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Lodoletta che venne a « intervistarmi » per il Foglietto. Invano, per commuovermi, per tirarmi a parlare mi portò una copia del suo giornale di due anni avanti, con la mia necrologia. Gli dissi che la sapevo a memoria, perchè all’Inferno Il Foglietto era molto diffuso.

— Eh, altro! Grazie caro! Anche della lapide... Andrò a vederla, sai?

Rinunzio a trascrivere il suo nuovo pezzo forte della domenica seguente che recava a grosse lettere il titolo: Mattia Pascal è vivo!

Tra i pochi che non vollero farsi vedere, oltre ai miei creditori, fu Batta Malagna, che pure — mi dissero — aveva due anni avanti mostrato una gran pena per il mio barbaro suicidio. Ci credo. Tanta pena allora, sapendomi sparito per sempre, quanto dispiacere adesso, sapendomi ritornato alla vita. Vedo il perchè di quella e di questo.

E Oliva? L’ho incontrata per via, qualche domenica, all’uscita della messa, col suo bambino di cinque anni per mano, florido e bello come lei: — mio figlio! Ella mi ha guardato con occhi affettuosi e ridenti, che m’han detto in un baleno tante cose...

Basta. Io ora vivo in pace, insieme con la mia vecchia zia Scolastica, che mi ha voluto offrir ricetto in casa sua. La mia bislacca avventura m’ha rialzato d’un tratto nella stima di lei. Dormo nello stesso letto in cui morì la povera mamma mia, e passo gran parte del giorno qua, in biblioteca, in compagnia di don Eligio, che è ancora ben lontano dal dare assetto e ordine ai vecchi libri polverosi.

Ho messo circa sei mesi a scrivere questa