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256 Capitolo nono

monio che in figura di leggiadra danzatrice gli offeriva un anello d’oro, fu subito rapito e trascinato in inferno, d’onde non uscì se non per le insistenti preghiere del negromante che l’avea menato a quella festa.

Le formole di evocazione erano molte e strane, alcune lunghissime, quali più, quali meno efficaci, nè tutte si addicevano a tutti i diavoli. La più piccola omissione poteva bastare a renderle inefficaci affatto, se il demonio era svogliato o indispettito. Qui cade in acconcio una osservazione. Abbiam veduto per esempii assai numerosi che il diavolo si presenta volentieri, senza farsi troppo pregare, anche a chi lo chiama così alla buona e nel linguaggio consueto, e che spesso si presenta senza che altri pensi a chiamarlo. Gregorio Magno racconta il caso di un prete, che avendo detto al proprio servo: “Vieni, diavolo, e trammi gli stivali,„ si vide comparire innanzi il diavolo in persona, a cui non pensava in quell’ora. Altre volte il diavolo si mostra pigro e restio, e allora bisogna rinforzare e replicar gli scongiuri, ai quali da ultimo è pur necessario ch’ei ceda, sempre