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FEDERICO NIETZSCHE

gli uomini e per le idee ch’egli violentemente combatte.

Prendiamo un particolare esempio. Abbiam visto che Nietzsche si eleva con aspra energia contro la religione della pietà e per bocca di Zarathustra ci ordina di divenire «duri», duri come il diamante, duri come lo scalpello dello scultore, se vogliamo arrivare alla vera grandezza, alla vera virtù. Ora cosa significa psicologicamente in lui codesta teoria? Codesto «egotismo» ha la sua radice in una certa secchezza di cuore, in un aristocratico disprezzo degli umili e dei sofferenti, in un dilettantismo d’artista che rigetta lungi da sè il dolore come inelegante, nella incapacità di compatire la sofferenza altrui, in una negazione insomma, in un «meno»? Sicuramente sarebbe questa la spiegazione più semplice e più naturale e spesso è stata esposta per render conto delle sue idee. Ma tuttavia non è così che Nietzsche spiega il suo caso. Secondo lui non è in virtù di una «mancanza» di pietà, ma in virtù di un «più» di pietà ch’egli è giunto a combattere la religione della sofferenza umana. L’egoista non sa sentire l’altrui sofferenza e le passa vicino indifferente o sdegnoso; il misericordioso sa comprenderla, si sforza di alleviarla e si compiace nella sua pietà; andate più lungi ancora nella stessa direzione e la pietà apparirà non più come una virtù, ma come una tentazione che bisogna respingere, come un pericolo, come lo stesso supremo pericolo, poichè essa uccide il misericordioso.

«Sventura a quelli che amano, dice Nietzsche, se essi hanno un’altezza che sia al disopra della loro pie-


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