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principali di quel tempo; la Corte di Napoli, il Re e i suoi Ministri, tutto insieme, e ciascuno alla sua volta davano argomento alle rapide osservazioni, alle idee ingegnose e alle facoltà descrittive di Antonio. Lucy, prima d’ora aveva imparato ad apprezzare quella tranquilla effusione di animo, quei forti affetti di lui, e quella felice combinazione di ragione, di sensibilità e di buon umore, da cui era fatto tanto originale il conversare, e così piacevole la sua compagnia. Ora poi, innanzi a lei, egli metteva a nudo i tesori del proprio cuore, e iniziandola a tutti i misteri della sua anima ardente, e facendola depositaria delle sue speranze, de’ suoi timori, de’ suoi disinganni.

Le raccontava come una rottura era avvenuta nel Ministero, nel punto stesso che immaginavasi di veder rimosse tutte le difficoltà, onde gli era impedito lo scopo dell’intrapresa missione; e come proprio l’individuo su cui egli contava aveva lasciato il portafogli, e come conveniva riconquistare il terreno creduto già guadagnato. Sfiduciato, ma pur perseverante, egli rinnovava di sforzi; quando appunto giungeva la notizia avere il Parlamento siciliano deposto il Re, ed escluso dal trono qualunque della sua razza. Antonio allora avrebbe voluto tornar in patria a dividerne la sorte, ma il Re stesso lo sollecitò a rimanere. Malgrado gli attuali avvenimenti, Sua Maestà professava le più liberali e concilianti intenzioni rispetto ai Siciliani; però proponevasi spedir loro tali condizioni da un giorno all’altro, che ne sarebbero maravigliati; e Antonio doveva esserne il portatore. Ma quel giorno non veniva mai. — «Credo che si lusinghi corrompermi,» osservava Antonio. «Egli ha accennato più di una volta al suo desiderio di avere un medico del mio merito permanente presso la sua persona; ma non basta gittarmi la polvere negli occhi. C’è qualcosa di contorto in lui — di bieco nella sua guardatura e ne’ suoi modi; ha una certa sua maniera sonnecchiosa, e di tratto in tratto una luce sinistra negli occhi, che mi rammenta un gatto in atto di guatare un sorcio. M’inganno di molto, o costui un qualche giorno ci fa impiccare tutti quanti!»

Lucy non voleva sentire quelle predizioni, e chiuse molto efficacemente la bocca al Dottore ponendogli la mano sopra le labbra. Trovavasi mortificata, diceva, vedendolo dare accesso a siffatti pregiudizi. — «Bene, bene,» egli soleva risponderle sorridendo; e più di una volta essendo Antonio tornato su questo argomento, finiva sempre con un «vedremo.» Se liberamente bensì faceva le sue osservazioni