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— Non dubitare, — gli risposi. — La lascio a te, che diamine!
E il giorno dopo, con la scusa d’una cambiale, di cui per combinazione quella mattina stessa avevo saputo dalla mamma la scadenza in giornata, andai a scovar Malagna in casa della vedova Pescatore.
Avevo corso apposta, e mi precipitai dentro tutto accaldato e in sudore.
— Malagna, la cambiale!
Se già non avessi saputo ch’egli non aveva la coscienza pulita, me ne sarei accorto senza dubbio quel giorno vedendolo balzare in piedi pallido, scontraffatto, balbettando:
— Che... che cam..., che cambiale?
— La cambiale così e così, che scade oggi... Mi manda la mamma, che n’è tanto impensierita!
Batta Malagna cadde a sedere, esalando in un ah interminabile tutto lo spavento che per un istante lo aveva oppresso.
— Ma fatto!... tutto fatto!... Per bacco, che soprassalto... L’ho rinnovata, eh? a tre mesi, pagando i frutti, s’intende. Ti sei davvero fatta codesta corsa per così poco?
E rise, rise, facendo sobbalzare il pancione; m’invitò a sedere; mi presentò alle donne.
— Mattia Pascal. Marianna Dondi, vedova Pescatore, mia cugina. Romilda, mia nipote.
Volle che, per rassettarmi dalla corsa, bevessi qualcosa.
— Romilda, se non ti dispiace...
Come se fosse a casa sua.
Romilda si alzò, guardando la madre, per consigliarsi con gli occhi di lei, e poco dopo, non ostanti le mie proteste, tornò con un pic-