Pagina:Il diavolo.djvu/408

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400 Capitolo decimoquarto

Sibila, sed retro dependet cauda leonis.
Gambæ subtiles pedibus gestantur ochinis,
Undique sulphureum de corpore mittit odorem.


Baldo e i compagni, vedendo gli scambietti e sberleffi suoi, schiattano dal ridere.

Nè i demonii son sempre torvi e dispettosi; anzi ridono volentieri fra loro, e talvolta eccitano al riso gli uomini, con lazzi e capestrerie da buffoni. Un sant’uomo, ricordato da san Gerolamo, vide un giorno un diavolo che sgangheratamente rideva. Chiestagliene la cagione, quegli rispose che un suo compagno diavolo, il quale stava seduto sullo strascico di una donna, era tombolato per terra nel momento che, dovendo passare un luogo fangoso, la donna s’era tirata su la veste. San Caradoc, essendosi un giorno stancato a lavorare, si tolse la cintura e la tonaca e le gettò in un canto. Venne il diavolo furtivamente e tolse la cintura con la borsa che v’era appesa. Andato il santo per riprenderle, non le trovò, e vide poco lungi il demonio che ruzzava allegramente.