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figlia; e immediatamente ordinò alla Hutchins di portar via tutto quell’ingombro, e badar bene ch’egli non ne vedesse mai più di simili in alcuna delle camere. Aspettò finchè vide il suo comando eseguito; e poi con disposizione d’animo non troppo caritatevole, prese la candela e si ritirò alla sua camera.

Lo scoramento che provava Lucy di non potere muoversi l’indomani, lo stato di completa prostrazione nel quale l’aveva lasciata, costrinsero sir John, rimasto solo, a ripensare con tristi presagi tanto all’allarmante dichiarazione del dottor Antonio, quanto all’impossibilità di traslocare sua figlia. Com’ei ci pensava, la ferma risoluzione sin allora nutrita di non badare a quella dichiarazione, cominciava a vacillare. Evidentemente accadeva una reazione nella mente di sir John. Per la prima volta da che era entrato nell’osteria, ei sentiva come la terribile sentenza dei «quaranta giorni» in quel deserto, potesse aver effetto: supposizione, è vero, appena fatta, rivocata, anzi annientata da una restrizione mentale in questo senso: che volontà e danaro per eseguir tal voglia, non potevano in fin dei conti non riuscire a vincere ogni difficoltà. Se una materassa si ponesse attraverso i sedili della carrozza, e i cavalli si facessero andare al passo, perchè Lucy non vi avrebbe a star sicura e comoda come sul letto? Eccellente idea, certamente; ma v’erano ancora dei «ma» per via. Ahimè! per quanto facesse per non vedere la realtà, la dura realtà si presentava gigante innanzi all’infelice Baronetto.

In mezzo a questa lotta di pensieri, si preparò a mettersi in letto con un gran sospiro; un sospiro non causato solo dall’aspetto del misero giaciglio e dalla prospettiva di una notte incomoda; ma vecchie reminiscenze risvegliavano altre ragioni d’inquietudini nella mente del Baronetto. L’essere in terra straniera, in mezzo agli estranei, senza la vicinanza di alcun compatriotto, era già di per sè bastante; ma il ritrovarsi in mezzo agli Italiani, era più che bastante a cagionare ed autorizzare ogni sorta di timori. V’era in una cellula del suo cervello una tappezzeria di nozioni intorno all’Italia: nelle quali, stiletti, banditi e vendetta, figuravano accanto ad osterie solitarie, a casupole sulla marina; dove i viaggiatori venivano attirati, assassinati e spogliati. «Paese diabolicamente spiacevole!» esclamò sospirando sir John; «e dove i vostri dottori di campagna hanno davvero una faccia come Rinaldo Rinaldini.»

Le campane delle chiese di Bordighera che suonavano il Deprofundis, un’ora di notte; le voci dei pescatori che si chiamavano l’un con l’altro in distanza; lo stesso mug-