova infatti un riposto sapore di pessimismo a tutte le idee, a quasi tutte le credenze che han fino ad ora consolato l’umanità.

L’umanità ha sempre creduto ad un Dio, ad un aldilà: Nietzsche scopre che questa credenza implica necessariamente un disprezzo pessimista dell’uomo e della terra; e conclude: «Furono la sofferenza e l’impotenza che crearono l’Aldilà... La fatica che con un salto — con un salto mortale — vuol raggiungere le cose estreme, una povera fatica ignorante che non vuol neanche più volere: è dessa che creò Dio e l’Al-


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