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FEDERICO NIETZSCHE

teriori, per crisi intellettuali o sentimentali. S’egli non è un ribelle, non è nemmeno un decadente, un nevrotico. A dispetto delle apparenze, crediamo che non sia affatto paradossale affermare che Nietzsche è in fondo una natura sanissima. Ciò è vero probabilmente anche dal punto di vista fisico: Nietzsche appartiene ad una razza solidamente costituita, in cui la longevità era di regola; e basta averlo visto una volta sola, anche al tempo della sua malattia, con la sua alta e forte statura quadrata, per avere la netta impressione che non ci si trovava dinanzi ad un temperamento esaurito, ad un degenerato fatalmente destinato allo sconvolgimento ed alla follìa, ma al contrario dinanzi ad un organismo primieramente sano e robusto, di cui una causa fortuita — influenza ereditaria, malattia accidentale o cattiva igiene — ha finalmente rovinato l’equilibrio.

Anche dal punto di vista psicologico Nietzsche ci appare come una natura ricca, complessa, raffinata, è vero, ma per niente anormale. Egli è tutt’una volta intellettuale e sensitivo, volontario e passionale, pensatore e sapiente, poeta e musicista. Ma la sua personalità conserva nondimeno sempre una perfetta unità. Non si trova in lui traccia di quella anarchia degli istinti che è uno dei sintomi più caratteristici della degenerescenza. Quasi mai lo si vede in lotta con se stesso. Indubbiamente egli cambia. Durante la sua gioventù perde a poco ai poco la sua fede cristiana; più tardi si distacca dai suoi iniziatori alla vita dello spirito, Wagner e Schopenhauer. Ma queste trasformazioni, se non si compiono senza dolore, si fanno al-


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