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contener il ribrezzo. Per quanto gli fosse parsa dapprima cosa desiderabile, che un esempio fosse dato nella persona dell’offensore, pure l’esser presente all’esecuzione non entrava nel programma di sir John.

Occupati in questi piacevoli presagi dell’avvenire, il capo della dinastia dei Davenne, e il suo erede, erano giunti in cospetto della povera abitazione del dottor Antonio. Egli stava proprio per uscirne, in disposizioni nulla affatto gradevoli. Antonio era pertanto poco preparato alla calda accoglienza fattagli dall’arcigno forestiere di poche ore prima: il quale adesso, stringendogli cordialmente la mano, fece, mezzo ridendo, le scuse per essere stato tanto poco complimentoso la mattina. Benchè preso piuttosto alla sprovvista, l’Italiano contraccambiò i preliminari di Aubrey con quella cortesia di spirito, che potè richiamare a sè in così breve spazio: e tutti e tre insieme con Antonio in mezzo ritornarono all’osteria ove trovarono il Conte; fra il quale e il giovine Davenne ebbe luogo una formale presentazione. La serata, se non quieta quant’era di solito, trascorse forse non meno gradevole, benchè piuttosto rumorosa. Il capitano Davenne era dell’umore il più comunicativo, e tirava mirabilmente innanzi discorrendo, ridendo molto de’ propri scherzi e de’ suoi racconti, bevendo largamente di quella da lui chiamata limonata, che era realmente tale, con solo una forte infusione di vecchio rum Giammaica. Alcuna delle sue avventure nella caccia della tigre, raccontate con gran vivacità, furono ascoltate con trepida attenzione — traducendole Antonio al Conte, che aveva imparato a un bel circa d’inglese quanto sir John d’italiano. Lucy si ritirò di buon’ora, ma non prima di aver veduto il buon volere e la buona amicizia fra il suo fratello e il suo Dottore ed amico. Speriamo che dorma bene, la povera fanciulla. Battute le dieci, sir John e Antonio si misero a far la partita a scacchi secondo la loro abitudine: la quale, da parte del Baronetto, fu una serie di continui errori, chè egli aveva occupata la mente in altri pensieri.

Quando, verso le otto della mattina seguente, dopo il suo bagno mattinale e una o due ore di riposo, Lucy traversò l’anticamera per uscire, trovò il suo fratello di già installato sul sofà, che sbadigliava violentemente. — «Dove andate?» domanda Aubrey. — «A inaffiare i miei fiori, chè ho qui un bel giardinetto. Venite, andiamolo a vedere.» Aubrey alzò la sua lunga persona, uscì, lo guardò e lo trovò bello. Era fattura di lei il giardino? Oh! no; lo aveva fatto Speranza, la figlia della padrona dell’osteria, una