Pagina:Il libro dei versi (1902).djvu/59

Da Wikisource.

GEORG PFECHER 47

E un’avida cuccagna
Di genii e di calcagna
Avea sconvolto il fondo
Del lutulento mondo.

Fieri, ispirati, intrepidi,
Ravvolti in saio nero,
Già si vedean gli apostoli
Di Storck e di Lutero,
S’udian maledizioni,
Bestemmie ed orazioni
Di cupi anabatisti,
Di papi e d’anticristi.

Bajardo, quel fantastico
Guerrier senza paura,
Già la superba epigrafe
Scrivea sull’armadura;
Sghignazzava Aretino
Fra putte allegre e vino
E Kopernico intento
Frugava il firmamento.

E tu? povero monaco,
Di te fama non suona;
Passasti sotto i gotici
Tetti di Ratisbona